
L’esperienza di Keita ha inoltre infuso una sensazione di calma e compostezza alla squadra di Spalletti. Che si tratti di controllare il ritmo dei passaggi o agire da formidabile schermo davanti alla difesa, Keita è stato ed è tuttora uno dei motivi della straordinaria cavalcata recente della Roma, che l’ha portata a vincere sette gare di fila in campionato.
Prima della gara di Champions League disputata dai giallorossi a Madrid, Keita ha fatto registrare una delle sue migliori prove della stagione nella netta vittoria per 4-1 sulla Fiorentina, con Spalletti a tesserne le lodi subito dopo l’incontro.
“Seydou ha disputato una grande partita” – aveva affermato entusiasta Spalletti. “La sua esperienza e la sua presenza fisica sono state determinanti – ha giocato davvero bene”.
“È stato molto attivo nell’affrontare i centrocampisti offensivi della Fiorentina, Josip Ilicic e Federico Bernardeschi. È riuscito a proteggere la difesa, ha fatto un lavoro egregio”.
Affrontare la poliedrica formazione di Paulo Sousa ha certamente preparato Keita ad affrontare i giganti del Real Madrid, che, tra le altre cose, conosceva già molto bene visti i suoi trascorsi spagnoli con Barcellona, Siviglia e Valencia. Incredibilmente, dei 17 matchgiocati contro le merengues durante la sua permanenza in terra iberica, Keita ne ha persi solamente due.
E se la Roma non è riuscita purtroppo ad avere la meglio della formazione di Zinedine Zidane al Santiago Bernabéu, Keita ha dimostrato ancora una volta perché viene ritenuto una componente fondamentale di questa squadra. Dalla posizione di centrocampista arretrato, il maliano ha fornito sostanza al gioco della Roma, con e senza palla, in una gara in cui il suo senso della posizione, la sua intelligenza, la sua fisicità e le sue capacità tecniche non sono certo passate inosservate.
Difensivamente, Keita si è dimostrato ancora una volta solido. Il suo senso della posizione ha fatto sì che si trovasse sempre nel posto giusto, prima per proteggere il reparto arretrato e poi per aiutare i compagni nella marcatura di Cristiano Ronaldo, James Rodriguez e Gareth Bale ogniqualvolta questi si avventuravano nella sua area di competenza.
Inoltre, la fondamentale protezione garantita ai terzini della Roma ha dato a questi la libertà di spingersi in avanti, sapendo che il maliano li avrebbe senz’altro coperti. Il suo contributo è stato ancora più evidente quando uno dei due centrali della Roma, Kostas Manolas o Ervin Zukanovic, era costretto a uscire per eseguire compiti di marcatura.
In questi frangenti, Keita arretrava astutamente per occupare lo spazio rimasto sguarnito e per far sì che non vi fossero porzioni di campo invitanti per il talentuoso pacchetto offensivo del Real Madrid.
Aggiungiamo a questo la sua capacità esemplare di leggere le azioni e non possiamo sorprenderci del fatto che Keita abbia fatto registrare nella notte europea due contrasti, tre disimpegni e una ribattuta.
Nel frattempo, durante la fase offensiva, l’ambidestro Keita ha utilizzato la sua abilità nel passaggio per orchestrare alcune delle più pericolose azioni d’attacco della Roma, fungendo anche da punto di riferimento per i compagni durante le più lente e ragionate fasi di possesso palla.
Avendo militato nel Barcellona per quattro stagioni, non è sorprendente come il maliano si trovi a proprio agio in questo aspetto del gioco e contro il Real Madrid l’ha ampiamente dimostrato. Ha saputo gestire al meglio ogni situazione, dalle giocate di prima nello stretto ai passaggi più lunghi e profondi.
Nonostante i 36 anni, Keita si mantiene sempre in un’eccellente forma fisica e questo l’ha certamente aiutato nel tempo a svolgere il suo ruolo in maniera impeccabile.
“Non bevo caffè” – ha affermato l’esperto giocatore. “Non fumo e non tocco l’alcol. Va contro la mia religione. Prego cinque volte al giorno, mi alleno e, a parte questo, il mio lavoro consiste nel riposare e pensare alle mie due figlie prima e dopo la scuola. Non devo fare nient’altro”.
Dal punto di vista di un allenatore, l’intransigente disciplina di Keita e l’impegno profuso nel suo lavoro lo rende il giocatore ideale con cui lavorare, qualcosa di cui aveva parlato anche un entusiasta Guardiola, in riferimento ai trascorsi blaugrana dei due.
“Keita è una di quelle persone che conferisce dignità al mestiere dell’allenatore”, aveva affermato Guardiola. “Aver potuto conoscerlo e aver potuto lavorare con lui è una delle cose migliori che mi siano mai capitate”.
Spalletti, senza dubbio, non potrà checoncordare.