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Cappellino e bandiera, la piccola Ruby a sostegno della Roma a Glasgow


Undici anni, centotrenta centimetri di altezza, un viso dolce come ce ne sono pochi e un sorriso timido e trascinante al tempo stesso

Vedi una bambina così e hai la conferma che a volte l’apparenza inganna. Almeno in parte. Lei si chiama Ruby ed è effettivamente come appena descritta. Viene da St Andrews, una settantina di miglia da Glasgow, parecchio meno da Edimburgo, viene da quella parte di Scozia famosa per l’università dei reali, per i campi da golf e per le scogliere.

Dietro questo suo aspetto delicato si nasconde un terzinaccio d’altri tempi. Nel freddo e nella pioggia di Petershill Park, lei è la prima cosa giallorossa ad apparire.

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Gli occhi vispi nascosti sotto al cappellino della Roma mentre sventola la bandiera con la lupa e i colori che ha nel cuore. Merito di suo papà, che indosso ha la tuta a ghiacciolo della Puchain e che della Roma si è innamorato ai tempi della partita col Dundee.

Poi però lei, Ruby, è andata oltre. Lei gioca a pallone, è terzino sinistro ed ha già un paio di soprannomi: “Psycho” in onore di Stuart Psycho Pierce, difensore della nazionale inglese di qualche anno fa, ma anche “ninja”. Non per Nainggolan ma perché, come già il primo nomignolo aveva lasciato intuire, è una che picchia duro. Meglio girarle alla larga altrimenti piazza il tackle e son dolori.

Se le chiedi la giocatrice preferita, il ninja Ruby non ha dubbi “Elisa Bartoli”. Ok, e nel calcio in generale? “Elisa Bartoli”. Se proprio deve fare uno sforzo e pensare a qualcun altro, allora Daniele De Rossi, ma solo per la grinta che ha.

Una forza Ruby, non puoi non guardarla ed emozionarti. Un’immagine poetica: lì, a bordo campo, sotto la pioggia con la bandiera che sventola per sostener la Roma.