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Addio Alberto Ginulfi, romanista e portiere giallorosso per 13 anni


Il 6 settembre ci ha lasciato Alberto Ginulfi, che ha difeso i pali della Roma per tredici anni: dal 1962 al 1975. Questo è il nostro ricordo.

Nato nel 1941 a San Lorenzo, figlio di un socio vitalizio della Roma, Alberto Ginulfi merita un posto speciale nel cuore sia di chi lo ha visto giocare sia di chi ne ha solo sentito parlare

Portiere per vocazione, campione d’Italia con la Roma juniores, ha sempre considerato decisiva quell’esperienza. Il tecnico ungherese Boldizsar era stato un portiere e aveva messo la sua esperienza al servizio del giovane Alberto. Arriva subito in Prima Squadra, ma dovrà aspettare molti anni prima di diventare titolare. Impara molto da Fabio Cudicini, soprattutto il senso della posizione e il tempismo nelle uscite. 

Eppure, ogni volta che viene chiamato in causa, si fa sempre valere. È decisivo il 5 novembre 1967 quando la Roma vince 1-0 in casa della Juventus e diventa prima in classifica. I bianconeri si ricorderanno a lungo di quella prestazione e nel 1971 proveranno a prenderlo con importanti offerte economiche. Lui dirà sempre di no, per quanto si sentiva romanista. Nel frattempo ha coronato il suo sogno di essere il portiere titolare della Roma e le sue prestazioni crescono costantemente.

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Si parla di Nazionale, soprattutto dopo altre due grandi prove contro Inter e Juventus, proprio in quel 1971 in cui la sfortuna sta per accanirsi su di lui. Salta qualche partita e il 7 dicembre 1971 si capisce perché: alcune anomalie rilevate da un elettrocardiogramma svolto dai medici della Roma hanno imposto lo stop immediato. Idoneità sospesa, consulti, nuovi esami, finché il 16 gennaio 1972, in occasione di Roma-Torino, può tornare in campo. 

Il coro “Alberto! Alberto!” si sente fin dal sottopassaggio

“Mi sono sentito tremare le ginocchia”, racconterà. Para un gran tiro di Sala, salva il risultato con un’uscita spericolata, ferma proprio col petto un gran tiro sempre di Sala. Anzi, col cuore, che impazzisce di gioia quando, all’ultimo minuto, il gol di Scaratti sugella la vittoria della Roma per 3-1. Due mesi dopo para un rigore a Pelé, stavolta con le mani, ma idealmente sempre col cuore. Il suo cuore è forte e romanista

Lo dimostrerà sempre, non solo finché difenderà la porta giallorossa, che lascia nel 1975, perché nel frattempo è arrivato Paolo Conti. Ha sempre continuato a tifare per la Roma. Ha portato il feretro di Angelino Cerretti insieme a De Sisti e Cardarelli, è rimasto in campo a Foggia, nel giorno della gara decisiva per la Coppa Italia poi vinta, nonostante fosse stato colpito da un petardo. Se si fosse lasciato cadere, sarebbe arrivata la vittoria a tavolino

Ma Alberto Ginulfi è uno che si è sempre conquistato tutto ciò che ha ottenuto e anche “solo” questo ne fa un grande romanista.