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Rüdiger, Völler e gli altri, quelli che il passato non si dimentica


“Chi tifa Roma non perde mai”, scrivevano i tifosi giallorossi in uno striscione del 2010 esposto prima di un Chievo-Roma, ultima giornata di campionato.

Mutando quelle parole gonfie di sentimento, si potrebbe anche aggiungere: “Chi tocca la Roma, non la dimentica mai”. Significa che indossare quei due colori, lascia una traccia. Indelebile. Non banale. Indimenticabile. Non solo nei calciatori romani o italiani, ma anche in quelli stranieri. È il caso ultimo di Antonio “Toni” Rüdiger, fresco campione d’Europa con il Chelsea. Il difensore di Berlino, durante i festeggiamenti allo stadio Do Dragao di Porto, alla richiesta di un cronista di salutare l’Italia, ha risposto dedicando parole solo al suo passato romanista: “Forza Roma sempre, forza Roma sempre”, con tanto di bacio indirizzato alla Capitale.

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Rüdiger ha vestito la maglia della Roma per due stagioni, 2015-16 e 2016-17, collezionando 72 presenze e 3 reti. Le partite giocate sarebbero state di più se non avesse riportato un infortunio al legamento crociato del ginocchio destro, durante un allenamento con la nazionale tedesca prima dell’Europeo 2016. Ma per tornare in campo ci mise poco più di quattro mesi, con un recupero veloce e solido, contribuendo da protagonista al campionato record degli 87 punti.

Andato via nel 2017 dalla Roma proprio in direzione Chelsea, il centrale si è tolto dopo quattro anni nei “blues” la soddisfazione di alzare al cielo la coppa più prestigiosa, con un dolce pensiero al club che gli permise di debuttare in Champions (16 settembre 2015, Roma-Barcellona 1-1).

In realtà, anche prima della partita contro Guardiola, Rudiger aveva fatto un riferimento alla sua esperienza italiana. In una lunga intervista a “The players tribune” di un paio di giorni fa. Argomento, il razzismo nel calcio.


“(…) Era una grossa fetta di tifosi laziali durante il derby del 2017. Quello non è stato il primo abuso razzista che ho subito, ma è stato il peggiore. Era vero odio. Lo capisci quando lo vedi nei loro occhi. Al momento non ho reagito. Non sono uscito dal campo. Non volevo dare loro quel tipo di potere. (…)

Penso molto spesso a Daniele De Rossi. È venuto da me dopo la partita contro la Lazio e mi ha detto qualcosa che non credo di aver mai sentito prima. Ero ancora molto teso, molto arrabbiato. De Rossi si è seduto accanto a me e ha detto: “Toni, so che non mi sentirò mai come te. Ma fammi capire il tuo dolore. Cosa sta succedendo nella tua testa?”. Non ha twittato. Non ha pubblicato un quadrato nero. Gli importava veramente”.


Quello di Rüdiger, tuttavia, non è stato l’unico caso di riconoscenza a distanza di tempo. Anche Rudi Völler, il tedesco volante, rivolse un pensiero ai sostenitori giallorossi e alla Roma il 26 maggio 1993, poche ore dopo aver vinto la Champions con il Marsiglia in finale con il Milan. Il 9 si era congedato da nemmeno un anno dalla causa romanista, dato che il Vujadin Boskov gli preferì Claudio Paul Caniggia.

Ma Rudi era rimasto troppo affezionato all’ambiente, avendoci trascorso cinque anni ed essendosi legandosi ad una donna romana. “Questa è una vittoria anche per i romanisti”, disse a margine della gara disputata a Monaco di Baviera, all’Olympiastadion.

Il 6 giugno 2015 ad alzare la Champions League è Luis Enrique. Anche lui in un Olympiastadion tedesco, ma non di Monaco, bensì di Berlino. Da allenatore del Barcellona. La prima vera esperienza in panchina per “Lucho” fu proprio alla Roma, nella stagione 2011-12. In un’annata di ricostruzione, con l’avvento della prima proprietà americana, lo spagnolo trovò alcune difficoltà per iniziare e attuare un nuovo percorso tecnico.

Ci riuscì in parte, ma al termine della “temporada” preferì interrompere l’esperienza nella Capitale. Restando comunque legato al club. La testimonianza dell’affetto la diede proprio pochi istanti il trionfo contro la Juventus di Allegri in finale: "Dedico la vittoria a un mio amico romanista, Claudio Bisceglia (interprete ai tempi di Trigoria, ndr), a tutti i romanisti che stasera saranno felici, alla società”.

Alisson Becker, portiere del Liverpool campione d’Europa del 2019, è stato anche l’estremo difensore della Roma nella campagna di Champions 2017-18 che si interruppe in semifinale proprio contro i “reds”. Rivalità atavica, quella tra Roma e Liverpool. Eppure, il brasiliano – qualche mese dopo il trionfo continentale con gli inglesi – riservò parole al miele per la Roma in un’intervista a Fox Sports datata 19 dicembre 2019: “Certo che seguo sempre il campionato italiano e i giallorossi, forza Roma!”.

Il 7 agosto 2020, infine, è stato il momento di Rudi Garcia. Il tecnico francese che rimise la “chiesa al centro del villaggio” nel 2013, risollevando la Roma in un momento particolare, vincendo le prime 10 partite del campionato e totalizzando al termine del torneo 2013-14 85 punti, riportando la squadra in Champions dopo tre anni.

Altro momento emblematico della sua parentesi italiana fu il 5 ottobre 2014, in un controverso Juventus-Roma 3-2. Quella partita, probabilmente, non l’ha mai digerita. Tanto che dopo aver eliminato la Juventus dalla Champions alla guida del Lione disse: “Ho un messaggio per i miei amici della Roma: ‘Ragazzi ce l’abbiamo fatta!'”.