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    De Rossi: “Giocatori meravigliosi, hanno avuto lo spirito da Derby per 90 minuti”


    La Roma torna a vincere il Derby! Ecco cosa ha detto mister De Rossi dopo il successo giallorosso!

    È più bello vincere un Derby da giocatore o da allenatore?

    “È tanto bello sempre. Forse, da allenatore è un po’ diverso, perché sai che la sconfitta cade sempre sugli allenatori. Era da un periodo lungo che la Roma non riusciva a trovare questa vittoria nel Derby, sentivamo una pressione, un’attesa incredibile, rispetto a questa partita: quella dei tempi migliori, quando magari giocavamo per qualcosa di più alto. 

    Sono tanto felice. Forse, da allenatore c’è ancora più tensione emotiva in partita. Io giocavo, correvo, mi distraevo, mentre da tecnico stai fermo: gli ultimi minuti sono stati tosti da sopportare. Ho chiesto al quarto uomo se si fosse rotto il tabellone, perché il tempo non passava mai, eravamo sempre al 77’ (il mister ride, ndr). È andata bene, sono tanto, tanto felice”.

    Ora possiamo parlare apertamente delle emozioni incredibili che hai provato: siete anche tornati sotto la Curva a festeggiare.

    “No, io ero andato dentro. Loro sono ripartiti. Quando si vince un derby, si va sotto la Curva, si esce, poi si rientra… si fa un po’ di cinema, che è anche sano in queste partite. Io non ero andato sotto la Curva, ma loro mi hanno quasi ‘obbligato’, preso di peso: ho dovuto accettare. 

    Ma penso che quello sia il loro momento. Devono viverlo loro, in mezzo ai tifosi che ci hanno sostenuto – almeno da quando sono arrivato io – sempre, sempre, sempre. In continuazione.

    Mi sono goduto anche io qualche abbraccio con i tifosi, che non è mai poco”.

    Oggi c’è stato uno spirito, una voglia di sacrificarsi importante da parte di tutti, come sulle seconde palle, una cosa che era un po’ mancata a Lecce.

    “A Lecce era un po’ mancata perché l’allenatore deve migliore. Perché se fai una partita così, vuol dire che mentalmente questa squadra devo ancora migliorare tantissimo.  

    Durante la partita vedevo queste scene qui (DAZN mostra dei recuperi palla, ndr), e mi arrabbiavo, perché non ho trasmesso la stessa carica di questo Derby ai giocatori lunedì scorso (a Lecce, ndr), ed era una partita molto importante. la stessa rabbia. 

    Noi dobbiamo essere sempre questi. Poi, è chiaro che il Derby ti tira fuori quel centimetro in più, quella scivolata in più. È stato bello, a fine primo tempo li ho ringraziati e ho detto loro che negli altri 45 minuti saremmo dovuti andare a prenderci il Derby. L’atteggiamento non deve mai mancare. 

    Il primo tempo è stato giocato molto bene, ma l’atteggiamento è durato 90 minuti: sono stati tutti meravigliosi, per lo spirito da Derby. Che poi per me, per come vedo il calcio, non dovrebbe essere tanto distante dallo spirito di Lecce-Roma”.

    Una volta che ha avuto Abraham a disposizione, l’ha buttato subito dentro.

    “Avevo bisogno di quei due cavalli lì davanti, che andassero a duemila, che ripiegassero a centrocampo. Chi entra in un derby è sempre carico: Tammy è rientrato in un Derby dopo nove mesi di calvario. Lui che il primo giorno ha iniziato a dirmi ‘I can’t wait’ (‘Non vedo l’ora’, ndr) e il secondo giorno me lo ha ripetuto. Mi sono detto: questo non vede l’ora di giocare, buttiamolo dentro, leviamogli il guinzaglio. E infatti ha iniziato a correre dietro a tutti, è stato fantastico.

    Ovviamente, è poco più di due settimane che si allena con noi. Ci vorrà del tempo per vedere il vero Tammy”.

    Forse, è arrivato il momento in cui ti prendi dei meriti. Sei stato in grado di dare una tranquillità, linee di gioco, idee, qualità diverse. Quali meriti ti dai?

    “Mi conosci bene, io odio i finti umili, che danno sempre i meriti agli altri, perché poi sono quelli che pensano di essere i più bravi di tutti.

    Questa opportunità mi è cascata dal cielo. Quando l’ho colta, qualcuno mi ha detto: ‘Sei stato coraggioso’. Ma è un’occasione enorme quella di andare a lavorare alla Roma, e lascia stare l’aspetto emotivo che mi porto dietro, l’amore che ho per questa squadra, per questa famiglia. Io alleno giocatori forti, e quindi ogni tanto nascondono sotto al tappeto qualche mia pecca dovuta all’inesperienza, che sicuramente ci sarà. 

    Il merito c’è, perché noi ci alleniamo seriamente, tante cose le facciamo bene. Io ho cercato di migliorare quello che mi sembrava che potesse essere migliorabile. C’è tuttora qualcosa da migliorare. 

    Sai, quando arrivi fai una specie di inventario, e ti dici: ok, la grinta ce l’hanno, la fase difensiva la fanno bene. Ho puntato su qualcosa che potenzialmente, a mio avviso, potevano fare un po’ meglio. E non perché lo facessero male, ma perché ogni allenatore ha le sue richieste. 

    Nell’arco di queste undici partite si sono visti dei risultati buoni. Purtroppo, si sono viste anche delle gare meno buone: l’ultima è stata brutta e quindi dobbiamo lavorare ancora su questo. L’inventario non finisce mai. Ogni settimana lo fai e vedi quello che manca”.

    Hai l’impressione di essere arrivato al punto successivo, ossia che vieni giudicato solo per il lavoro sul campo?

    “Sì. Ho allenato in Serie B, anche se poco tempo, e ogni intervista iniziava con ‘l’ex campione del mondo’: si parlava solo dell’ex calciatore, e forse anche i risultati che ho ottenuto non aiutavano a parlare di altro. 

    Qui ho trovato una squadra forte, che mi sta facendo diventare famoso – ogni tanto glielo dico – e non mi stanco, non voglio smettere adesso. C’è ancora tantissimo da fare. 

    Dopo la partita di Lecce, ho visto come è stata letta dalla critica romana. Quindi, so che non è finito niente. Già dalla prossima partita in cui inciamperemo, ci saranno ripercussioni e non mi perdoneranno niente. Ma da una parte, mi sento felice. Non voglio essere coccolato, protetto, perché sono stato qui una vita. voglio essere trattato da allenatore vero”.

    Da Capitan Futuro ad Allenatore Futuro.

    “Adesso direi mister presente, perché più presente di così, specie dopo stasera, non mi ero mai sentito. Ero uscito dal giro Roma, venivo allo Stadio, facevo il tifoso ogni tanto, ma non ero dentro le dinamiche, non facevo interviste, non andavo alle ospitate: ero un po’ di fuori, sempre sostenendo i giocatori che conoscevo, venendo allo Stadio a fare il tifo con i miei amici. Una volta, anche mascherato.

    E rientrare mi ha fatto effetto, ma ogni domenica c’è una botta di adrenalina, di emozioni, gigantesca, nuova. Questo era uno dei dubbi che avevo: come vivrò il Derby? L’ho vissuto abbastanza serenamente, ma con un picco di emozioni finali che porterò sempre con me. Al futuro non penso, penso solo al presente, perché ogni tanto ci vuole anche fermarsi, buttarsi sul divano con birra e patatine e godersela”. 

    Quindi stasera lo farà, prima della partita con il Milan?

    “Sì. Ho il mio staff che mi proibisce di guardare le squadre che incontreremo la volta dopo. C’è questo patto, e finora ha funzionato. Ma il Milan lo conosco, lo abbiamo visto mille volte. Lo prepariamo già da stasera, come analizzeremo questa partita. Però, in modo un po’ più leggero, più rilassato”.