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Visti dall'avversario: Torino


L'intervista a Piero Vietti, responsabile dell'inserto sportivo de "Il Foglio" e cuore granata, in vista di Roma-Torino

"Cosa sta succedendo al Torino? Bella domanda...". Piero Vietti, 39 anni, è responsabile dell’inserto sportivo de “Il Foglio”. Nel suo petto batte un (sofferente) cuore granata. Il Torino è reduce dalla sconfitta interna con l'Udinese. La settima in undici partite di campionato.

Lo abbiamo intervistato in vista della sfida con la Roma, giovedì alle 20:45 allo Stadio Olimpico.

Quali sono i problemi di questo Torino?

"Difficile dirlo. Alla base c'è una società poco presente, che da qualche anno non azzecca il mercato. Giampaolo ce la sta mettendo tutta, ma forse non era l'allenatore giusto in questo momento. Veniva da un fallimento con il Milan e in queste prime giornate appare confuso: è partito con un modulo, poi è tornato a quello vecchio. Non è stato accontentato sul mercato, d'accordo, ma non è riuscito a dare quel colpo di frusta che sarebbe servito".

"Poi ci sono le responsabilità della squadra. La rosa non è all'altezza per numero di calciatori: bastano un paio di casi di Covid e non sai chi far giocare a centrocampo. Diversi elementi sono nella parabola discendente della propria carriera. Penso a Rincon e ad Ansaldi. Qualche altro calciatore, infine, sembra essere al Torino, ma vorrebbe trovarsi altrove".

C'è un episodio chiave che marca in negativo la storia recente del club?

"Sì. È il famoso playoff di Europa League, perso con il Wolverhampton ad agosto 2019, quando scoppiò il caso NKoulou (il suo rinnovo agitò gli animi, tanto da far finire il difensore fuori rosa, ndr). Da allora il Torino ha perso carattere, identità, grinta. Resiste il suo capitano, Belotti, ma da solo non basta".

Visto lo stato di forma di questa Roma, pensa che il Torino adotterà qualche precauzione tattica?

"Ormai Giampaolo si è convinto a giocare con la difesa a 3, che poi diventa a 5 perché, oltre a Belotti, l'unica altra nota positiva di questa stagione è Singo. Che da esterno in un 3-5-2 si trova meglio. Quindi, non credo che ci saranno dei cambiamenti tattici. Non è la filosofia di Giampaolo, ma secondo me giovedì contro la Roma bisognerebbe pensare soprattutto a non prenderle. Io vedo una tale confusione che è difficile fare previsione sull'atteggiamento mentale e sul modulo del Torino".

A questo punto è quasi superflua la domanda sul calciatore più importante per questo Torino.

"Ovviamente, Belotti".

E qual è, invece, il giocatore della Roma che lei teme di più?

"Fare il nome di Dzeko sarebbe scontato. Personalmente, ho un debole per Mkhitaryan. Sta attraversando un periodo di forma strepitoso e mi fa oggettivamente paura".

Qual è il suo pronostico per la sfida?

"Mi volete proprio male, eh? Se dovessi dare retta solo alla ragione, prevederei una vittoria agevole della Roma. Se devo credere a quello che mi suggerisce il cuore da quando tifo Torino, spero in un pareggio. O quantomeno in una botta d'orgoglio".