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Monchi su calciomercato, rosa attuale e stagione in corso


All’indomani della chiusura del mercato invernale, Monchi ha presentato ai media il nuovo arrivato in casa Roma e ha parlato della campagna acquisti, dei suoi primmi mesi in giallorosso, della rosa attuale e della strada che la squadra dovrà intraprendere per proseguire il cammino in campionato

Ecco tutte le parole del direttore sportivo in conferenza stampa.

“Siamo qui per la presentazione del nuovo acquisto della Roma, Jonathan Silva e cui diamo tutti il benvenuto e a cui facciamo un in bocca al lupo per questi mesi con noi. Siamo convinti che farà un buon percorso qui. Con il suo procuratore i contatti sono iniziati nei primi giorni di mercato, quando abbiamo iniziato a parlare di una probabile uscita di Emerson”.

Cosa si aspetta da lui e in cosa deve ancora migliorare Jonathan Silva?

“È un giocatore che conosciamo bene, ha fatto un bellissimo percorso all’Estudiantes, al Boca e allo Sporting di Lisbona. Ha le i fondamentali e le caratteristiche che stiamo cercando per il terzino che piace a Eusebio Di Francesco. È ancora giovane, ovviamente può ancora migliorare ma ha anche caratteristiche buone per poter far bene”.

Che bilancio fa di questa sessione di mercato?

“Il bilancio a livello sportivo e a livello di acquisti in uscita penso sia stato normale. Sono usciti Castan e Nura in prestito e Emerson Palmieri e Hector Moreno a livello definitivo. Poi Abbiamo fatto Jonahtan come acquisto. Se guardiamo la partecipazione che hanno avuto i quattro giocatori usciti non è tanta: Nura non ha giocato, nemmeno Leandro, mentre Emerson e Moreno molto poco. Sono convinto che abbiamo fatto il mercato di cui la Società aveva bisogno. Forse avremmo potuto far meglio, ma era in linea con i nostri obiettivi. Una volta arrivato a conoscere e capire meglio questa Società, per me sarà più facile lavorare. Io devo migliorare per continuare il percorso che ho nella mia testa per la Roma, ne sono convinto. Mi sono convinto anche che questi nove mesi passati qui per me saranno di aiuto per poter fare ancora meglio”.

Avete il secondo monte ingaggi della Serie A: si aspetta di più dai leader di questa squadra?

“Sono convinto che nessuno possa essere contento del quinto posto. Credo che non dobbiamo cercare responsabilità, ma trovare soluzioni. Il primo responsabile sono io, che ho costruito la rosa e prendo le decisioni. Pertanto, se qualcuno cerca un responsabile del momento che la squadra attraversa lo troverà qui nella mia persona, non serve cercarne altri. È vero che tutti possiamo migliorare: calciatori, tecnico ed evidentemente anche il direttore sportivo. Ma sono convinto al cento per cento che la squadra e tutti capiscono che c’è qualcosa da migliorare a livello individuale. Insisto, però: la responsabilità massima è del direttore sportivo che ha l’autonomia di poter decidere per questa Società”.

Ha trovato difficoltà che non si aspettava in un nuovo ambiente? All’inizio lei disse come frase “questa squadra non ha scritto il cartello vendesi”. Si è pentito di quelle parole?

“Io concepisco che il direttore sportivo di una società debba dire qualcosa per proteggere la Società. Questa frase venne detta in tal senso. Guardare indietro, secondo me, non aiuta affatto: io devo guardare avanti e lavorare per costruire una Roma più vicina a quello che i tifosi vogliono. È vero che oggi sportivamente siamo distanti dai nostri obiettivi. Credo che sia giunto il momento di stare più zitti e lavorare di più. Questo è il momento di mettere sopra il tavolo tutto quello che abbiamo dentro ed è anche il momento di capire che i tifosi sono arrabbiati. Guardare indietro non frega niente a nessuno adesso. Guardiamo avanti e assumiamoci tutti la nostra responsabilità, io per primo. Perché questa Società secondo me a livello strutturale per me è molto alto e sportivamente noi dobbiamo cercare di allinearci a quel livello. Pertanto non è importante quello che pensavo in passato, l’importante per me sono il presente e il futuro. Al momento dobbiamo stare più zitti e lavorare di più. Lo ripeto”.

Lei ha detto questa piazza le avrebbe permesso di essere il vero Monchi: quanto ci mancherà per vederlo effettivamente?

“È vero che ho detto che io ho scelto la Roma perché ho pensato che qui si poteva vedere il vero Monchi. Finora è stata la frase più vicina alla realtà. Non so se conoscete la mia storia, ma quando si parla di Monchi si parla di una figura che vende e compra tanto. Qui lo stiamo facendo, vi consiglio di leggere il libro che parla di me per conoscermi meglio. Sono convinto che, come ho detto prima, devo migliorare. Mi prendo la responsabilità, ci sono cose che ho fatto da dover migliorare senza dubbio, ma è vero che voi conoscete meglio di me questa città e questo club: sono nove mesi che sono arrivato e oggi sono convinto di due cose: che conosco meglio la Società e che sono un professionista migliore rispetto a quando sono arrivato. Di queste due cose ne sono convinto al cento per cento. Non cerco alibi mi assumo tutte le responsabilità, ma il lavoro di un direttore sportivo non è solo il lavoro del presente. Per me sarebbe più facile non guardare a ciò che è importante per la società e pensare solo a me. Ma credo che il direttore sportivo della Roma abbia come obiettivo primario la Roma, come quello secondario sempre la Roma e poi forse solo in terza battuta deve pensare a se stesso”.

Moreno è stato il suo primo acquisto e lo ha rivenduto dopo poco: rifarebbe tutti questi acquisti? Che lavoro pensa di aver fatto finora?

“In questo ruolo di direttore sportivo ho sempre la stessa idea: ogni giorno e ogni anno e ogni stagione si impara. Io sei o sette anni fa ho imparato che quando uno fa un acquisto e questo acquisto per i dettagli che vuoi non va bene, la cosa migliore è chiudere. Per me sarebbe stato più facile dire a Hector di continuare qui, ma credo che dobbiamo riconoscere che non sia andato bene. Ieri mattina abbiamo ricevuto un’offerta che era più o meno in linea con il prezzo a cui è stato portato a Roma e abbiamo deciso di fare l’operazione. Il giocatore ha anche la sua opinione, voleva giocare per andare bene al Mondiale, quindi ci siamo trovati tutti d’accordo. Per me è meglio riconoscere l’errore piuttosto che proseguire con l’errore. La soluzione economica per la Società era buona e lo abbiamo fatto. Il resto degli acquisti? Possiamo parlarne, uno per uno, ma credo che ci siano tante cose che influiscono nel rendimento dei calciatori. Potrei portare l’esempio di diversi calciatori che nei primi sei mesi non hanno fatto niente e che poi sono diventati importanti: questo è accaduto in Italia, in Spagna, in Portogallo e in altre parti del mondo. Sono convinto che i calciatori acquistati prima o poi giustificheranno il loro acquisto. Per Karsdorp è difficile perché è infortunato, Patrik non è mai stato al cento per cento. Cengiz viene dalla Turchia, non parla italiano e nelle ultime partite si avvicinato di molto al suo vero valore. Oggi dare un giudizio su tutti sarebbe ingiusto. Ripeto: tutti dobbiamo migliorare, anche loro, ma credo ci sia un tempo di adattamento di cui tutti hanno bisogno”.

In questi nove mesi, l’hanno forse delusa i giocatori che ha trovato già qui?

“Per me è difficile fare una riflessione oggi che siamo quinti e che abbiamo fatto sette partite senza vincere. Per me hanno giocatori di alta qualità, li guardo tutti i giorni, lo dico sinceramente. Hanno ottime qualità tecniche e fisiche, si allenano bene. A volte le squadre perdono non solo per questioni tecniche o tattiche. Io sono convinto che questa squadra sia forte a livello fisico e nei suoi individui. Sono sorpreso di questi ragazzi, quando sono arrivato ad aprile a Roma nei primi mesi in cui ero più rilassato rispetto a ora ho trovato giocatori di livello alto. Se portassimo indietro questa domanda all’8 dicembre troveremmo una sola risposta da parte di tutti, che andrebbe a confermare la qualità della squadra. Oggi è difficile sostenerlo, perché il momento non è buono. In questo mercato abbiamo venduto un giocatore che aveva una sola presenza in stagione al Chelsea, significa che la squadra è forte ed è di livello”.

Si sente di confermare che Eusebio Di Francesco sarà qui anche il prossimo anno.

“L’allenatore non è un tema, io posso solo provare ad aiutarlo giorno dopo giorno”.

Eravate effettivamente vicini all’acquisto di Blind?

“Blind è stato offerto a noi tre o quattro giorni fa, è stato valutato sia a livello sportivo sia a livello economico e abbiamo concluso che non era un giocatore adatto a noi. Non dobbiamo mai dimenticare l’aspetto economico, altrimenti prenderemmo tutti i campioni del mondo”.

Avete in squadra un top player come Alisson. Sono già arrivate offerte per lui?

“Non abbiamo ricevuto nessuna offerta per Alisson. Credo che cominciare a parlare già dal primo febbraio di chi resta e di chi va non sia di aiuto alla squadra. Lasciamo un po’ il mercato da parte, è finito ieri. Iniziamo a parlare di gioco, di risultati, di tattica e tecnica. Sarà meglio per tutti”.