Come sei capitato a Dublino?
“È da tempo, ormai, che sono espatriato. Da giovane ho vissuto a Londra per alcuni anni, dove ho studiato e conseguito la laurea e, successivamente, mi sono trasferito in Spagna. Nel 2003 sono arrivato a Dublino, semplicemente perché era lì che volevo andare. Ho sempre amato l’Irlanda e la sua cultura. Nel tempo ho avuto la fortuna di viaggiare moltissimo – ho anche vissuto un paio di anni in Colombia e in India per motivi di lavoro, ma ora sono di nuovo qui”.
Quando e perché hai deciso di creare il Roma Club d’Irlanda?
“L’idea mi è venuta nell’estate del 2014. Era da anni che andavo in un pub per vedere le partite della Roma e il locale era sempre affollato di tifosi romanisti – e sapevo che molti altri andavano in pub diversi per vedere la partita, mentre altri ancora la guardavano da casa assieme agli amici.
Quindi ho pensato: perché non riunirli tutti sotto lo stesso tetto? L’idea era quella di creare una casa per i tifosi giallorossi e penso che l’obiettivo sia stato raggiunto. Dopo soli tre mesi, il club contava più di 60 membri – la maggior parte dei quali erano italiani che vivevano a Dublino anche se non mancano i membri irlandesi che, assieme a noi, si sono recati a Roma per il derby e a Barcellona in occasione della Champions League. Da quando siamo operativi, abbiamo ricevuto le attenzioni dei media sia irlandesi che italiani. Sta andando decisamente bene!”.
Dove sei cresciuto?
“A Ostia Antica, l’antico porto dell’Impero Romano”.
Perché hai scelto Roma?
“Mi chiedo piuttosto perché ci siano persone che non l’abbiano scelta. Abbiamo il nome, i colori della città e la lupa…un legame inevitabile per chiunque sia nato e cresciuto a Roma”.
Qual è il tuo primo ricordo della Roma?
“L’album di figurine Panini 1977-78 e le ore trascorse a collezionare figurine e a scambiarle con gli amici. Ma le figurine della Roma non le cedevo mai”.
Chi è stato il tuo primo idolo e perché?
“I romani di Roma: Bruno Conti – era davvero speciale, con il suo mancino, le giravolte, i colpi di tacco, un romano che ha vinto la Coppa del Mondo nel 1982 e lo Scudetto nel 1983 – e poi Agostino Di Bartolomei, la sua potenza e la sua leadership, il nostro capitano. E, in ultima istanza ma non per questo meno importante, Roberto Falcao, il mago brasiliano che avrebbe cambiato per sempre la storia e la mentalità del nostro club”.
Chi è stato fino ad ora il tuo allenatore preferito e perché?
“Nils Liedholm – il grande svedese che vinse tutto con il Milan ma che amava la Roma così tanto che tornò da allenatore e inventò la “ragnatela” – quello che oggi viene conosciuto come il “tiki taka” di stampo blaugrana – e che, ovviamente, ci guidò alla conquista del secondo scudetto nel 1983, dopo 43 anni”.
Qual è stato il punto più basso toccato dalla squadra da quando sei tifoso?
“Roma-Liverpool, la finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori. Avevano dormito in migliaia fuori dalle biglietterie per accaparrarsi un biglietto. Io non ce l’’ho fatta e quindi sono andato a guardarmela sul maxi schermo al Circo Massimo. Ero lì alle 11 di mattina, in prima fila. Più tardi sarebbe arrivato un altro milione di persone. E poi Roma-Lecce del 1985, una grandissima rimonta sotto la guida di Sven Goran Eriksson ci aveva portati in testa con due punti di vantaggio sulla Juve a due giornate dalla fine. La Roma venne poi sconfitta per 2-3 dall’ultima in classifica, che era già retrocessa da tredici settimane e, ovviamente, finimmo col perdere lo Scudetto”.
Qual è il tuo primo ricordo della Roma?
“La prima volta che mio padre mi portò allo stadio fu nel 1977, era una gara contro il Milan all’Olimpico e andammo principalmente per veder giocare Gianni Rivera. Ma sono davvero ricordi sfuocati. La prima gara che mi ricordo bene è un Roma-Perugia del 1979 in cui vincemmo per 4-0 con Paolo Rossi in campo. Al termine della partita una serie di auto della polizia entrarono sulla pista d’atletica dello stadio; stava scoppiando il primo grande scandalo del calcio italiano legato alle partite truccate, che portò a moltissimi arresti e, come conseguenza, il Milan e la Lazio vennero retrocesse in Serie B e Paolo Rossi fu squalificato per tre anni. Poi tornò e vinse il Mondiale assieme a Bruno Conti”.
Dov’eri quando la Roma ha conquistato il suo ultimo Scudetto?
“Tornavo da Londra proprio nel giorno di Roma-Parma. Ho guardato la partita con la famiglia e alcuni amici in un pub di Roma, prima di riversarci tutti al Circo Massimo per festeggiare fino all’alba. Mi ricordo il concerto di Venditti davanti a milioni di persone. Come nel 1983, la città festeggiò per mesi”.
Ci sono altri tifosi giallorossi a Dublino?
“Certo, ce ne sono moltissimi. Il nostro club conta 70 membri ma ci sono tanti altri tifosi in giro per la città. Guardiamo le partite al Murrays Bar, dove sembra di essere in Curva Sud. Abbiamo il nostro striscione allo Stadio Olimpico e seguiamo la squadra in alcune trasferte di Champions League. Recentemente siamo stati a Manchester, Leverkusen, Monaco, Barcellona e Madrid”.
Quali squadre ti piace battere di più?
“Adoro vedere la Roma vincere contro la Juve, per la loro forza e la loro arroganza. Prendere in giro la Lazio è troppo facile”.
Cosa rende la Roma speciale?
“La città, i colori storici, la lupa e la passione della Curva Sud”.
Cosa significa Totti per te?
“È il re di Roma. Il cuore e l’anima del club. L’omaggio del Bernabéu a Madrid dimostra che è ancora amato in tutto il mondo. È nostro dovere far sì che resti sempre la nostra icona”.
Chi è attualmente il tuo giocatore preferito e perché?
“Diego Perotti. Si è inserito molto rapidamente sin dal primo giorno; è un giocatore molto intelligente, con grande tecnica e visione di gioco. Il suo stile mi ricorda quello di Totti”.
Se potessi incontrare un giocatore legato alla Roma – presente o passato – chi sceglieresti e perché?
“Totti, ovviamente. Poi il mio vecchio capitano, Agostino Di Bartolomei. Falcao e Bruno Conti, due leggende giallorosse, e poi Rudi Voller e Peppe Giannini, i miei idoli quando ero ragazzo”.
Cosa ti rende orgoglioso di essere un tifoso della Roma?
“Poter cantare ‘Roma’ invece di ‘Lazio’”.
Cosa renderebbe la tua giornata perfetta, da tifoso romanista?
“Poter incontrare i giocatori alla vigilia di una gara importante, andare allo stadio, vederli vincere e alzare al cielo il trofeo!”.
Per concludere, come festeggerai il giorno di San Patrizio?
“Molto probabilmente andrò alla parata con mia moglie e i miei tre bambini, mi rilasserò e mi godrò il craic! Slainte! Forza Roma!”.
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