Come ti sei sentito a fare sportellate lì davanti, con due giocatori sotto punta?
“Mi sono trovato bene, anche perché è un modulo che proviamo da inizio anno. Ed essendo qui dall’inizio, i meccanismi li ho imparati bene. Così, quando il mister mi ha chiesto di entrare, sapevo già quello che dovevo fare. Ero pronto”.
Ti senti costantemente sotto esame? C’è la pressione di dover conquistare ogni volta la maglia da titolare?
“Quando mi viene data l’opportunità, cerco sempre di dare il massimo. Perché è normale che io, come tutti i miei compagni, vogliamo giocare. Però, dobbiamo farci trovare pronti, sia che giochiamo dall’inizio, sia che giochiamo un quarto d’ora. Alla fine si vince tutti insieme e, speriamo di no, si perde tutti insieme. Quello che conta è il contributo che diamo tutti insieme per portare a casa il risultato”.
Vogliamo il virgolettato preciso di quello che vi ha detto Mourinho alla fine.
“Le parole esatte te le può dire lui. Io so cosa ha detto, ma sono cose che devono rimanere tra noi”.
Ma il senso del discorso qual è stato?
“Sul gruppo”.
Come si reagisce quando si viene stimolati da un allenatore?
“Mourinho lo conosciamo tutti, è un grande allenatore, che ha allenato grandissime squadre e conosce tanto l’ambiente del calcio. Quando ha attaccato il gruppo, lo ha fatto perché si è reso conto che c’era qualcosa che non andava. Ma magari anche noi ce ne eravamo resi conto. Poi, ci sono stati dei momenti nei quali ha elogiato il gruppo. È normale poi che in un campionato possano esserci degli alti e bassi. Però, penso che, se vuoi un grande campionato, la forza del gruppo ci deve sempre essere”.
Se ci fosse bisogno, saresti a tuo agio a giocare con Tammy o pensi che, avendo le stesse caratteristiche, uno escluda l’altro?
“Ci sono state delle occasioni nelle quali il mister ci ha impiegato insieme, come contro la Sampdoria e con il Betis, e avevamo preparato le partite in un determinato modo. Come ho detto, è un tecnico che conosce il calcio più di tutti, ha tanti attaccanti e può decidere il modulo anche in base a chi gioca. Io in carriera sono stato abituato a giocare sia con due punte, sia con una punta. E quando c’è un grande spirito lavorativo, le soluzioni per mettere in difficoltà l’avversario si trovano sempre. Per noi calciatori l’importante è giocare, poi che sia a una o a due punte non cambia”.
Come ti senti fisicamente?
“Mi sento bene adesso. Non avendo fatto il ritiro con la squadra, ci ho messo un po’ a trovare la condizione. E quando sembrava che l’avessi trovata, ho avuto un infortunio che mi ha tenuto fermo un bel po’. E che peraltro è capitato nel periodo della sosta, quando avrei potuto lavorare per riprendere nel modo migliore possibile la condizione. Invece, sono dovuto stare fermo per l’infortunio. Ma ho cercato sempre di lavorare e posso dire che ora mi sento bene”.
Confermo di aver preso visione della privacy policy.
© 2018/2024 Soccer S.r.l. – P.IVA 09305501000 - tutti i diritti riservati. I nomi AS Roma, i loghi e le immagini sono marchi registrati o non registrati di Soccer S.r.l. Tutti gli altri marchi possono essere di proprietà dei rispettivi titolari.