Sono stati tanti i momenti emozionanti della stagione appena conclusa (trionfalmente). Ne abbiamo individuati cinque. Quello che vi raccontiamo oggi è l'ultimo. Il più importante.
Sono parecchie le immagini iconiche della conquista della UEFA Europa Conference League che si tramanderanno nel tempo: il gol di Zaniolo al Feyenoord, le seiceventosettemila meravigliose foto di esultanze di tutti - squadra, tifosi, dirigenti - nella notte del trionfo europeo, a Tirana e all'Olimpico.
Oppure il capitano che alza la Coppa di fronte al Colosseo, apice della festa del 26 maggio.
Certo. Sono foto splendide. Sono custodite oggi dai nostri smartphone, sono sfondi dei nostri Pc, saranno poster, saranno calendari.
Ma se ne dovessimo sceglierne una, una sola, se dovessimo spiegare cosa ha rappresentato la vittoria del secondo trofeo europeo della nostra Storia, a 61 anni dalla Coppa delle Fiere e a 31 dalla finale di Coppa Uefa con l'Inter, noi sceglieremmo un murale.
Questo:
Il murale di Laika spiega cos'è la Roma, spiega che quella Roma che il 30 maggio 1984 è andata a tanto così dalla Coppa dei Campioni è la stessa Roma che una Coppa l'ha sollevata 38 anni dopo. Perché passano tutti, passano anche i capitani, ma la Roma resta quel sentimento provato in anni difficili e in episodi felici.
Sospinta dal vento dell'amore dei propri tifosi, la Roma di Tirana e dell'Olimpico è entrata in porto col vessillo.
Quel vessillo issato da Agostino Di Bartolomei l'8 maggio 1983.
Quel vessillo che Lorenzo Pellegrini ha sventolato il 25 maggio 2022.
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