Quella di Vittorio Boldorini in giallorosso è stata un'avventura coronata da uno Scudetto, ma soprattutto dall'affetto di tutto il mondo romanista, un legame andato ben oltre le sette stagioni di militanza.
Primo massaggiatore della squadra campione d'Italia del 1983, Boldorini inizia il suo percorso sportivo negli anni '60 arrivando nel 1968 al Banco di Roma. Forte di un'ampia conoscenza dello sport - oltre al pallone anche polo, rugby e basket - si guadagna la stima di Giacomo Losi, che da tecnico del Bancoroma gli suggerisce di provare l'avventura nel calcio di Serie A, alla Roma. La proposta gli arriva sul serio, ed è irrinunciabile. "A casa avevo appesa al muro una targhetta con un disegno", raccontò nel 2013 in un'intervista al Romanista, "c'era scritto: 'in questa casa è romanista anche il gatto'. Come potevo dire di no alla Roma?".
Così firma il contratto, ma la sua prima partita da dipendente della Roma la vive in tribuna, invitato dal presidente Viola. E' il 6 maggio 1979, il giorno del 2-2 all'Olimpico con l'Atalanta in cui un gol di Roberto Pruzzo scaccia lo spettro della retrocessione. Quattro anni dopo, sempre a maggio, va in gol ancora il 'Bomber', ma lo scenario è totalmente diverso: Genova, Stadio Luigi Ferraris, 1-1 con i grifoni e Roma campione d'Italia per la seconda volta.
Professionista esemplare e grande amante dei colori giallorossi, fece suoi i segreti della vecchia scuola dei massaggiatori, spesso e volentieri angeli custodi degli atleti. Come quando nelle concitate fasi successive al fischio finale di Roma-Dundee 3-0, con la qualificazione alla finale di Coppa dei Campioni ormai in tasca, fu proprio lui a 'scortare' fuori dal campo il tecnico degli scozzesi per evitare che qualcuno dei giocatori giallorossi incappasse in problemi disciplinari.
Decide di lasciare il calcio professionistico e la Roma alla fine della stagione 1985/1986, dopo sette stagioni in giallorosso. Avrebbe potuto farlo già nel 1984, quando Nils Liedholm gli propone di seguirlo al Milan: "Barone", rispose Boldorini al tecnico svedese, "io la seguirei ovunque ma come faccio a lasciare la Roma?". Quando passa il testimone a Giorgio Rossi si dedica al suo studio fisioterapico nel quartiere Prati. Lì, tra i tanti ricordi della sua parabola giallorossa, una foto in bianco e nero in campo insieme a Falcao. Un amore testimoniato anche di recente, a novembre del 2015, quando nonostante le condizioni di salute lo potessero sconsigliare volle fortemente prendere parte alla presentazione del libro di Luciano Tessari sulla Roma di Liedholm. Quel gesto di affetto gli valse l’applauso di tutti i presenti, lo stesso che idealmente gli dedica oggi la Società insieme a tutti i tifosi romanisti.
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