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Le parole di Ranieri nella prima conferenza stampa di mister Gasperini


La conferenza stampa di presentazione di mister Gasperini è stata introdotta dal Senior Advisor del Club, Claudio Ranieri.

Queste sono state le sue parole.

C’è una soluzione imminente riguardo la situazione della direzione sportiva?

“La Società sta valutando alcuni nominativi. Quanto prima conoscerete il prossimo direttore sportivo”.

Quale sarà il suo rapporto con Gasperini?

“Il mio rapporto? Era antipatico anche a me (Ranieri ride, ndr). È la prima cosa che gli ho detto: sei antipatico. Ai tifosi della Roma sei antipatico. Io gli ho detto invece che era molto di più per me. E scherzando, una volta che ho affrontato l'Atalanta e ho trovato questi signori in panchina, sono andato da loro e gli ho detto: ‘Ah, finalmente una panchina come si deve!’. Però, ecco, è stato scelto lui e tra tanti nomi ho fatto il suo perché sono convinto che la Roma abbia bisogno di una personalità forte, di un allenatore che non si accontenta mai, che è sempre sul pezzo, che è sempre incavolato, che non gli sta mai bene niente, che vuole migliorare, che vuole migliorare la squadra, che vuole migliorare il singolo. Credo che di questo abbia bisogno la Roma per diventare grande. 

Non sarà facile, per questo gli offriamo un anno proprio per farsi capire. I tifosi ci devono stare dietro: come sono stati dietro a me, devono stare dietro a lui, ma soprattutto devono stare dietro ai giocatori. È una persona schietta, leale, ti guarda in faccia, ti dice le cose, per cui il mio rapporto con lui sarà quello di un amico che sta da una parte e, se lui ha bisogno di qualcosa, io proverò a risolverlo. Questo è il mio compito per il momento”.

Ci può raccontare lo sviluppo della trattativa, dalla “bugia bianca” fino alla firma?

“La bugia bianca già l'abbiamo scoperta: l'ho chiamato, gli ho chiesto se potesse interessargli la panchina della Roma e mi ha detto che se ne poteva parlare. Finito il campionato ci siamo risentiti e sono andati avanti i nostri discorsi e poi siamo stati sorpresi a Firenze. Il resto è noto.

Per cui è stato molto pratico, molto veloce… c'è stata subito sintonia, ho trovato una persona con una voglia di far bene incredibile, super motivato, super entusiasta. Perciò io sono particolarmente contento.

Certo, poi bisogna lavorare, bisogna che i ragazzi capiscano - soprattutto chi c'era - che c'è un cambio di mentalità. Io sono venuto in un momento in cui i ragazzi stavano veramente con il morale sotto terra, quindi sono stato più un fratello maggiore: non voglio dire un padre, ma più un fratello maggiore che li ha stimolati in ogni verso. Naturalmente, se dovevo riprendere qualcuno, lo riprendevo in un modo costruttivo, perché sono fatto così, non ho mai accusato nessuno, ho sempre cercato di tirargli fuori il meglio.

Con alcuni giocatori ci sono riuscito - nel corso della mia carriera, dico - e con altri meno, ma questo fa parte proprio delle qualità e del bello di ogni allenatore. Parlo del fatto di riuscire ad avere la chiave per entrare dentro i giocatori, perché i giocatori ti analizzano in ogni discorso, e vogliono avere davanti una persona schietta, leale, che dice in faccia quello che pensa. E io credo che Giampiero sia questa persona”. 

Dove pensa che possa arrivare la Roma?

“Alla fine del triennio - è quello che vuole la Proprietà - portarla stabilmente in Champions League e, quando c'è l'occasione, vincere il campionato.

Però adesso siamo alla base, siamo alla base e tutti quanti dobbiamo essere orgogliosi di far parte di questa nuova nascita. 

I Friedkin – lo abbiamo visto e voi l'avete visto voi più di me - hanno speso tantissimo, vogliono ancora investire, sono bloccati per questo fair play finanziario, però stanno andando avanti sotto l'aspetto dello stadio e lo stadio sapete benissimo quanto andrà a costare. 

È una Proprietà che vuole il massimo, che vuole portare Roma non soltanto come brand turistico, ma la vuole portare anche allo stesso livello come brand calcistico. E questa è la cosa che ha fatto innamorare me e che ha fatto innamorare, credo, anche Giampiero”.

Cosa avete chiesto nell'immediato a Gasperini: di ottenere un risultato specifico o di creare valore che possa poi magari sistemare anche il bilancio, come Gasperini è riuscito a fare molto bene all'Atalanta in questi anni?

“Gli abbiamo chiesto di fare il ‘Gasperini’ anche qui a Roma. A me sorprendeva tantissimo il Presidente Percassi, che anche dopo il quarto anno diceva: ‘Partiamo per salvarci’. Naturalmente la Roma non è l'Atalanta di allora e noi dobbiamo far bene, i nostri tifosi hanno conosciuto grandi campioni, hanno visto grandi squadre... 

Io sono convinto che i tifosi si identificheranno con il gioco di Giampiero. Ci vorrà un attimino per oleare bene tutto, però è questo quello che gli abbiamo chiesto: far bene, conoscere la squadra, la piazza per un anno e poi cominciare a salire sempre di più. 

Qualcuno mi ha detto ‘peccato per la Champions League’. Io sono sincero, come tutti gli allenatori vogliamo sempre il massimo e dopo non ho fatto la volpe che non arriva all'uva e dice che è acerba, però dentro di me ho pensato che, se fossimo andati in Champions League, avremmo incontrato sei squadre inglesi, cinque spagnole e credo quattro tedesche. E forse noi ancora non siamo pronti per questo. Però siamo un po’ più agguerriti proprio sull'Europa League.

Io mi auguro che possiamo fare un buon percorso in campionato e un buon percorso in Europa League. Tutti uniti, accettando le cose belle e sapendo che, qualche volta, dovremo mandare giù qualche boccone amaro, perché in una fase di costruzione, ma anche quando la costruzione è ben fatta, ci sono delle partite che perdi. 

Ma ho detto a Giampiero che il popolo romano vuol vedere la sua squadra lottare fino in fondo, proprio da arrabbiati. Io sono convinto che, anche quando si perderà - perché nello sport c'è la vittoria e c'è la sconfitta - il tifoso romanista avrà visto i suoi giocatori lottare come mai prima hanno visto fare, all'Olimpico e fuori casa”.

Ci dà la sua versione su quello che è realmente accaduto con la Nazionale?

“Si detto tanto, tenetevi quello che si è detto. Da parte mia non dico nulla. Rispetto l'Italia, ma sono della Roma”.

Quanto c’è di suo in quello che sembra un riavvicinamento tra Svilar e la Roma per quanto riguarda il rinnovo del contratto?

“Queste sono cose che ha fatto Ghisolfi, io ho fatto ben poco. Ho solo chiamato il ragazzo dicendogli che si vuol far bene, che si vuol costruire una grande Roma e che ci sono tutti i presupposti, perché lui è un ragazzo ambizioso, abbiamo preso un allenatore ambizioso e cercheremo giocatori ambiziosi che vogliono stare con noi per crescere, per cercare di fare qualcosa di importante. Io ho fatto soltanto questo”.

Può spiegarci meglio le limitazioni del fair play finanziario: come influenzano questo mercato e quanto cambierà nel mercato 2026?


 “Come sapete, abbiamo dei paletti e dobbiamo rientrare il 30 giugno dentro questi paletti. Ci siamo vicini, però ancora manca qualcosina e sono sicuro che riusciremo a rientrare in questi parametri, parametri che poi dovremo rispettare a giugno 2026 e da lì in poi possiamo operare con più tranquillità. La Società si sta adoperando in tutto e per tutto. Non è che possa mettere dei soldi, perché sennò li avrebbe già messi.

Per cui io sono fiducioso. Ci sono questi due mercati nei quali stringere i denti, in cui dovremo cercare di trovare quei giocatori validi.

Rendetevi conto che ci sono squadre che vanno a prendere dei ragazzi a 60 milioni e che hanno 20 o 18 anni. Non è facile: te ne prendono quattro, cinque, sei e tu devi andare a lottare contro questi mostri. Sto parlando di squadre della Premier League, che hanno degli introiti molto superiori ai nostri. 

Noi dobbiamo stimolare bene le idee e farci trovare pronti. Ma non parlo soltanto per la Roma: parlo proprio per il calcio italiano”.

La composizione ideale per lei dal punto di vista societario quale sarà? Ci sarà questa sorta di triade Gasperini allenatore, lei consulente e un direttore sportivo? O lei vede nella costruzione societaria anche qualche figura diversa che dovrà entrare?

“Io non posso sapere se la Proprietà vorrà mettere qualcun altro. Credo che a livello calcistico resterà la base solida che è stata creata e arriverà un altro direttore sportivo. Poi se vogliono far venire altre figure, questo non sta a me saperlo, né deciderlo”.