“Eravamo consci che era difficile ma volevamo ipotecare la qualificazione già da oggi, anche se non credevamo di farlo con in questa maniera così netta” ha detto il centrocampista giallorosso a fine gara. “La loro difesa si presentava con numeri importanti e quindi questo risultato dà ancora più valore alla nostra prestazione”.
DDR comunque rende onore agli avversari: “A dispetto di quello che può fare pensare il risultato di 0-4 la partita è stata equilibrata, anche loro hanno fatto ottime cose. Eravamo consci che era difficile, ma proprio per questo, ripeto, la vittoria ha un valore maggiore”.
Si deve definire una impresa quella giallorossa di stasera?
“Forse il concetto di impresa è più nel risultato netto, sul 4-0, che nella vittoria in sé. Il mister ha detto questo: che era una partita importante che si sarebbe vinta facendo cose normali. Così è il calcio: se sei più forte e sei concentrato di solito vinci”.
Le storie di Dzeko ed Emerson, prima criticati ora sulla cresta dell’onda, che cosa insegnano?
“Devono insegnare a tanti tifosi romanisti ad aspettare a dare dei giudizi. Emerson non l'aveva mai visto nessuno e veniva giudicato a prescindere, Dzeko invece si sapeva che era un campione, anche se non aveva fatto benissimo all’inizio. Può accadere che si possono avere dei momenti non positivissimi. Anche noi come squadra lo scorso anno nei primi sei mesi non avevamo fatto bene e poi ci siamo ripresi. Lui, come me del resto, la scorsa stagione ha anche dovuto vedere qualche partita dalla panchina, perché c’erano dei compagni che giocavano meglio. Ma questo che vediamo oggi è Dzeko ed è sempre stato così nella sua carriera”.
Quanti giocatori stanno diventando intelligenti come lettura della gara nella Roma?
“C’è chi ci nasce con una certa attitudine a leggere bene le partite e c’è chi ha altre qualità e lì devi avere una grande squadra e un grande allenatore, perché ho visto giocatori non sbagliare una palla senza avere i piedi vellutati. Basta a tal proposito vedere ad esempio l'Italia all'Europeo... una squadra con una qualità media o medio-alta ma i giocatori giocavano di prima sapendo dove era il compagno, ad occhi chiusi: è fondamentale quindi in questo caso l'impronta che ti dà l'allenatore e che tutti lavorino secondo una idea chiara”.
Le squadre italiane stanno recuperando il gap con le spagnole in Europa?
“Il credo che il nostro calcio è sempre fra i migliori. Anche se come risultati e come proposta di gioco ultimamente non siamo stati il meglio. Al di là di tutto, più che un discorso per nazioni, io farei un discorso di qualità delle singole squadre. Ad ogni modo, come idea di calcio, in Spagna le squadre hanno sempre provato ad imporre il loro gioco in casa e fuori. Se lo possono far loro non vedo perché non lo possiamo fare anche noi, soprattutto quando incontri squadre al tuo livello”.
Notizie sul tuo contratto?
“Non ci siamo sentiti ancora con la società. Ho 33 anni, capisco che la società ha delle priorità e fortunatamente a livello personale io vivo serenamente il momento. Non c’è nessun assillo”.
Hai sentito Florenzi?
“L’ho sentito per primo, me l'ha detto subito mio padre, visto che Alessandro si allenava con la Primavera. Mi è subito calato un velo di tristezza. Aspettiamo comunque domani che ha una visita importante. Queste cose fanno malissimo anche per giocatori che non conosci, se capitano ad un amico è una cosa che straccia il cuore. Senza finta retorica, è un dramma sportivo, sia per il giocatore sia per il ragazzo: gli staremo vicinissimi sia per la qualità del giocatore che per la qualità del ragazzo”.
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