Difficile chiamarli eroi per una notte, perché in realtà sono eroi per sempre. Sono stati decisivi in un derby, probabilmente senza aver mai neppure sognato di farlo.
I protagonisti che non ti aspetti, quelli che il derby non ha più un risultato ma un nome, il loro. Un attimo che cambia la partita e la loro vita. A questo esclusivo club di eroi hanno accesso in pochi. Non ci possono entrare Voeller, Montella, Delvecchio o Totti. E neppure De Sisti, Prati, Julio Baptista.
Sono solo gli eroi per caso che mettono il loro nome sulla partita.
Eccone sette, tutti protagonisti nella stracittadina della Capitale.
A volte non è neppure necessario vincerla quella partita per restare impresso nella memoria dei tifosi giallorossi. È il caso di Roberto Antonelli, classe 1953, nato a Morbegno in Valtellina. Una carriera iniziata nel Monza e poi esplosa tra Genoa e soprattutto Milan. Proprio come il figlio, Luca, che ha fatto lo stesso percorso e che ora è difensore rossonero e della Nazionale. Papà Roberto invece è centrocampista e dopo gli anni passati a Milano arriva alla Roma nel 1984, ma a causa di un infortunio al tendine d'Achille gioca solo 5 partite. Una di questa è il derby del 24 marzo 1985. Durante l'intervallo esce Iorio, entra lui e dopo 26 minuti il gol è servito, l'unico in giallorosso.
Un altro pareggio e un altro eroe: Giovanni Piacentini. Anche lui un solo gol alla Roma, anche se con molte più presenze, 189. Che fa ancora più effetto. Come quel bolide del 24 ottobre 1994, scagliato da 30 metri con una precisione e una tecnica che non gli erano solite. L'uomo giusto al momento giusto. Il calcio d'angolo, la respinta di pugno del portiere proprio verso di lui che era lì da ultimo uomo a evitare contropiedi. Ma quella palla è troppo invitante per non provarci, anche solo per evitare rischi. La parabola è perfetta, la gioia è infinita.
Siamo in una Roma che ancora deve diventare la grande Roma di Liedholm. È la Roma che gioca con la maglia a "ghiacciolo". C'è già Roberto Pruzzo che timbra il cartellino dopo 60 minuti. Un quarto d'ora e pareggia d'Amico. Ma quasi nessuno se li ricorda questi due gol. Perché al minuto 85 una respintaccia laziale fa arrivare la palla al limite. Dove appare la maglia numero 8 di Paolo Giovannelli. Il destro è imparabile e la corsa sotto la Sud un enorme abbraccio con quelli che sono stati i suoi tifosi per 6 anni fino al 1983. A fine carriera Paolo è tornato nella sua Cecina dove ha aperto uno stabilimento balneare. Una vita tranquilla, ma quella partita non la dimentica nessuno. Quello è e resterà per sempre il derby di Paolo Giovannelli.
È il 1984 e si gioca una Coppa Italia con la strana formula del girone eliminatorio composto da sei squadre. Cinque partite secche. L'ultima è proprio il derby. Gli incroci permetterebbero ad entrambe di passare. Anche con la vittoria della Roma per 1-0. Che è poi il risultato che sta maturando in campo per un gol su rigore di Iorio. Poi però sulla trequarti arriva un pallone per Antonio Di Carlo, 22 anni da poco compiuti. Guarda a destra e a sinistra, ma il passaggio giusto non c'è e così alza la testa e boom: è 2-0.
Ma è negli ultimi anni che il club degli eroi che non ti aspetti diventa più folto. A riaprire le porte della gloria ci pensa Marco Cassetti da Brescia che il 6 dicembre 2009, al minuto 79 del match, lascia la difesa e va, va, va, fino a che non gli arriva la palla. Perché ha deciso di fare quell'incursione? Perché sceglie di tirare al volo? Come fa a metterla fino all'angolino? Che importa? Basta che è entrata. E le sue mani sul volto come a dire "Mamma mia che ho fatto" spiegano anche il suo infinito stupore. È il gol che gli cambia la vita, almeno quella sportiva.
A settembre 2013, la Roma vince 2-0 ma il secondo gol di Ljajic lo ricordano in pochi. Quello è il derby di Federico Balzaretti. La rabbia e la gioia, tutto in una manciata di secondi. Perché prima c'è un palo che sembra volergli togliere la soddisfazione più grande. Le mani nei capelli. Però la Roma resta in avanti e lui resta in quello spicchio di campo tra l'area piccola e la gloria. Eccola la palla che torna, stavolta non c'è niente a fermarla. Gol. La corsa sotto la Curva, le lacrime...da brividi.
25 maggio 2015, c'è un ragazzone che è al suo primo anno alla Roma. Non ha mai segnato, non è il suo compito, lui i gol li deve evitare. Poi però il destino decide che la storia deve cambiare. Che il derby non deve finire pari. Una punizione come tante, Mapou vola in cielo, la palla va all'angolino, è secondo posto, è Champions diretta, è il suo derby. È per sempre.
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