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Oddi "leone" e l'ultima volta di Falcao all'Olimpico


Nelle parole di Emidio Oddi, il racconto di chi fu Paulo Roberto Falcao per la Roma

La Roma non ha avuto un solo mito. La sua Storia è costellata di leggende. E Falcao è una di queste. Il 2 dicembre 1984, contro l'Udinese, Paulo Roberto gioca la sua ultima partita allo Stadio Olimpico con la maglia della Roma.

Chi può raccontare bene cosa abbia rappresentato Falcao per la Roma è Emidio Oddi. Oddi "leone", lo ribattezzarono i tifosi. Oddi c'era, in quel 2 dicembre: Roma-Udinese 2-1, gol di Pruzzo e Graziani. Fu l'ultima volta che gli scarpini del Divino Falcao calcarono il prato dell'Olimpico in una partita ufficiale.

Chi fu Falcao?

"Ricordo il suo assist, con velo di Cerezo, per il gol che feci alla Dinamo Berlino in Coppa dei Campioni. Per me, Paulo fu però soprattutto un secondo allenatore. Venni a Roma l'anno dopo lo Scudetto: a Verona marcavo a uomo e non fu semplice adattarmi alla difesa a zona. Liedholm ti diceva cosa fare, ma poi non riusciva a starti costantemente appresso: doveva badare a 25 giocatori. Per questo c'era Falcao. In due o tre partite mi disse come dovevo difendere. Quando avevo il pallone tra i piedi e subivo il pressing degli attaccanti avversari, Falcao si faceva trovare in posizione per ricevere palla. Come per dirmi: stai tranquillo, ci sono io".

Nel tempo si è tramandata anche l'eleganza di Falcao.

"Tutto vero. Oltre a essere altruista, in campo faceva delle giocate straordinarie. Nella nostra area aveva una tranquillità sorprendente: smistava il gioco come se si trovasse nella metà campo avversaria, invece che a pochi metri dalla nostra porta. Idem in attacco. Anche con le marcature strette, lui riusciva magari a smarcare Pruzzo con un'intuizione. Con un colpo di tacco".

Falcao indossava la numero 5, ma qual era il suo esatto ruolo?

"Paulo era un centrocampista che faceva sia la fase difensiva, sia quella offensiva. Quando l'azione si sviluppava, lui si faceva trovare pronto per il tiro in porta o per servire l'ultimo passaggio. Era un giocatore completo. Veniva a prendersi palla da me e, fraseggiando, portava la squadra fino all'area avversaria. A me chiedeva di spingere in avanti per aprirgli lo spazio".

Con le dovute proporzioni e il rispetto che si deve al Divino, c'è un calciatore che le ricorda Falcao?

"Non saprei. Forse non c'è stato. Falcao è stato unico".

Anche la grinta di Oddi è stata unica. La chiamarono "Oddi leone".

"La prima volta che l'ho letto sono rimasto sorpreso. Ero arrivato dopo Vierchowod, nonostante ricoprissimo ruoli diversi: lui era un centrale difensivo, io un terzino destro. Quando i primi tempi prendevo palla, sentivo un brusio: la gente pensava che non fossi dotato della tecnica sufficiente per vestire la maglia della Roma. Ma dopo un mesetto, i tifosi hanno cominciato ad apprezzarmi e, sotto la Sud, mi sono ritrovato lo striscione Oddi leone. Che poi è anche diventato un coro. Anche un grande campione romanista mi chiamava così".

Chi?

"Bruno Conti. Invece di rivolgersi a me come Emidio o Mimmo, mi diceva: Oddi leone, come va? Conti come Falcao. Sono stati due grandissimi campioni".

Liedholm ti diceva cosa fare, ma poi non riusciva a starti costantemente appresso: doveva badare a 25 giocatori. Per questo c'era Falcao

- Emidio Oddi