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    Claudio Ranieri: "Ai calciatori chiederò di essere squadra"


    Le parole del tecnico giallorosso nella sua intervista dopo la firma del contratto

    Dopo la firma del contratto per la sua seconda avventura da allenatore della Roma, Claudio Ranieri ha rilasciato un'intervista in cui ha parlato delle emozioni per il suo ritorno in giallorosso e degli obiettivi di questa stagione.

    Partiamo dalle emozioni: cosa significa per lei tornare alla Roma?

    “Tornare a Roma per me significa tanto, tutto. Sono sempre stato tifoso della Roma, sin da bambino. Dormivo da tanto tempo la notte, ma stanotte quando ho realizzato questa opportunità non ho dormito. E questo è un buon segno”.

    Che cos’è che la lega così profondamente alla Roma?

    “Alla Roma mi lega la mia romanità. L’essere nato a San Saba e stare all’oratorio a Testaccio. La Roma è nel mio DNA, tutta la mia vita è legata alla Roma”.

    Ha visitato il centro sportivo, quanto lo ha trovato cambiato dopo 8 anni di assenza?

    “La giornata è stata lunga, ma bella: quando fai le cose con piacere non senti la fatica. Trigoria l’ho trovata cambiata, ci sono molte cose nuove e il Club si sta dando davvero una struttura da squadra internazionale. E questo da tifoso romanista non può che farmi piacere”.

    Dopo due sconfitte nelle ultime due partite, cosa dirà ai calciatori per rialzare il morale dello spogliatoio?

    “Ai giocatori chiederò di dare il meglio, di aiutarsi a essere squadra. Di sentire la Roma come vogliono i tifosi, sentire il valore della maglia, della città. Solo così sarò contento e appagato. Il risultato è importante, ma a me interessa che loro nei 90 minuti diano tutto quello che hanno”.

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    Qual è il primo aspetto sul quale si concentrerà per centrare l’obiettivo stagionale?

    “Il primo aspetto importante da valutare per me è quello psicologico. Dopo due sconfitte consecutive e l’uscita dalla Champions League i ragazzi saranno sicuramente abbattuti, ma questo ormai è passato. Devono saper reagire da uomini. Io cerco sempre di collegare la vita calcistica con quella di tutti i giorni. Siamo fortunati, facciamo un mestiere per il quale pagheremmo. Io mi reputo una persona fortunata. Dobbiamo fare di tutto per questo motivo. Dobbiamo essere noi stessi e tirar fuori il meglio che abbiamo. L’attaccamento alla maglia, alla Società e ai tifosi. I tifosi sono passionali ed è logico che siano insoddisfatti se la squadra perde. Ma se vedono che la squadra si impegna e un arbitro all’ultimo minuto non ti dà un rigore e non va nemmeno a rivederlo con il VAR, sanno apprezzare lo sforzo della squadra. Batterò i tasti su questi aspetti, sulle motivazioni: dare tutto per i tifosi”.

    Come è cambiato come allenatore negli anni?

    “Sono cambiato, perché quando ho iniziato 32 anni fa il calcio era diverso. Se sono stato chiamato ora dalla Roma, una squadra che sta lottando per la Champions League, vuol dire che mi sono aggiornato. La voglia di migliorare non mi abbandona. Sono sicuramente migliore dell’anno scorso e di due anni fa o di quando ho iniziato”.

    Ha un messaggio da inviare ai tifosi?

    “Ho già parlato con la squadra e ho chiesto determinate cose. Ai tifosi vorrei dire che il momento è particolare e che in dodici giornate ci giochiamo il futuro. C’è la possibilità di tornare in Champions League, i ragazzi sono sensibili, magari qualcuno dei giovani non è ancora abituato a giocare in serenità e in tranquillità in una piazza così. Chiedo quindi ai nostri sostenitori di star vicino ai ragazzi, soprattutto nei momenti difficili. Perché poi alla fine chi soffre veramente siamo noi tifosi”.