Zinedine Zidane, Andrij Shevchenko, Filippo Inzaghi, Lilian Thuram, Juan Sebastian Veron, Christian Vieri, Roberto Baggio erano solo alcuni dei top player della Serie A 2000-01.
La Roma vinse con un impianto di rosa stellare, guidata da un tecnico esperto come Fabio Capello. Alla fine totalizzò 75 punti in 34 giornate, quota record per l’epoca. Uno scudetto atteso diciotto anni, il terzo della storia romanista.
Ecco le testimonianze di 17 avversari, club per club, tra allenatori, calciatori e dirigenti.
Atalanta: Marco Nappi (calciatore)
“Fu un campionato bello per l’Atalanta e per me. Noi venivamo dalla Serie B, mantenemmo più o meno la stessa squadra, con l’innesto di qualche elemento più esperto tipo Ganz e Ventola, sotto la guida di mister Vavassori. Facemmo un ottimo cammino, arrivammo settimi in un campionato con top player in tutte le squadre. Io avevo 35 anni, ma andavo ancora a duemila all’ora".
"Nella sfida dell’Olimpico, quella di ritorno, andai vicinissimo al gol del vantaggio, Antonioli fece una gran parata. Non salvò solo il risultato, ma quasi il campionato e il primato della Roma. Eravamo sullo 0-0. Ricordo cosa mi disse Cristian Zenoni prima della gara quando vide lo stadio pieno e sentì i tifosi cantare l’inno: “Marco, ma cosa sta succedendo qui?”. Un’atmosfera incredibile, in quei giorni all’Olimpico”.
Bari: Arcangelo Sciannimanico (allenatore)
“Affrontai la Roma solo nel girone di ritorno. All’andata ci fu Fascetti, che pareggiò all’Olimpico. Al ritorno, invece, vinse la squadra giallorossa segnando quattro gol. Non dimenticherò mai lo stadio San Nicola pieno di 25-30 mila romanisti, oltre la coda di 10 km in autostrada. Purtroppo noi eravamo già retrocessi, fu complicato affrontare una squadra così forte, lanciata verso il titolo. Quel giorno in tribuna andò il nostro Antonio Cassano, che era già stato ufficializzato dalla Roma per la stagione successiva”.
Bologna: Francesco Guidolin (allenatore)
“Quella Roma era davvero una squadra solidissima, con un parco giocatori di primo livello e un tecnico preparatissimo come Capello. La Roma meritò di vincere quello Scudetto: giocava un buon calcio, sempre in velocità”
Brescia: Dario Hubner (calciatore)
“Bello il campionato 2000-01, ci togliemmo diverse soddisfazioni con il Brescia. Battemmo l’Inter, pareggiammo con la Juventus in casa loro con gol di Baggio. E so bene che quel risultato al Delle Alpi aiutò la Roma nella corsa allo scudetto, tanto che in quella giornata arrivò a più nove sui bianconeri. Io feci gol anche alla Roma, nella sfida di andata a Brescia, ma perdemmo 4-2, nonostante fossimo andati avanti nel punteggio. La Roma con una tripletta di Batistuta vinse meritatamente. Era la squadra più forte di quella Serie A, senza dubbio”.
Fiorentina: Mario Sconcerti (dirigente)
“Ero diventato dirigente della mia Fiorentina in quella stagione. Un’esperienza esaltante, breve, coinvolgente. Cambiai rapidamente vita. Fino alla fine dell’anno 2000 ero stato direttore del Corriere dello Sport. Nei mesi precedenti chiesi a Sensi in una cena di prendere Batistuta. Era importante che la Roma tornasse in auge dopo lo scudetto della Lazio. Sapevo, inoltre, che Cecchi Gori lo avrebbe venduto volentieri alla Roma. Da amministratore viola, invece, affrontai la Roma al Franchi".
"Prima della gara ci fu il problema di ordine pubblico e Sensi diede la colpa a me che si giocò di lunedì. Io feci il mio lavoro, Mancini mi chiese di procrastinare il più possibile per preparare al meglio la squadra. Mancini mi confidò: “Loro vinceranno lo scudetto, ma perderanno a Firenze”. Ebbe ragione”.
Inter: Julio Velasco (Responsabile dell’area fisica-atletica)
“La mia esperienza all’Inter in quella stagione fu particolare. Arrivai con Lippi allenatore, che mi aveva voluto lì nel settore medico, poi Marcello andò via dopo la prima giornata di campionato – in seguito alla sconfitta a Reggio Calabria – io rimasi per un altro periodo. Fu la mia seconda esperienza nel calcio dopo quella alla Lazio. Però lo scudetto della Roma lo ricordo bene e fu un titolo meritato. La Roma, grazie anche a Capello, in quella Serie A ebbe mentalità".
"Non lasciò mai nulla al caso, in nessuna partita. Come venni a sapere della notizia, che la Roma aveva vinto lo scudetto, pensai: “Ora in città sarà festa ovunque”. Conosco bene Roma, avendoci lavorato. Ho tanti amici romanisti. E fui particolarmente felice per Fabio che conosco personalmente. La prima volta ci incontrammo al Milan, lui mi volle nella sezione pallavolo del club rossonero. Un vincente”.
Juventus: Giorgio Ciaschini (vice di Carlo Ancelotti)
“In quella stagione la Roma di Capello duellò con la Juventus di Ancelotti fino all’ultima giornata. La squadra giallorossa si aprì la strada verso lo scudetto, pareggiando la gara al Delle Alpi proprio contro i bianconeri. Finì 2-2, i giallorossi rimontarono il doppio svantaggio prima con il gol di Nakata e poi il pareggio di Montella. Per la Juventus la gara si mise subito bene. Ci fu un rilassamento dei ragazzi, dato che arrivò un doppio vantaggio nei primi minuti. Il gol del 2-2 fu una semi papera di van der Sar, che respinse corto il tiro di Nakata, poi ribattuto in rete da Montella. La mia collaborazione con Carlo iniziò a Reggio Emilia nel 1995, nel momento in cui Carlo cominciò la carriera da tecnico. Ed è durata fino all’esperienza nel Bayern Monaco”.
Lazio: Dino Zoff (allenatore)
“Quella Roma era una squadra robusta, allenata da un tecnico come Dio comanda. Noi facemmo una rincorsa incredibile e arrivammo abbastanza vicini alla Roma. Ci mancò un risultato: ci mancò la vittoria con l’Inter sul neutro di Bari. Sbagliammo cinque, sei gol fatti. E poi Dalmat pareggiò sugli sviluppi di un calcio di punizione al 47’ della ripresa. Con due punti in più ci saremmo portati a -3 dalla Roma, che poi sarebbe dovuta andare a Napoli. Il pareggio con l’Inter fu determinante, perché infuse serenità ai giallorossi, ma devo riconoscere che la Roma vinse nettamente lo Scudetto”.
Lecce: Alberto Cavasin (allenatore)
“Quella del terzo scudetto fu una Roma fortissima nei singoli e nel suo complesso di squadra, dove vinceva con la classe dei suoi giocatori e con una mentalità concreta e cinica. Il merito di Capello di aver costruito un gioco di squadra con grandi campioni. E merito di una società per aver messo a disposizione un capitale di campioni. Ricordo il nostro esordio in casa, nella seconda giornata di campionato. La Roma vinse 4-0, con i primi gol di Batistuta in giallorosso”.
Milan: Silvano Ramaccioni (team manager)
“Lo scudetto della Roma del 2001 fu tanto merito di Fabio Capello. All’epoca era davvero un Re Mida, tutto ciò che toccava diventava oro. L’impresa di uno scudetto a Roma fu una delle più importanti della sua carriera, oltre che difficili. Io Fabio lo conosco da anni, da quando allenava le categorie giovanili del Milan, poi ebbe un’esperienza in panchina da primo allenatore insieme a Liedholm in cui conquistò l’accesso in UEFA. Non fu riconfermato, tornò solo successivamente per sostituire Sacchi. E lì vinse tutto, dimostrandosi un grande allenatore. Lavorandoci a contatto, ogni giorno, a lungo tempo, per me è diventato anche un caro amico. E fui contento per il suo successo nella Capitale”.
Napoli: Daniele Fortunato (vice di Emiliano Mondonico)
“Quella Roma è stata una delle squadre più forti che abbia mai visto dai tempi di quella di Falcao. Mi ricordo Samuel, Zago, e soprattutto Cafu e Candela: due tra gli esterni migliori al mondo. Noi retrocedemmo all’ultima giornata. Mondonico era subentrato a Zeman, che non aveva avuto un inizio brillante. Purtroppo, nelle prime sette giornate il Napoli aveva raccolto un solo punto. Rimontammo, ma non bastò per la salvezza. Eppure, ce la saremmo meritata: alla penultima riuscimmo persino a fermare la Roma, che una settimana dopo si laureò Campione d’Italia”.
Parma: Renzo Ulivieri (allenatore)
“Fu un campionato esaltante per la Roma, condotto in testa praticamente per tutta la stagione. Ricordo che io arrivai a Parma proprio all’ultima partita del girone di andata, in cui al Tardini affrontammo la Roma. Vinsero loro 2-1 in rimonta con una doppietta di Batistuta. Poi, al ritorno, ci fu l’apoteosi che tutti ricordiamo. Ricordo che l’Olimpico era strapieno, ma si avvertiva anche tensione tra i tifosi. Avevano paura che il Parma potesse ripetere lo scherzetto del Lecce del 1986. Ma stavolta la squadra di Capello si confermò anche in quella circostanza, vincendo 3-1".
"L’entusiasmo fu incredibile, tanto che alcuni fecero invasione di campo prima della fine della gara. Dopo il triplice fischio, iniziò una festa memorabile. A questo proposito, vi svelo un piccolo segreto. La ‘mi figliola è venuta fuori romanista. Ha 22 anni, la portai un giorno all’Olimpico a vedere una partita della Roma e rimase colpita dall’inno “Roma, Roma”. Da allora tifa Roma. L’ho portata agli addii di Totti e De Rossi. S’è contagiata a vita, diciamo…”.
Perugia: Serse Cosmi (allenatore)
“Il campionato 2000-01 è stato il mio primo in Serie A. Venivo dalla C e per me fu una continua scoperta in quella stagione. Ho sempre ritenuto il massimo torneo quello più adatto alle mie caratteristiche, dove mi esprimo meglio, l’ho capito anche di recente a Crotone. In quel campionato con il Perugia riuscimmo a fermare la Roma sia all’andata, sia al ritorno".
"Al Curi ricordo un’ondata romanista impressionante. Finì 0-0 in casa nostra. Al ritorno, all’Olimpico, una gara ancora più emozionante. Per un pelo non diventammo l’unica squadra a vincere a Roma. Andammo due volte in vantaggio, la prima con Baiocco e la seconda con Saudati, ma poi l’orgoglio della Roma uscì fuori. La Roma meritò di vincere quel campionato. E da romanista fui felice”.
Reggina: Franco Colomba (allenatore)
“Stagione sfortunata per noi, conclusa con la retrocessione. L’anno prima ci salvammo, andando a vincere anche a Roma con gol di Cozza e Cirillo. L’anno dopo partimmo bene, vincemmo all’esordio con l’Inter di Lippi, poi iniziammo a lasciare troppi punti per strada, fino ad arrivare allo spareggio salvezza con il Verona, perso per un gol segnato in trasferta dai nostri avversari, che fece la differenza".
"Il ricordo di quelle partite contro la Roma è ancora vivo. Due belle gare. All’Olimpico stavamo per fare il colpo, pareggiando con Bogdani. Al ritorno ero stato squalificato la gara precedente, andai in tribuna e in panchina ci fu il mio vice Orlandi. A Reggio fu un bel match, equilibrato. Finì 0-0 e Mozart si mangiò un gol da pochi passi. La Roma meritò il titolo”.
Udinese: Luigi De Canio (allenatore)
“Il campionato 2000-01 con l’Udinese fu particolare perché iniziammo molto bene, ma poi i risultati stentarono ad arrivare nella seconda parte, tanto che poi al mio posto a stagione in corso subentrò Luciano Spalletti. Però ricordo bene il match di andata contro la Roma, all’Olimpico. Occasione in cui Totti segnò uno dei gol più belli di sempre della sua carriera, un sinistro al volo su assist di Cafu. Quella giocata me la ritrovo sempre nei video celebrativi di Totti…".
"Già l’anno prima la Roma aveva costruito questo percorso, questa possibilità di successo. Ed era diventata una squadra fortissima. Tante opportunità in attacco, diverse alternative in panchina, poi era un campionato straordinario, con almeno sette sorelle – come venivano chiamato all’epoca – tutte sullo stesso livello. Per me l’Udinese ha significato tanto, l’esordio in Serie A. Da allenatore iniziai facendo tanta gavetta, fino ad arrivare al torneo più importante. Furono stagioni intense, il coronamento di un durissimo lavoro”.
Verona: Attilio Perotti (allenatore)
“Quel mio Verona era una buona squadra. Con alcuni giocatori di talento come Oddo, Gilardino e Camoranesi che prendemmo come scommessa e poi si rivelò un grande calciatore, tanto da diventare campione del mondo con l’Italia. Quando affrontammo la Roma, nelle due sfide di andata e di ritorno, avemmo il merito di passare in vantaggio entrambe le volte".
"Sia a Verona, sia a Roma. Ma poi, inevitabilmente, ci confrontammo con la forza d’urto offensiva della Roma che aveva giocatori formidabili come Totti, Batistuta e Montella che ci segnarono nelle due occasioni. Noi, comunque, riuscimmo a salvarci nello spareggio contro la Reggina. Salvezza meritata per noi, scudetto meritatissimo per la Roma”.
Vicenza: Jeda (calciatore)
“Il campionato 2000-01 fu memorabile per me perché fu il mio primo in Italia. Da una squadra di secondo piano in Brasile, mi trovai in Serie A, a giocare contro tanti campioni. Ricordo che segnai il primo gol della mia esperienza al Vicenza proprio contro la Lazio. E di quella Roma che dire? Era una squadra stellare. Con tantissimi campioni. Batistuta, Cafu, Candela, Delvecchio, Emerson, Tommasi. E, su tutti, Francesco Totti. Uno con cui avrei voluto giocare insieme. Anche Capello ci mise del suo, ma aveva a disposizione un gruppo di calciatori unici, che fece la storia di quegli anni lì”.