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    Mourinho: "Con la Samp non possiamo permetterci di giocare sottotono"


    Alla viglia della trasferta di campionato con la Sampdoria, mister Mourinho ha incontrato la stampa a Trigoria

    Si riparte con la Samp. Sono tutti a disposizione, i giocatori tornati dalle nazionali? Ci può dire qualcosa in più su Zaniolo e Spinazzola?

    “Le notizie su Spinazzola sono positive, ma sembra che voi stiate cercando di sapere in quale momento tornerà e questo è impossibile. Sono trascorsi troppi mesi da quando si è allenato l’ultima volta con la squadra. Inizia ad allenarsi adesso con la squadra, a poco a poco, in modo progressivo. Siamo tutti contenti: il giocatore, il dipartimento medico… Però, tranquilli. Non possiamo né vogliamo dire che torna domani, torna la prossima settimana, torna all’ultima giornata… Però tranquilli. Il giocatore è super-felice e questa è la cosa più importante.

    Zaniolo è infortunato, è arrivato infortunato dalla Nazionale, è arrivato giovedì con un problema ai flessori e non si è allenato negli ultimi tre giorni. Come ovvia conseguenza, non è disponibile per domani.

    Per tutti gli altri, nessun problema. Solo la gestione di Mancini, ma è tornato presto, è tornato lunedì e già giovedì si era allenato con la squadra. Anche per quelli che sono arrivati ieri come Vina e Felix che hanno viaggiato di più, è tutto a posto.

    Veretout non si è allenato con la squadra neanche oggi. Non bisogna dire quello che non posso dire, ma non è disponibile domani”.

    Restando su Zaniolo, come sta vivendo questo momento? È rimasto in panchina nel Derby, nella prima partita della Nazionale è andato in tribuna e nella seconda ha giocato 45 minuti.

    “Sapevo che sarebbe stata la seconda domanda. Voglio parlare solo di noi. Non commento quello che succede in nazionale, per una questione di principio. E se avete qualche domanda sul Mondiale, vi anticipo e vi dico che mi dispiace tanto che l’Italia non ci sarà. Se Italia-Portogallo fosse stata la finale del playoff, ovviamente mi sarebbe piaciuto che passasse il Portogallo. Ma lavorando in Italia, rispettando la sua storia calcistica, mi dispiace tanto che l’Italia non ci sarà. E quando i miei giocatori vanno in nazionale, io non commento.

    Su Zaniolo, l’unica cosa che posso solo dire è che ci sono tanti giocatori che vanno in panchina nei loro club ogni tanto, ed è una cosa normale, è una cosa naturale. Non vedo questo tipo di domanda con altri club, con altri allenatori. Zaniolo è andato in panchina contro la Lazio perché abbiamo adottato una strategia diversa, con l’obiettivo di vincere e ci siamo riusciti: non c'è storia. Dopo è andato in nazionale e io non commento. È tornato a Trigoria giovedì mattina con un problema ai flessori. Non possiamo controllare quello che accade in nazionale. Possiamo commentare, però non lo voglio fare.

    Non si è allenato giovedì, non si è allenato venerdì, non si è allenato sabato e lui è il primo a dire che è non è disponibile per la partita. Non c’è storia. Sapevo che sarebbe stata la seconda domanda, però non voglio rispondere di più.

    Ma non vedo delle domande ad Allegri sul perché non giochi Bernardeschi. E a Inzaghi nessuno domanda perché non giochi Edin (Dzeko, ndr). Mi sembra che qua abbiate delle ossessioni su Zaniolo. È troppo semplice, non c’è troppo da dire. Chiama Zaniolo, chiama il suo entourage, che possono dirti - spero - la verità. E la verità è che lui è tornato con un problema ai flessori”.

    Ha una sua spiegazione del calo del calcio italiano?

    “Ho un’opinione, però non voglio condividerla. È basata sulla mia esperienza in Italia in due periodi diversi e lavorando all'estero in Paesi come Inghilterra e Spagna, ma non voglio condividerla. Non sarebbe etico. Se qualcuno con responsabilità istituzionali mi chiede un'opinione in privato, risponderò con piacere, perché ho passato tre anni in Italia e mi sto trovando molto bene qui. Sono quindi disponibile a dare un’opinione. Ma alimentare un giudizio pubblico, no”.

    Quest’anno la Roma, dopo alcune belle vittorie, ha ottenuto dei pareggi. Ha preparato qualche contromisura particolare, lavorando sulla testa dei giocatori?

    “Qualche volta un pareggio non è un disastro. Qualche volta è anche la conseguenza di un avversario difficile, che gioca per ‘rubare punti’, con rispetto. Qualche volta un pareggio non è così un disastro, come può sembrare.

    Ma sono d'accordo, qualche volta può succedere a una squadra che non ha ancora una mentalità di sapere cosa vuol dire giocare per vincere qualcosa. Quando sei abituato a questo tipo di mentalità, tu capisci che ogni punto è veramente importante e che, se hai un calo di concentrazione e perdi un punto qua e due punti là, gli obiettivi possono non essere centrati.

    Ieri ne abbiamo parlato un po’, di questa situazione e l’unico Derby che ci interessa è quello della prossima stagione. Siamo concentrati sulla prossima partita. Pensiamo alla Sampdoria, a quel bellissimo stadio, alle difficoltà, a un allenatore bravo come Giampaolo, a dei tifosi veramente innamorati della loro squadra. Una squadra che ha ancora bisogno di punti per essere tranquilla. E se vogliamo vincere, non è certamente la piazza e l’avversario dove possiamo andare sotto il nostro potenziale. Dobbiamo andare lì e giocare davvero bene per vincere”.

    Vista la prestazione nel Derby, questo assetto con due giocatori dietro Abraham può diventare definitivo? E la difesa a tre sarà la strada anche per il futuro?

    “Dopo averti sentito ieri in radio, stavo aspettando una domanda molto più aggressiva, molto più critica, molto più violenta. Non mi aspettavo una domanda così facile. La conclusione è che in radio sei super-aggressivo, super-violento e qui hai paura”.

    Sono qui, non ho problemi. Avrei voluto fare la domanda fatta dal collega, quella sul Derby, l’ho cambiata in corsa.

    “Giocare a tre…”

    No, parliamo della radio. Ha detto che è troppo facile la domanda…

    “No, va bene così. Giocare a tre è una situazione che ha dato stabilità alla squadra ed è adatta alle caratteristiche di alcuni giocatori. Penso a El Shaarawy e a Zalewski: non sono terzini, ma sono quinti. La squadra è stabile e giocare a tre ci ha dato questa stabilità che mancava da tempo.

    Domani sì, giocheremo così. La prossima stagione non lo so, dipende da tante cose. Non è che non abbiamo giocato con due dietro Tammy: c’è una dinamica che dipende dalla situazione, da come l’avversario cerca di adattarsi a noi. In quella partita (il Derby, ndr), abbiamo analizzato bene una squadra che conosciamo molto bene e abbiamo deciso di giocare con Sergio e Bryan (Cristante, ndr) in una posizione più di controllo di due calciatori di super-qualità come Luis Alberto e Milinkovic.

    E abbiamo deciso di giocare con Mkhitaryan e con Pellegrini in quella posizione, ma lì abbiamo diverse opzioni, con Felix e Shomurodov che possono fare la seconda punta, per non parlare di Zaniolo che domani non ci sarà. Ma abbiamo opzioni diverse”.

    Quanto è importante lottare fino all’ultimo per raggiungere il quinto posto, viste anche le tante indagini che stanno coinvolgendo squadre di alta classifica?

    “Non è compito mio, non è una cosa che cambia la mia mentalità, il mio modo di lavorare con i giocatori. Per i giocatori è molto chiaro che possiamo finire quinti, sesti, settimi, ottavi. Finire quinti o finire ottavi è drammaticamente diverso: quinti è Europa League, ottavi è niente. Per questa ragione, dobbiamo cercare fino alla fine di fare più punti possibili, ottenendo la migliore classifica possibile”.

    C’è una classifica virtuale, quella degli expected goals, che proietta la Roma al terzo posto. Vuol dire che c’è tanta proiezione offensiva. Può commentare questi dati?

    “Ha detto bene, è virtuale. Purtroppo, è virtuale. Però, questi dati possono essere interpretati e possono aiutarci a pensare. Sappiamo di essere una squadra che crea, una squadra offensiva, che ha avuto la possibilità di fare risultati diversi.

    Ma tutto questo è virtuale, mentre il calcio è molto obiettivo, è molto semplice: chi segna di più, vince e ha più punti. Dobbiamo guardare i dati così. Sono virtuali e ci danno informazioni che per noi non sono una novità. Cerchiamo di vincere, cerchiamo di giocare bene. Qualche volta ci riusciamo, qualche altra non tanto.

    Abbiamo bisogno di continuità. Continuità che abbiamo: sono nove partite di campionato senza sconfitta. Magari avremmo potuto avere qualche punto in più, trasformando un pareggio in una vittoria. Però tranquilli, c'è tanto da fare, tanto da lavorare”.