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Giorgio Rossi racconta la Roma in un'intervista del 2007


Le memorie giallorosse di Giorgio Rossi in un’intervista del 2007 pubblicata sul quotidiano Il Romanista, a firma Tonino Cagnucci.

Lo storico massaggiatore, per 55 anni al servizio della Roma, fu intervistato in occasione della ricorrenza degli 80 anni di vita del Club.

Oggi, a distanza di 4 anni dalla sua scomparsa, lo ricordiamo ripercorrendo le sue parole, piene di sentimento e di aneddoti preziosi. La storia della Roma raccontata da un pezzo di storia.

Ecco i passaggi salienti della lunga chiacchierata.


Alcuni dei “ragazzi”

“Falcao è stata la mossa geniale della storia della Roma, ci faceva camminare tutti perché lui stava sempre al posto giusto. Falcao è Falcao, non è in discussione. Bruno Conti? Un pezzo di cuore. A Manfredonia, il giorno che Lionello si sentì male, prima della partita a Bologna gli disse: “Sei pallido, oggi. Sei proprio dei Parioli”.

“Io invece no, sono colorito perché vengo da Nettuno. Invece gli si fermò il cuore, poi, a Manfredonia. Gli feci il pronto soccorso, riuscì ad aprirgli i denti, li aveva serrati, come un trisma. Glieli aprii con delle forbici. Da dopo Manfredonia c'è il Pronto Soccorso attivo negli stadi”.

“Roberto Pruzzo era eccezionale. Brontolone sì, e tanto, tantissimo, spilorcio no. Avevamo un contratto, una tassa fissa che mi pagava: ogni gol che faceva mi dava 50.000 lire. Una volta m'ha sganciato un assegno da un milione. Io sono legato a tanti giocatori…”.


Liedholm

“Liedholm, che aveva sempre il cappelletto portafortuna regalatogli da Perinetti, quello col pon-pon alla fine, si portava la bottiglia dell'acqua santa di un santuario vicino Roma. Successe che una volta ci cadde per terra, si ruppe, la riempimmo con acqua fresca e le maglie furono benedette con quest'acqua del rubinetto.

“Mi ricordo sempre che i giocatori quando si mettevano la divisa dicevano sempre: "Ma come mai è così umida?". “È l'umidità del pulmino", dicevamo. Non l'hanno mai saputo”.


Capello e gli altri

“Capello era quello che si faceva sentire di più nell’intervallo delle partite. Dopo invece si danno pacche, si ringrazia o si discute, nell'intervallo io non dico una parola. Eppoi Scopigno il filosofo, Boskov, Ottavio Bianchi, Pugliese, Masetti che è stato il primo quando sono arrivato nelle giovanili e il secondo di Pugliese. Li ricordo tutti con affetto e riconoscenza, ho lavorato sempre bene con tutti”.

“Mazzone che appena arrivò mi disse: "Aho! tanto lo so che c'hai i cocchetti tua, me raccomando falli riga' dritto e digli che il mister vede e sa tutto pure se non è vero". Eppoi Giagnoni. Prima di fare la foto di gruppo, mi disse una cosa preziosa: "Io mi metto a destra così se mi mandano via la foto si può tagliare". È una cosa che m'è rimasta, era di una umanità grandissima”.


30 maggio 1984

“Strukelij magari avrebbe segnato, non si saprà mai… Stava per andare a tirare, ma era troppo giovane… A Roma c'era la festa. Dopo, lo spogliatoio distrutto. Io conservo una foto con Bruno Conti e Falcao, stavano nella vasca e non dicevano una parola. Nessuno parlava”.

“Nessuno ha parlato per tutto il tempo dopo. Solo Agostino si arrabbiò, non mi ricordo con chi, ma si arrabbiò moltissimo. Non dovevamo perdere. Quella notte io mi ricordo Agostino arrabbiato. Dicono Roma-Lecce, non c'è confronto…. Agostino era il capitano, l'unico che piegava i calzini a fine partita...”.


Viola e Sensi

“Dino Viola, il Presidente: non solo controllava le luci, quello che le spegneva per ultimo a Trigoria… è quello che hanno sempre scritto per farlo capire, no? Ma Dino Viola per me era quello che guardava le piante, controllava se gli alberi crescevano bene, altrimenti non avrebbe pagato i giardinieri. C'era la Signora Flora a Trigoria. Ho una dedica di Viola, di riconoscenza per il lavoro…”.

“Franco Sensi è eccezionale. Io lo ringrazio perché anche lui mi ha fatto lavorare con la Roma”.


La Roma

"Io non c'ho mai pensato a lasciare la Roma. Come ti spiego? Hai visto quando non l'immagini? Mai, perché ormai era entrata, come si può dire... quando una cosa ti entra nel sangue. Che cosa le regalerei? La Coppa dei Campioni. Ci siamo andati così vicino...".