Luciano Spalletti invita i tifosi della Roma a riunirsi intorno alle popolazioni colpite dal recente terremoto in Centro Italia spingendoli a dare un aiuto alle persone in difficoltà con la partecipazione alla Festa della Famiglia.
Sabato 3 settembre infatti allo Stadio Olimpico la gara tra Roma e San Lorenzo, il cui ricavato sarà interamente devoluto alle popolazioni colpite dal terremoto, sarà l’atto finale di una giornata organizzata dalla Roma, attraverso la sua fondazione Roma Cares, con l’obiettivo di contribuire tramite Football Cares alle iniziative che saranno condivise con i sindaci dei Comuni colpiti dal terremoto.
“Facciamo squadra con il nostro pubblico per aiutare chi ha perso quasi tutto con il terremoto" ha affermato Spalletti ai microfoni di Roma Radio.
Ecco qui di seguito tutte le parole dell’allenatore giallorosso.
Sabato c'è la Festa della Famiglia e l'amichevole col San Lorenzo…
“Parlando della gravità di quello che è successo diventa facile farla diventare un'amichevole importantissima. Dobbiamo fare squadra. Siamo infatti squadra per andare a giocare partite di calcio, per fare gruppo e per creare presupposti corretti. In questo caso è uguale. Dobbiamo fare gruppo con il nostro pubblico, per dare un aiuto alle persone che hanno perso quasi tutto”.
Come ha vissuto la squadra quanto accaduto nel sisma in centro Italia?
“Si respirava un'aria pesante, anche dentro lo spogliatoio non si parlava di altro. Si vedevano continuamente le immagini del terremoto e si può perdere la concentrazione. Uno viene trascinato per i capelli da quel dolore. Diventa facile quindi avere una reazione corretta, come era già successo nel caso del terremoto dell'Aquila”.
La sua reazione?
“Ero nel letto quando c'è stato il terremoto, già lì ho avuto una reazione emotiva. Come nel 2009 ero sveglio e mi sono accorto di quello che stava succedendo. Sono andato subito a cercare cosa fosse successo perché da subito mi sembrava un evento di una forza devastante. Dal giorno dopo ho cominciato a telefonare per informarmi e contattare degli amici che ho in quelle zone”.
E ora come si va avanti?
“E’ una ripartenza, bisogna avere un traino. Anche grazie a quelle cose e a quelle persone che ti possono dare una mano, che possono essere la scintilla della ripartenza. A me è capitato di passare a L'Aquila, si percepisce ancora la devastazione e il pensiero va a quei giorni, a quei popoli e quei paesaggi segnati da quell'evento. Inevitabilmente resta una ferita, anche se quelle persone sono abituate a lavorare e andare avanti, sono radicate nel loro territorio. Non è facile ripartire ma loro ci proveranno e ci riusciranno”.
Appuntamento a sabato, allo Stadio Olimpico.
“In una società civile dove difficilmente ci troviamo d'accordo per qualcosa, ora dobbiamo essere uno squadrone fortissimo per andare tutti nella stessa direzione. Tutti insieme per un principio nobilissimo. Poi c'è l'amichevole con il San Lorenzo che è comunque una partita di livello”.
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