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Un anno fa ci lasciava Ennio Morricone: il ricordo del figlio


Celebriamo il Maestro a un anno dalla scomparsa: così lo ricordava il figlio Marco, romanista come il papà

Un anno. Tanto è passato dalla morte di Ennio Morricone. Uno dei più grandi compositori della nostra epoca. E un grandissimo tifoso della Roma.

Il Maestro per antonomasia si spense il 6 luglio 2020 all'età di 92 anni. Il Club ne celebrò la grandezza dedicandogli una patch sulle maglie indossate dalla Prima Squadra contro il Parma, in campionato.

E un anno dopo, per ricordarlo, vi riproponiamo una nostra intervista al figlio Marco. Romanista come il papà.

Cosa le manca di più di lui?

"Mi mancano i caffè presi insieme la mattina. Mi manca vederlo scrivere. Mi manca lui: mio padre. Un papà molto rigoroso, così come lo era nell'esercizio della sua professione".

Cosa ha significato la Roma per Ennio Morricone?

"Era uno splendido momento di distrazione. Di leggerezza. Anche se poi, quando la Roma perdeva, ovviamente lui si arrabbiava. Da bambino non era romanista, lo è diventato probabilmente per i colori. La Roma gli toglieva pressione mentre componeva".

Quando era in tournée, il Maestro riusciva a informarsi sulla Roma?

"Vedeva le partite in streaming. C'erano sempre tre o quattro accaniti romanisti dietro al computer. Eravamo io, papà e qualche solista dell'orchestra".

Si dice che Naim Krieziu fosse stato l’idolo di suo padre, da ragazzo.

"Tutto vero. Un'ala destra. Era un suo fan".

E oltre a Krieziu, a quali giocatori Ennio Morricone è stato maggiormente legato nella sua vita?

"Sicuramente a Totti. Al di là della sua bravura, quello che li accomunava era il legame con la città. Per papà era molto forte. Quasi viscerale. E per Francesco è stato lo stesso. Tanti anni fa, mio padre sarebbe dovuto andare a vivere in California. Rifiutò per restare a Roma.

Papà era legato alle bandiere. A chi metteva le radici e dimostrava di possedere una leadership. Per questo voleva molto bene anche a De Rossi. Perché anche nei momenti in cui la squadra non andava bene, Daniele ci metteva la faccia".

Il Maestro ha mai pensato di comporre una canzone sulla Roma?

"Glielo propose il presidente Franco Sensi. Se ne parlò in maniera blanda. Ma mio padre gli rispose: È tanto bello l'inno di Venditti, tenete quello".

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