Ecco le sue parole nel corso dell'intervista
Per iniziare: com’è stato segnare il primo gol in giallorosso?
“È stata una bellissima sensazione. Prima di quella partita avevo avuto diverse occasioni. Al termine di diverse partite ho pensato che avrei potuto segnare. Poi ho sfruttato una semplice occasione che mi si è presentata. Spero di poter continuare a contribuire anche in fase offensiva, segnare gol è importante ed è importante aiutare i ragazzi là davanti”.
Sapevi di essere il primo giocatore inglese a segnare un gol con la maglia della Roma? Per te è importante il fatto di essere entrato a far parte della storia del club?
“A essere sincero, non ne ero a conoscenza prima, l’ho scoperto dopo, parlando del gol. È bello essere entrato in qualche modo nella storia del club e spero che il mio nome possa essere scritto anche in altre pagine di storia in futuro, perché è fantastico poter lasciare il segno con la maglia di un club così importante”.
Passiamo alle domande dei tifosi. Partiamo con una domanda semplice da parte di Ale. Ti chiede come sta andando con l’italiano. Stai imparando la lingua?
“Sì, sto cercando di impalarlo, faccio esercizio tutti i giorni. Spero di poter rilasciare un’intervista in italiano prima della fine della stagione. Questo è il mio obiettivo al momento. Sto cercando di imparare il più velocemente possibile, anche se dipende dalle giornate. Non è sempre facile. So che se riesco a essere continuo riuscirò a migliorare. E mi piace, perché ho sempre desiderato riuscire a parlare un’altra lingua. Quando sei In Inghilterra magari resta un semplice desiderio, ma ora sono qui, quindi è il momento perfetto. Poi Claudio (il traduttore del Club, ndr) è qui tutti i giorni, quindi…stiamo cercando di farmi migliorare il più rapidamente possibile”.
Leonardo chiede se hai imparato un po’ di “gergo” in italiano. Immagino quando sei in campo…
“Sì, qualche parola. È come in Inghilterra, impari subito qualcosa. Diciamo che sto imparando un’ampia gamma di termini in italiano”.
Valeria chiede se hai avuto la possibilità di visitare un po’ la città. Cosa ti ha colpito in particolare della città? Se sei riuscito a girare un po’…
“Sì. Ieri sono andato al Vaticano, assieme alla mia famiglia e alcuni amici. Abbiamo trascorso il fine settimana in centro, siamo stati alla Fontana di Trevi… Ci sono moltissime cose che vorrei vedere. Per fortuna riesco a ritagliarmi dei momenti liberi nel fine settimana per vedere un paio di cose. Ieri abbiamo cercato di vedere il più possibile. Fra poco ci saranno le vacanze di Natale, ma comunque spero di riuscire a vedere tutto nel corso della stagione. La cosa bella è che sia il centro che il mare sono molto vicini…è bello poter vedere le diverse facce di Roma”.
Il cambiamento è stato più semplice di quanto pensavi? Come stanno andando le cose rispetto a quello che ti eri aspettato?
“Il processo di transizione è stato abbastanza semplice. Sapevo di venire a giocare in un club importante e che sarei stato accolto al meglio. Ovviamente per me è tutto nuovo, venendo dall’Inghilterra. Arrivare in un paese nuovo ti entusiasma ma al tempo stesso non sai cosa aspettarti. Ma sono stato subito accolto benissimo, ho ricevuto affetto sin dalla prima partita e lo ricevo anche girando per Roma. Anche la mia famiglia si è ambientata bene. Non avrei potuto chiedere di meglio per me e la mia famiglia”.
Parlando di campo, Harry chiede qual è la differenza principale tra la Premier League e la Seria A.
“Da difensore direi il fatto che molte squadre giocano con due attaccanti. Quindi da difensori centrali spesso dobbiamo lavorare di più rispetto a quanto facevo in Inghilterra, perché in Premier League spesso devi affrontare un solo attaccante e quindi ti copri a vicenda. Qui, invece, devi prendere molti accorgimenti tattici, devi capire cosa possono fare i due attaccanti avversari. Ma questa sfida mi piace, è la sfida più intrigante. E mi piace dover affrontare diversi tipi di attaccanti. Penso di riuscire a dare il meglio in questo tipo di sfida”.
In Premier League conoscevi bene gli attaccanti avversari, avendoli affrontate molte volte. Qui magari li conosci meno, devi studiarli di più guardando più video? Come ti prepari?
“Sì, assieme alla squadra studiamo gli avversari durante le riunioni. Poi assieme allo staff tecnico analizzo i principali giocatori avversari, i giocatori che mi troverò ad affrontare in partita. Ma non lavoriamo solamente sull’altra squadra. Io non ero presente durante la preparazione in estate, quindi io e lo staff lavoriamo anche sul modo di stare in campo, in fase difensiva, offensiva, sulle posizioni da tenere…Ricevo tutte queste informazioni per potermi mettere in pari con i compagni. Loro ovviamente hanno avuto tutta la preparazione estiva per assorbire le idee dell’allenatore. Ma sono contento di poter imparare e di rendere in campo. Questa è la cosa più importante”.
Fiammetta chiede se hai notato della differenza tra il modo di arbitrare in Serie A e quello della Premier League.
“Dipende sempre da che arbitro trovi. Magari in Inghilterra viene concesso di più il vantaggio, magari si dà qualche cartellino in più invece di spezzettare il gioco. Ma c’è coerenza in ogni partita, così uno sa cosa aspettarsi sin dall’inizio. Penso che qui ci siano più falli tattici e che l’arbitro tenda a fermare il gioco quasi subito”.
Jane ti saluta e ti fa i complimenti per la scelta di voler imparare una nuova lingua e una nuova cultura. Non è realmente una domanda ma è qualcosa di comune per te, magari su Twitter o sui social in generale, sentire questo affetto da parte delle persone e ricevere dei complimenti per le scelte che fai?
“Sì, ho ricevuto belle parole dall’Inghilterra, dall’Italia, da tutto il mondo. Ovviamente sarebbe stato più semplice rimanere nella mia comfort zone piuttosto che accettare una nuova sfida e cercare di avere un impatto sin da subito. È quello che sto cercando di fare. Sebbene magari all’inizio potessi essere un po’ ansioso…avrei voluto farlo prima, questo sì. Penso che quando uno poi si trova a vivere questo tipo di cambiamento, pensa che avrebbe potuto farlo prima”.
Abdullah è un aspirante calciatore di 20 anni e ti chiede qualche consiglio su cosa dovrebbe fare per avere la possibilità di giocare al più alto livello possibile. Cosa consiglieresti ai giocatori più giovani dal punto di vista dell’allenamento, del rispetto verso l’allenatori…
“Credo che il consiglio migliore che potrei dare sia quello di divertirsi. Quando inizi a metterti troppa pressione, come nel caso di un provino per una squadra importante o di una partita importante…devi essere in grado di tirare fuori il meglio, ma anche di rilassarti, di stare tranquillo. Bisogna lavorare duramente e magari allenarsi di più. Quando avevo 17, 19 anni non giocavo a tempo pieno e mi fermavo di più dopo gli allenamenti. Ma lo fa anche chi gioca in grandi club da quando ha sei anni. Bisogna lavorare sui propri punti deboli, che siano i lanci oppure il gioco aereo…Credo sia importante fermarsi quei dieci minuti al termine dell’allenamento, ti può dare quel piccolo vantaggio in uno sport altamente competitivo”.
Simone chiede quali erano i tuoi giocatori di riferimento quando eri ragazzo.
“Quando ero ragazzo…a dire il vero guardavo più agli attaccanti, a chi segnava i gol. Ce n’erano molti…Poi quando ho iniziato a fare il difensore, mi ispiravo a giocatori come Rio Ferdinand e Tony Adams prima di lui. Centrali di personalità, dentro e fuori dal campo. Io ho lavorato con Rio, quindi lo conosco. Giocatori dotati di carisma, di leadership, che si fanno sentire. Questo è il tipo di giocatori a cui mi ispiro”.
Non hai citato Maldini!
“Lui è un’altra leggenda di questo sport. L’Italia, dove ci sono stati così tanti difensori forti, non solo a livello italiano, ma mondiale, è per me il luogo ideale per affinare le mie capacità e migliorare”.
Questa è una domanda in qualche modo collegata. Chi è il tuo difensore preferito di sempre?
“È una domanda difficile. Potrei dire Maldini e altri giocatori di altri paesi che sono stati tra i migliori. Ma avendo lavorato assieme a Ferdinand e a Vidic nei loro anni migliori, non posso che avere un grandissimo rispetto per come si comportano dentro e fuori dal campo. Sapevi già che anche durante le partitelle sarebbero stati aggressivi, si arrabbiavano se perdevano un pallone o se la squadra perdeva un pallone. Sì, penso che siano due dei migliori. Anche se forse il mio preferito in assoluto è Paul Scholes”.
Davvero?
“Anche prima di passare allo United, lo vedevo giocare con la maglia dell’Inghilterra. Poi ho avuto la fortuna di giocare con lui. SI trattava semplicemente, per noi difensori, di recuperare palla e poi darla a lui. E poi lo vedevi lanciare il pallone…Sembrava tutto semplice per lui. È qualcuno che ho sempre ammirato, ma poi ho avuto la fortuna di giocarci insieme prima che si ritirasse. È stato un sogno per me”.
La prossima domanda è: qual è il tuo piatto italiano preferito?
“Mi è sempre piaciuta la carbonara. Ovviamente prima di diventare vegano. Ma anche ora mangio delle carbonare eccezionali. Sono contento di essere in un posto in cui posso mangiare la carbonara quando ne ho voglia”.
I preparatori atletici e lo staff medico ti consentono di mangiarla?
“Sì, soprattutto se giochiamo molto spesso. Mangiare un piatto di pasta al momento giusto è importante per il recupero. Non tutti i giorni, ma quando ti alleni duramente hai bisogno di mangiare pasta, riso, di assumere carboidrati. Loro sanno quando possiamo e non possiamo mangiare determinati piatti”.
Abbiamo ricevuto diverse domande sul tuo essere vegano. So che te ne sono state fatte molte da quando sei qui. In generale, le persone ti chiedono in che modo il club ti aiuta, dandoti una dieta vegana da seguire, se i tuoi compagni hanno mostrato interesse a riguardo…
“Ovviamente quando sono arrivato, una delle prime cose di cui ho parlato con il nutrizionista e con lo staff è stata la mia dieta vegana. Ci siamo seduti e abbiamo creato insieme la mia dieta, loro erano già preparati da questo punto di vista. Sono stato felice della disponibilità che hanno mostrato. Venendo da un altro paese…chiaramente in Inghilterra avevo già la mia dieta, ma qui alla Roma è stato davvero facile. Mi hanno fatto alcune domande, chiesto cosa mangiavo. È stato molto semplice, anche in termini di trasferte, pasti in hotel…I miei compagni di squadra si sono dimostrati molto aperti, mi hanno fatto molte domande. Solitamente il cuoco mi porta il piatto, mentre gli altri mangiano al buffet. Ho visto che con il tempo alcuni dei miei compagni hanno iniziato a mangiare le mie stesse cose, per provare. Alcuni di loro hanno visto The Game Changers, non so se l’hai visto, e io sono stato sommerso di domande. Anche perché non si tratta solamente di un atleta, ma di atleti di diversi sport che hanno avuto dei benefici nel seguire questo tipo di dieta. Da quel momento ricevo molte domande e vedo molto più interesse, anche solo nel provare qualcosa di diverso. È bello poter avere questo tipo di conversazioni e sono rimasto sorpreso nel vedere come molti giocatori si siano dimostrati entusiasti”.
Hai percepito qualche cambiamento nell’arco della tua carriera a riguardo?
“Sicuramente. Nello sport e nei top club, i dettagli e i margini di miglioramento sono fondamentali. Se riesci a migliorare dell’1%, se ti senti meglio, se riesci a recuperare meglio, se il tuo corpo risponde meglio…questi aspetti sono fondamentali. È importante poter avere questo piccolo vantaggio…io ad esempio mi sento benissimo. Le persone si sono dimostrate sempre più aperte. Magari non si tratta di diventare completamente vegani, ma di mangiare ad esempio più verdura fresca. Questo non può che portare benefici, anche se non si abbraccia una dieta che sia del tutto vegana. Tutti possono trarre dei vantaggi semplicemente esplorando nuove possibilità e un nuovo stile di vita”.
La prossima domanda chiede qual è la tua serie tv inglese preferita.
“La mia serie tv inglese preferita…”
Hai visto Peaky Blinders?
“Sì, l’ho vista ma non ho finito di vedere l’ultima stagione quindi niente spoiler per favore! La sto per finire, la guardo con mia moglie”.
È un modo con cui cerchi di rilassarti dopo gli allenamenti?
“Sì, oltre a Peaky Blinders mi piacciono molto Billions, Suits, House of Cards. Quando andiamo in trasferta abbiamo molto tempo libero ed è un tempo che utilizzo per cercare di migliorare il mio italiano, magari sul pullman, sull’aereo, o anche quando stiamo in hotel. Poi sì, per rilassarmi guardo serie tv. Poi qui in Italia vengono mostrate tutte le partite in televisione. Anche in Inghilterra ne vengono mostrate molte, ma qui ce ne sono di continuo. Diciamo che non mi mancano le possibilità di svago”.
Ecco un’altra domanda di un tifoso: chi è l’attaccante più forte con cui hai giocato nel Manchester United? E perché è Dimitar Berbatov?
“Passare al Manchester United è stato un grande passo in avanti, per tutti i giocatori che c’erano lì. Berbatov, Rooney, Giggs…È stato davvero illuminante. Ho accettato la sfida e in questo modo sono cresciuto. Penso che uno possa imparare molto quando è circondato da grandi giocatori. Fortunatamente mi sono trovato nel posto perfetto per poter crescere. Berbatov era uno che in campo poteva fare cose davvero speciali. Potevi vederlo vagare per il campo e sembrare quasi disinteressato per un paio di minuti e magari poi si accendeva al momento giusto per servire un assist. Era molto forte ma probabilmente il migliore attaccante con cui ho giocato allo United è Wayne Rooney. A volte era ingiocabile. Per le quantità di gol che segnava, ma anche per quello che faceva fuori dal campo. Non c’erano solo i gol, aveva anche una grande etica del lavoro, il modo in cui passava il pallone, in cui forniva un assist. Il mio primo derby di Manchester è stato quello in cui ha segnato in rovesciata, derby che poi abbiamo vinto. Sicuramente passerà alla storia come uno dei migliori giocatori di sempre del Manchester United e non solo”.
Com’è allenarsi qui e affrontare tutti i giorni giocatori come Edin Dzeko? Deve essere senz’altro una lotta molto intensa. Ci hai anche giocato contro molte volte quando giocava nel City…
“Sì, abbiamo giocato contro molte volte. Il City è una delle squadre che ho affrontato più spesso in Inghilterra e Edin ha giocato lì per molti anni. È bello giocare nella stessa squadra ed è anche vero che in allenamento giochiamo spesso contro. Giocare contro giocatori di questo calibro migliora entrambi. È bello poter affrontare anche gli altri giocatori della squadra. I giocatori più rapidi e agili come Justin Kluivert, Nicolò Zaniolo…ce ne sono molti. Così è facile migliorare ogni giorno, giocando contro i molti attaccanti talentuosi che abbiamo in squadra”.
E con l’allenatore come va? Come l’hai trovato?
“È fantastico. Prima che firmassi abbiamo parlato al telefono e ho capito che avrei fatto bene a venire qui. Ovviamente è positivo il fatto che parli inglese e che possiamo comunicare facilmente. Comunicando bene si costruisce anche un buon rapporto. Ora parla anche italiano, credo ne sapesse già un po’ prima. E quando parla italiano lo fa lentamente, quindi quando parla alla squadra riesco comunque a capire molte cose. Ovviamente c’è anche il traduttore con noi. Mi piacciono molto le sue idee di gioco, il modo in cui giochiamo, in cui portiamo pressione, in cui attacchiamo e il modo in cui difendiamo. Sta cercando di costruire una squadra completa. È arrivato solamente in estate ma è già stato in grado di trasmettere molte delle sue idee. Spero che potremo continuare a imparare e a migliorare perché le sensazioni sono molto buone”.
Un’ultima domanda da parte dell’AS Roma Club UK. Sapevi che a Londra c’è un Roma Club? I romanisti del Regno Unito ti fanno sentire il loro appoggio. E poi dicono di esser fieri di te.
“Grazie. Da quando sono qui ho ricevuto moltissimo affetto e spero di poter ripagare tutte le persone che me l’hanno dimostrato e di continuare a riceverlo”.