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    Mourinho: "Noi andiamo a Bergamo con l'obiettivo di vincere"


    José Mourinho ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Atalanta-Roma, diciottesima giornata di campionato.

    Ecco le parole del tecnico portoghese.

    L’Atalanta ha una profondità di rosa non indifferente, non accade la stessa cosa per la Roma. Servirà un’impresa e come è possibile realizzarla? Smalling ci sarà?

    “Partiamo dalla fine. Smalling è recuperato, è in condizione di giocare senza problemi. C’è una differenza fondamentale tra noi e l’Atalanta. Sei mesi per me e sei anni per Gian Piero. Però sei mesi e sei anni significa non soltanto numero di allenamenti, identificazioni nei processi, nelle idee, sono 12 finestre di mercato contro uno. È una società fantastica, molto stabile, con lavoro di gruppo tra club e Gasperini”.

    “Era una squadra limitata all’epoca. Dieci anni dopo è una squadra di Champions League, che gioca per vincere lo scudetto. Noi siamo una squadra con una proprietà nuova, che per me sta facendo un lavoro fantastico a tutti i livelli, un allenatore da sei mesi, un mercato reattivo e non proattivo. Esiste una differenza significativa nei momenti di crescita o di stabilità delle due società con conseguenze sulla squadra”.

    “Però esiste una cosa su cui non ho nessun dubbio, che domani noi possiamo vincere. Perché il calcio è il calcio. Noi abbiamo giocatori bravi, uno spirito di squadra non dico unico, perché sicuramente ci sono altre squadre con la stessa empatia, con la stessa amicizia, però noi siamo una squadra fantastica a questo livello. È ovvio che, come tu dici, guardando in panchina con l’Atalanta c’è tanta qualità ed esperienza, dall’altro lato – principalmente perché abbiamo infortuni da gestire – esiste tanta gente giovane, con un numero molto ridotto di minuti in Serie A di alto livello”.

    “Però riguardo la partita di domani, noi andiamo lì per vincere. Non andiamo lì per dire: “Ehi, voi rappresentate sei anni di lavoro e noi sei mesi. Voi avete una rosa di 25 giocatori esperti, noi una rosa di 14 o 15”. No, noi domani andiamo lì per giocarcela. Se tu adesso mi dicessi: “Josè, domani pareggio e rimani a casa”, direi di no. Non voglio. Voglio andare, voglio giocare. Voglio misurare la mia squadra contro un’altra di grande qualità. Nonostante il rispetto, ma ammirazione per il lavoro che hanno fatto a Bergamo, andiamo lì per vincere”.

    Può essere la partita di Zaniolo, anche visto il modo di giocare dell’Atalanta?

    “Nicolò lo vedo bene, sta giocando bene, con una buona mentalità. E non parlo di ruoli specifici in campo. Quella cosa a Sofia è sicuramente conseguenza di una partita che sembrava finita, dove lui non ha voluto rischiare niente. Però sono contento. Anche se i numeri sembrano strani. Non ha fatto un gol in Serie A, tutto questo tipo di situazione, ma io sono contento”.

    “I gol arriveranno. Lasciatelo tranquillo, fategli fare il suo gioco, la sua crescita naturale, creare l’empatia di gioco con altri giocatori. Io sono contento, non sono preoccupato, lui può solo migliorare. Non dico che domani è la sua partita, che può farci vincere da solo perché non esiste, ma giocherà titolare e sono fiducioso che possa fare bene”.

    L’Atalanta è un modello societario da seguire? E Ibanez è pronto?

    “Ci sono diversi modelli da seguire. A me il loro piace, piace tanto. Se tu sai che io ho fatto tanti anni in dei club completamente diversi. Che facevano un mercato aggressivo, costoso, per il presente e non per il domani. Io ho ammirazione per questo profilo di progetto. Il progetto è lì. Sono sei anni. Un mercato intelligente, una squadra che diventa anche forte nella stabilità economica. Come dicevo prima, non solo rispetto, ma anche ammirazione per loro. Però dove erano loro dieci anni? Se guardiamo ai proprietari e all’allenatore in modo fiducioso, sono sicuro che la direzione è giusta. Ibanez? Nello stesso modo in cui dico “Smalling ok”, dico Ibanez così così”.

    Mi ha colpito vedere un suo video in cui si emoziona particolarmente per la qualificazione in Europa League del Tottenham. Lei è pronto a emozionarsi per ciò per cui gioca la Roma?

    “Ci sono delle squadre che si emozionano con la salvezza. Sono obiettivi. Quando la gente qualche volta dice: “Quell’allenatore lì, con tanti trofei”. E quelli che non hanno vinto così tanto? Ci sono degli obiettivi. Se Tiago Motta salva lo Spezia, se Sheva salva il Genoa, se si salva la Salernitana, sono allenatori che possono emozionarsi ed esultare. Per arrivare alla tua domanda, se sono pronto a emozionarmi per una nostra vittoria, rispondo ovviamente sì”.

    “È per questo che lavoriamo. In questa stagione non abbiamo nemmeno un target preciso, a parte la classifica che è il target più misurabile. C’è una cosa per me in questo progetto che è fondamentale. Quando un progetto è a breve termine, non è così importante. Invece quando hai un progetto più a lungo termine, l’empatia è una cosa fondamentale. Tu non puoi avere un progetto a lungo termine se non hai empatia”.

    “Come puoi vivere con una persona tanto tempo se non hai empatia? Puoi farlo per sei mesi, un anno e poi tu vai via. Quando tu porti avanti un progetto a lungo termine, hai bisogno di empatia. Si respira un’atmosfera qui dentro assolutamente fantastica. Mi dà una tranquillità enorme questo tipo di progetto. Però torniamo alla domanda di prima di Angelo (Mangiante, ndr), domani è per vincere. Magari pareggiamo, magari perdiamo, ma il nostro obiettivo è di andare lì e vincere”.

    Vincere domani significherebbe guardare più da vicino l’obiettivo Champions o perdere significherebbe dire addio a quell’obiettivo lì?

    “Io non voglio giocare questa partita con questo in testa. Non voglio giocare questa partita con il pensiero “dobbiamo vincere con la speranza di…” o “se perdiamo non abbiamo più speranza”. Non voglio andare in questa direzione. Magari i numeri dicono tanto. Una cosa è una differenza di 7-8, un’altra è 10-12. La sfida domani non è possiamo o non possiamo. La sfida è domani giocare contro una squadra di grandissima qualità, vedremo se riusciremo a vincere”.

    L’Atalanta è molto pericolosa con i trequartisti. Difendere quella porzione di campo sarà una delle chiavi tattiche della gara?

    “Vado all’ultima partita nostra contro lo Spezia. Perché abbiamo avuto problemi nel secondo tempo? Perché abbiamo perso la palla troppo facilmente. Se invece dello Spezia, ci fossero stati giocatori di un livello superiore, magari quella partita non l’avremmo vinta. Tu parli dei trequartisti. Ovvio. A noi non interessa chi gioca”.

    “Pasalic, Malinovskiy, Miranchuk, Ilicic. Mi devo centrare su di noi, di gestire il gioco, il ritmo del gioco, il momento locale di perdita di palla. Ieri abbiamo trovato una buona mezzora per lavorare su questo. Dobbiamo avere più sicurezza sul nostro possesso palla”.