Una lunga intervista davanti ai tifosi ha visto protagonista Luciano Spalletti durante il ritiro estivo dell’AS Roma. Tanti i temi toccati dal tecnico giallorosso a Madonna di Campiglio: ecco una sintesi delle sue parole.
Quanto conta l’amore dei tifosi?
“Avere questo attaccamento con i tifosi ci fornisce più passione, che riusciamo a trasferire dentro il campo”.
Quanto conta l’esperienza per un allenatore?
“L'esperienza conta, ma l'istinto e la creatività di quando si è ragazzi in questa vita spesso è un vantaggio”.
L'allenatore bravo è quello che comanda?
“No. Accentrare tutto in una sola persona è sintomo di debolezza. Bisogna lasciar spazio agli altri, non serve mantenere tutti bassi, ma bisogna far esprimere quelli più bravi”.
Servono le regole nello spogliatoio?
“Io sto bene con i miei calciatori, non devo fare delle regole troppo dettagliate, basta il loro reciproco rispetto: devono imparare a coesistere. A me i miei calciatori piacciono e mi danno la fiducia per poter raggiungere risultati. Sono convinto che le soluzioni le abbiano loro: sono intelligenti, sono i nostri professionisti”.
Quanto conta l'allenatore in una squadra?
“Non mi interessa molto, dipende sempre da tanti fattori. Credo che tutti i ruoli siano importanti e che possano determinare i risultati. A volte un allenatore può imparare tante cose dagli altri. Per me gli attori fondamentali sono i calciatori. Se riusciamo a mettere insieme qualità individuale, rispetto e squadra possiamo fare dei passi in avanti. Non contano gli undici migliori ma il miglior undici”.
La tattica è importante?
“Ora in Italia ci sono allenatori bravissimi. Paulo Sousa, Montella, Mihajlovic. Ventura? L'ho avuto all'inizio della mia carriera tra i professionisti nell'Entella Chiavari in C2, poi mi portò con lui allo Spezia. È fortissimo e ha una testa importante: è uno psicologo”.
Utilizza i social network?
“No, ma ora ho deciso che mi faccio qualche profilo, anche perché bisogna stare ai tempi. A volte può succedere di spiegare certe cose male e i social network in questo caso ti danno un’occasione per rettificare. I miei calciatori? Io non posso insegnare loro come gestire i profili. Ma so che in conseguenza di quello che postano possono nascere problemi e a volte bisogna parlarne”.
Quante ore pensa al calcio?
“È difficile staccare, io sono fatto così: mi piace fare le cose serie e in maniera totale”.
Ha rimpianti del primo ciclo alla Roma?
“Perdere uno scudetto ti porta a un dispiacere totale ma dal giorno dopo bisogna andare avanti. Si va velocissimo. Non bisogna pensare al passato”.
Nel mondo del calcio ha avuto mai un maestro al quale si è ispirato per la sua carriera?
“Io ho preso da tutti. Soprattutto dagli allenatori dei dilettanti che si devono ingegnare tra campi, attrezzature e orari particolari. Loro mi hanno dato tantissimo. Molti di loro non hanno avuto la mia fortuna, ma vale la pena studiarli per le qualità che hanno: ti migliorano.
Cosa vi siete detti a Miami con Pallotta?
“Aveva entusiasmo. Era contento e voleva trasferirmi tutta la sua carica per il futuro della Roma. È un bel personaggio, è di un paese diverso ma alla Roma ci tiene”.
Cosa promettete ai tifosi?
“Grandissimo impegno. Spesso la partita cambia in un centimetro. Speriamo che tramite l'entusiasmo che ci mettiamo quel centimetro sia a nostro favore. Nel nostro spogliatoio abbiamo persone che vogliono vincere e che vogliono determinare positivamente il futuro della Roma”.
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