
Ecco le parole del tecnico giallorosso.
Domani 600 partite in Serie A per lei, come se la immagina questa sua prima all’Olimpico? E come arriva la squadra?
“L’ho letto stamattina che domani sarà la mia partita numero 600, siccome io non guardo molto le statistiche, è stata una sorpresa, una grandissima sorpresa, niente di meglio che poterla realizzare in un contesto come domani, prima di campionato, la prima esperienza per me nella Roma, uno stadio così pieno di gente, quindi è sicuramente un qualcosa di straordinario. La squadra arriva con tanta voglia di fare. Domani è un biglietto da visita, dietro di noi c’è tanta passione, tanti abbonati, tanta gente, giochiamo contro una squadra, una delle migliori del campionato, per quello che sta facendo negli ultimi anni. Una squadra rodata, preparata, è una bella prima di campionato”.
È stata una settimana particolare, un po’ difficile. L’infortunio di Bailey, lo stallo nella trattativa Sancho. Come sta vivendo questa situazione? E Dybala a che livello di condizione è?
“Bailey è incredibile, siamo veramente dispiaciuti. Un infortunio, anche per la sua dimensione, una cosa veramente difficile da spiegare, c’è anche un video dell’infortunio, peccato, peccato davvero. Al di là dell’immediatezza della partita, non so quanto sarebbe stato utile, ma probabilmente sì, proprio per l’entità dell’infortunio in un gesto consueto. Sul mercato le trattative non so che durata hanno, siamo alla fase finale del mercato, è sempre molto imprevedibile, io guardo la partita col Bologna, all’inizio del campionato. Quanto a Dybala, Paulo è rientrato da dieci giorni, è sulla strada giusta, era partito bene in preparazione, poi ha dovuto fermarsi dieci giorni, ora è ripartito, sta facendo tutto. Per me non può giocare novanta minuti, o gioca dall’inizio o a partita in corso”.
Si aspettava un mercato più dinamico, più veloce?
“Indubbiamente sì, soprattutto per un allenatore Roma che magari arriva o mette altre idee, ma devo dire che con i ragazzi con cui abbiamo lavorato, abbiamo fatto bene, un mese e mezzo. Con quelli che sono partiti dall’inizio, abbiamo fatto bene, abbiamo fatto tanto, mentre con gli altri che sono arrivati dopo, un po’ a singhiozzo, qualcuno un po’ prima, qualcuno un po’ dopo, c’è stato questo stallo. Tutti quanti noi vorremmo sempre partire con una squadra definita, una rosa definita per sfruttare al meglio il periodo di preparazione, ma questo ormai sia diventato un’utopia un po’ per tutti”.
Quando avete parlato di come strutturare la rosa, aveva ricevuto delle rassicurazioni?
“È chiaro che fai dei propositi, ma un conto sono i propositi, un conto la realizzazione dei propositi. Quelli sono sempre validi e riconosciuti in ogni riunione che facciamo. Ma la realizzazione magari ha dei tempi diversi e bisogna vedere anche in quanto tempo si riesce a fare”.
Nell’imprevedibilità di mercato di cui parlava, rientra anche Dovbyk o lui sarà l’attaccante della Roma?
“Vi piace molto la partita di domani… (ride, ndr). Non lo so, non ho la sfera di cristallo per capire cosa succederà nei prossimi dieci giorni. Domani Dovbyk è convocato, io penso sempre un punto avanti, domani saremo di fronte ad un’attesa bella, di un inizio di campionato, Dovbyk e gli altri dovranno avere la concentrazione massima sulla presentazione al nostro pubblico, che incontriamo per la prima volta quest’anno. Sul resto, quello che succederà lo vedremo”.
Lei durante il ritiro utilizzò un paragone musicale, riferito a Dovbyk…
“Ma non era riferito a Dovbyk…”.
Come no?
“Allora, ho detto che in generale nel calcio ci sono dei tempi. Un po’ come nella musica, non su Dovbyk, in generale su tutti, per chiunque gioca a calcio. I giocatori più di qualità sono quelli che hanno il tempo giusto, come nella musica. Chi entra un po’ prima o entra un po’ dopo, corre il rischio di steccare. Ma questo vale anche in un’azione. Me l’avete portata su Dovbyk, poverino, ma non l’ho mai nominato in quel senso”.
Allora, restando su questo parametro musicale, ad oggi le sembra più intonato Ferguson o Dovbyk? E la seconda, ad oggi ritiene la Roma più forte dello scorso anno?
“Dunque, io penso che loro due siano due strumenti, poi come li usi, dipende se vanno a tempo o meno, ma sono due ottimi strumenti. Diversi, in modo diverso, qualcuno più in forma prima, qualcuno più dopo. A me sembra che siano in crescita tutti e due, rispetto all’inizio della stagione, anche sul piano dinamico e fisico. Sull’altra domanda, se sarà più forte, lo dobbiamo capire. Su quella di prima avevamo dei parametri, questa sta iniziando a giocare. È sicuramente una Roma molto diversa. Se guardate l’ultima formazione di Torino, di fine maggio, rispetto a quella squadra sono passati tre mesi, tre titolari non ci sono più, più 6-7 giocatori in panchina che non ci sono più. Una decina di giocatori non ci sono più, ne sono arrivati 5 di movimento, uno purtroppo si è fatto male subito, quindi è diverso. È diversa anche nei numeri, basta confrontare i numeri. Se la Roma sarà più forte, io me lo auguro. Lo scopriremo insieme, strada facendo”.
A che punto è il recupero di Pellegrini? Ha già pensato per lui ad una collocazione tattica? E per la partita di domani, è possibile vedere El Aynaoui più avanzato?
“Queste sono tutte soluzioni che ci possono stare, tra cui anche questa. Pellegrini è vicino al recupero, sono arrivato che lui era infortunato, non ha mai potuto allenarsi con la squadra, però non so perché fate sempre a me questa domanda e non la fate al giocatore o alla società. Quello che ho visto io con Pellegrini è che c’è una situazione non così chiara, nel senso che è evidente che la società non voglia allungare il contratto a Pellegrini ed è evidente che Pellegrini ha bisogno di giocare per ambire alla Nazionale e ai suoi obiettivi. Non sono io la persona più indicata. Io ho eredito questa situazione, cerco di chiarirla perché ad ogni intervista mi mettete in mezzo a questa cosa, non so se per far polemica o cercare di far polemica, ma io non la voglio fare. Quello che sembra a me è che se lui trova una situazione adeguata, per cui sia contento di andar via, è contenta anche la società, ma la situazione adeguata è faticoso trovarla per cui c’è questo stalla. Ma mi sembra una cosa chiara, non di scoprire l’acqua calda, quindi questo è quello che vi posso dire”.
Un pensiero sui nuovi acquisti Ferguson, Wesley, El Aynaoui, Ghilardi? Come li ha visti in questo periodo? E possono giocare titolari domani?
“Non so se dall’inizio per una questione di inserimento, ma nella partita possono giocare tutti, questo sì. Sono profili su cui la Roma ha pensato di costruire o ricostruire il proprio futuro, sono tutti ragazzi giovani, il più vecchio è Neil che ha 24 anni, Ghilardi è un 2003, Wesley un 2003, Ferguson un 2004. Sono giocatori diversi, tutti giovanissimi, con esperienze. Sono dei bei profili, mi piace lavorare su di loro, su tutti, ma in prospettiva sicuramente sì. Arrivano da momenti diversi. Ad esempio, Wesley arriva da 30 partite di fila in Brasile perché la stagione è diversa, ha fatto il mondiale per club. Ferguson arriva da un lungo periodo di inattività. Ghilardi ha iniziato la preparazione quando è arrivato qui, saltando tutto il primo periodo. El Aynaoui è quello più in condizione, anche per quanto fatto durante le partite. Sono profili diversi, però mi piacciono, bei profili, si può lavorare bene”.
A centrocampo che scelta ci dobbiamo aspettare, anche in relazione a Dybala?
“Non è una scelta che riguarda i nostri giocatori è semplicemente un adattamento, una situazione che si può avere su un avversario a seconda di chi schiera o di chi utilizza. Per me l’ideale che la nostra squadra abbia sempre la possibilità di interpretare due sistemi di gioco, disinvoltamente, senza grandi problemi. Anche nell’arco della stessa gara, passare da una situazione all’altra in modo chiaro e comprensibile per i giocatori. Ci vogliono delle partite, più giochi e più assimili i concetti e la facilità di avere questa duttilità”.
I giocatori scelti sul mercato sono giusti per la sua idea di calcio? E nel mercato la sua idea è affine a quella di Massara?
“I giocatori giusti sono quelli bravi, sempre. Non è un fatto di caratteristiche. Quelli bravi, con potenzialità rientrano tutti nel mio modo di pensare e di giocare a calcio. Dunque, già l’ho detto prima, rientrano in quelle richieste che sono state fatte a me dalla società, quindi necessità di ringiovanire, di avere giocatori non ancora del tutto affermati, con contratti sostenibili, che possano generare anche plusvalenze. Questa sembra una cosa molto facile, prendi un ragazzo, lo fai giocare e fai plusvalenza, sarebbe molto semplice. Effettivamente non è così, bisogna prendere ragazzi che abbiano un futuro, un valore, si cerca quei giovani che costano forse più dei giocatori già affermati, per fare quelle famose plusvalenze. Perché si vogliono fare plusvalenze? Alcuni le vogliono fare per ripianare i bilanci, altri le vogliono fare per vendere i giocatori, reinvestire su altri e rifare questo gioco, altrimenti vai a prendere giocatori già affermati, con contratti alti, alzi immediatamente il livello della squadra, però magari lavori meno in prospettiva. In questo momento il segnale forte della società, quando hanno parlato con me, era il primo. Speriamo di poterlo realizzare. Io sto pensando a come lavorare, per me punto e avanti. Non faccio sempre interviste così dilungate, siccome è la prima cerco di essere chiaro per tutti, vi chiarisco, dopo di che spero le prossime volte di parlare dell’avversario e della partita. Ma siccome non ci sono stati altri momenti, cerco di far valere l’intervista di oggi”.
Si parla spesso del calcio di Gasperini e del lavoro degli esterni di centrocampo. I giocatori attualmente in rosa dovranno assolvere i compiti dei suoi giocatori all’Atalanta, pur essendo diversi dai Gosens o Hateboer?
“Ne ho avuti talmente tanti, uno diverso dall’altro, che ognuno non faceva le stesse cose. Posso dire che Conti era diverso da Spinazzola, Gosens diverso da Hateboer, Maele diverso da Castagne, Bellanova diverso da Zappacosta, quindi Angelino, Wesley e Rensch sono diversi da tutti gli altri. Bisogna cercare di farli rendere al meglio, per quello che sono le loro qualità”.
Domani ci dobbiamo aspettare una squadra più difensiva o una squadra che avrà già un’essenza Gasperiniana?
“Posso dire che la cerchiamo, con l’obiettivo di fare il risultato massimo, nel rispetto dell’avversario, ma anche nella fiducia che possiamo costruirci con cui andare a giocare ogni tipo di partita”.
Ad un giorno dalla prima partita di campionato, ha trovato più difficoltà o meno in questo inizio alla Roma? E su Hermoso, è un giocatore sul quale punta?
“Hermoso era un giocatore che sembrava non dovesse venire nemmeno in ritiro, poi è stato aggregato all’ultimo momento. È un giocatore che ha giocato a livelli alti e si vede. È stato quattro mesi fermo prima di iniziare la preparazione, è un giocatore serio. Ha fatto tutta la preparazione, si è allenato bene, ha giocato tutte le partite, anche se inizialmente non sembrava essere tra i programmi. Domani è squalificato Celik, quindi devo trovare un sostituto. Lui è mancino come Ndicka, ma è tra quelli che può essere utilizzato. Quanto alle difficoltà, io sapevo che ci sarebbero state fino al 30 giugno, sicuramente, mi auguravo che dopo il 30 giugno ci fosse più possibilità, di fatto c’è stato, poi c’è stato un blocco. Di fatto, il mercato si potrà giudicare il 31 agosto. La volontà della società nei miei confronti è sempre stata la stessa, mi hanno sempre detto le stesse cose, i loro pensieri per me sono sempre stati chiari, la realizzazione è più complicata”.
Cosa la colpisce più di Ferguson?
“Ferguson è il classico ragazzo che ha fatto benissimo due anni fa, poi si è un po’ fermato, magari per infortunio o altre situazioni. Non ha rispettato quelle che erano le aspettative, ma è la classica situazione dove si può aiutare questo ragazzo a riportarlo sul valore che aveva qualche anno fa”.