Paulo Fonseca è andato molto vicino alla previsione che aveva fatto sabato: “Chi giocherà meglio avrà più probabilità di vincere il derby. Poi può anche non succedere, ma io ci credo”. La Roma non solo ha giocato meglio della Lazio, ma ha dominato la partita in ogni aspetto senza riuscire a vincerla.
Mancano due punti e i rimpianti per le occasioni non sfruttate bruciano, ma ci resta negli occhi soprattutto una prestazione di altissimo livello contro una squadra che attraversa uno straordinario periodo di forma. Il derby ci lascia tante cose positive e segnali confortanti in vista della seconda parte della stagione.
Il dominio della Roma è stato fisico e tecnico, ma anche tattico. La squadra ha raggiunto un chilometraggio leggermente superiore a quello degli avversari (109,92 chilometri contro 109,55 - fonte Lega Serie A), ma lo ha fatto tenendo il pallone tra i piedi per 38 minuti contro i 18 della Lazio, un possesso palla schiacciante (67% contro 33%). La Roma è stata migliore in tutti gli indicatori sulla qualità del gioco ed è stata anche più pericolosa della Lazio. Il dato sugli expected goals è inequivocabile: 3,88 xG a 1,07 secondo WyScout. La squadra di Inzaghi non aveva mai prodotto così poco e concesso così tanto in questa Serie A.
A creare i presupposti per una prestazione del genere c'è stato un piano gara perfetto studiato da Fonseca, che ha dimostrato di avere fatto tesoro delle indicazioni avute all’andata.
L'attenzione alle caratteristiche dell'avversario e la cura dei dettagli sono grandi qualità dell'allenatore portoghese. Grazie alla strategia ideata da Fonseca, la squadra è riuscita a togliere certezze alla Lazio: ha bloccato le fonti di gioco di Inzaghi (Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Leiva), ha tagliato i rifornimenti per le punte e ha disinnescato Lazzari, costretto a una partita difensiva.
La Roma ha giocato forse la migliore gara stagionale per quanto riguarda l'applicazione nel pressing: ha pressato alto la Lazio con grande continuità e aggressività, per tutti i 90 minuti, impedendole di respirare.
Da un ottimo pressing offensivo, per esempio, è nata l’azione del palo di Pellegrini.
Veretout, lo stesso Pellegrini e Cristante hanno controllato da vicino Luis Alberto, Leiva e Milinkovic, così alla Lazio non è rimasto altro da fare che cercare sbocchi sulle fasce o tentare il lancio lungo. Ma la Roma ha sempre fatto buona guardia sugli undici lanci tentati da Strakosha grazie a un lavoro perfetto dei difensori nei duelli aerei e alla massima attenzione sulle "seconde palle". E sulle fasce la Lazio non ha mai trovato spazi perché Lulic e Lazzari non sono stati in grado di vincere i duelli con gli avversari diretti.
I numeri della partita di Lazzari ci dicono tanto sulle difficoltà della Lazio nello sviluppo del gioco. L'esterno ha una media stagionale di 29 passaggi e 5,34 cross tentati ogni 90 minuti: ieri si è fermato rispettivamente a 14 passaggi e a un cross. Lazzari compie 3,87 allunghi in media a partita: nel derby non è riuscito a farne uno. È rimasto costantemente sulla difensiva per coprire su Spinazzola, che rispetto a lui ha un altro passo, e sui movimenti nei mezzi spazi di Kluivert.
In difficoltà anche Luis Alberto, che non è stato quasi mai nelle condizioni di poter giocare il pallone con facilità. Non abbiamo visto, per esempio, alcun passaggio filtrante dei 2,86 ogni 90 minuti di media né abbiamo visto lo spagnolo riuscire a servire gli attaccanti in posizioni pericolose come ci aveva abituato a fare in questa stagione: dei 4,27 passaggi in area a partita tentati, ieri ne abbiamo visto solo uno, tra l'altro non riuscito.
Difficile trovare spazi perché la Roma sul lato sinistro della Lazio ha fatto tanta densità con Cengiz Ünder, Veretout e Pellegrini (questi ultimi due bravi a scambiarsi continuamente le posizioni), Santon e Mancini.
Disinnescato il potenziale offensivo della Lazio, la Roma ha controllato la partita impostando sempre l'azione con tre difensori (Santon, tra i migliori, Mancini e Smalling) e disordinando il 3-5-2 degli avversari attraverso il movimento continuo di mediani e trequartisti. In particolare, l'azione di Kluivert nello spazio compreso tra Leiva e Milinkovic ha creato una costante indecisione nei centrocampisti laziali.
La Roma non avrebbe potuto dominare così la partita senza una prestazione eccellente, ma soprattutto generosa, dei suoi esterni. In particolare, Cengiz Ünder, largo a destra, è stato un pericolo costante per la difesa della Lazio, costretta in alcune occasioni addirittura a triplicarlo. Lulic, obbligato al primo fallo dopo pochissimi secondi, non lo ha preso mai: Cengiz ha tentato 22 dribbling e ne ha vinti 13, stabilendo il record personale in tutte le partite giocate da professionista, sia con i club sia con la nazionale maggiore.
Ma soprattutto lo abbiamo visto puntare l'avversario con ambizione e coraggio, anche a costo di sbagliare. Nella sua partita non sono mancate giocate imprevedibili e spettacolari (la magia nell'azione che ha portato al rigore poi annullato dall'arbitro Calvarese) e sarebbe stata una prestazione perfetta se avesse sfruttato l'occasione sull'1-0 nel primo tempo.
Da Cengiz però continuano ad arrivare segnali importanti di crescita dopo la buona prestazione di Parma e il gol alla Juventus: sta tornando l’attaccante decisivo di due stagioni fa.
Tra i migliori in campo della Roma c'è sicuramente Bryan Cristante, che sta dimostrando di avere ritrovato la condizione ideale dopo l'infortunio che lo ha tenuto fuori per due mesi e mezzo. Prestazioni come quella di ieri ci aiutano a capire meglio quanto è stata pesante questa assenza per la squadra. Cristante è stato solido dal punto di vista difensivo, con sette duelli vinti su dieci, e perfetto tatticamente.
Qui lo vediamo coprire il centro dell'area recuperando un pallone insidioso nell'unica occasione nella quale Lulic è riuscito ad andare sul fondo e mettere una palla al centro.
La sua è stata anche una partita di alto livello in fase di possesso, con tre passaggi filtranti tentati e l'assist per il gol di Dzeko.
Nell'analisi della prestazione della Roma nel derby non può mancare un capitolo sulla partita di Chris Smalling e Gianluca Mancini. Sempre concentrati, determinati nei contrasti, attenti e rapidi nel difendere la profondità contro avversari temibili come Immobile e Correa.
L'inglese ha praticamente azzerato la pericolosità del capocannoniere del campionato, mettendo le cose in chiaro nel primo tempo con un confronto in velocità vinto con un grande intervento difensivo (e che ha impressionato anche la panchina della Lazio, inquadrata dalle telecamere poco dopo).
Smalling e Mancini hanno confermato la loro forza nei duelli aerei, la grande attenzione nelle coperture e nelle marcature preventive.
Ma il loro contributo è stato fondamentale soprattutto in fase di costruzione. Mancini ha realizzato 86 passaggi su 88 di cui il cento per cento di passaggi in avanti riusciti (21 su 21).
Come questo.
Anche Smalling ha giocato tanti palloni e in alcune occasioni lo abbiamo visto lanciarsi nell'azione offensiva e dare supporto. Ha tentato 84 passaggi (79 riusciti), primato da quando gioca nella Roma e migliore prestazione personale negli ultimi tre anni (91 passaggi tentati in Manchester United-Wigan di FA Cup del 29 gennaio 2017).
Non è arrivata la vittoria e il rammarico resta, ma la prestazione di ieri della Roma è rassicurante perché dimostra che la squadra ha principi di gioco solidi e che le sconfitte di gennaio non sono le spie di problemi profondi. Ora Fonseca può recuperare giocatori importanti e sfruttare le potenzialità della rosa. La squadra deve sfruttare meglio quello che crea, ma l’allenatore da ieri ha una certezza in più: «Giocando così è più facile credere in questa squadra».