Francesco Elia ha 8 anni. Ha spalancato gli occhi dallo stupore venerdì, appena ha salito l'ultimo gradino dell'Olimpico. Ecco cosa ci ha detto il suo papà, Massimiliano.
Sul tuo account Twitter hai raccontato la prima volta di tuo figlio allo Stadio: è stato un regalo?
"Un regalo di compleanno anticipato, visto che compirà 9 anni il 7 settembre. Considerata l'importanza della partita e la sosta per la nazionale, ne abbiamo approfittato. E la presentazione di Lukaku è stata la ciliegina sulla torta".
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Ci descrivi cosa ha provato Francesco Elia?
"Si è emozionante appena gliel'ho detto. Era la sia prima gara in uno stadio vero: è stato gasato per tutta la settimana. Il giorno della partita, io sono andato al lavoro per mezza giornata e lui ha preparato le maglie da portare, la sciarpa e si è fatto lo zainetto con quaderno e penna per gli autografi, pensando di interagire con i giocatori, come nei campetti che abbiamo frequentato. Quando sono rientrato, e siamo partiti alla volta di Roma, non era nella pelle per la felicità".
Cosa lo ha fatto emozionare di più: l’inno cantato a cappella, la presentazione di Lukaku o qualcos’altro?
"Il prepartita è stato molto bello: La canzona di campo Testaccio, Forza Roma forza lupi, Mai sola mai, il lancio delle magliette di Romolo... Poi, la presentazione di Lukaku è stata top, così come quando è risuonata Roma Roma Roma. Un'emozione dietro l'altra. Mi ha detto che al momento di Mai sola mai ha avuto i brividi".
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Tu abiti a Roseto degli Abruzzi: che domande ti ha fatto tuo figlio durante il viaggio?
"Siamo venuti con due zii e tre cugini, tutti i milanisti.. In macchina abbiamo combattuto la nostra partita, due contro cinque, e ci siamo presi in giro. Abbiamo lottato come leoni. Mi ha chiesto se avremmo incontrato Dybala per l'autografo, senza rendersi conto del tipo di stadio che ci aspettava".
Hai trasmesso tu la fede giallorossa a Francesco Elia?
"Vivendo a Roseto, non ha molti amichetti giallorossi. Sì, quindi, gli sto trasmettendo io la fede. Ama molto il calcio in assoluto. Ma veste solo maglie della Roma".
E in te com’è nata?
"In me è nata tardi. Il primo incontro con la Roma è avvenuto nel 1993: Pescara-Roma. Papà ci portava a vedere il Pescara e nessun'altra tifoseria riempiva il settore ospiti come quella romanista. Un autentico muro giallorosso che cantava fortissimo. Al gol di Carnevale, il boato fu indimenticabile. Di lì a poco avrebbe esordito Totti. Ho sempre provato simpatia per i nostri colori, ma la passione per la Roma mi ha contagiato intorno al 1998".
Non essendo di Roma, non deve essere stato facile tifare per la Roma...
"Non è facile, perché siamo pochi. A scuola prima, e a lavoro adesso, parlare di calcio è dura. Ma i miei colleghi tifano per delle squadre, mentre noi romanisti siamo malati d'amore".
Ricordi il momento preciso in cui hai capito che ormai eri diventato un tifoso romanista, magari legato a un match in particolare?
"Nessuno in particolare. L'interesse del ragazzo nel tempo è diventato amore. Ho fatto l'abbonamento in Curva Sud per qualche anno, viaggiando sempre, senza neanche accorgermi della fede, che diventava ogni giorno più grande. Non so nemmeno definire il mio essere tifoso. So solo che ascolto radio, leggo siti, interagisco sui Social solo per confrontarmi con quei tifosi che coltivano la mia stessa passione".
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