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Roma aspettava la Roma. Italo Foschi ce l'ha data


Oggi a Roma, nel giorno della nascita del suo fondatore, è successa una cosa che succede da un po’ di anni ma che nessuno sa: tifosi della Roma sono andati sulla tomba del loro papà

Voi lo sapete che il fondatore della Roma è morto quando ha saputo che la Roma aveva perso? Era il 20 marzo 1949, Italo Foschi stava allo stadio Nazionale dove si era giocata Lazio-Genoa, dagli altoparlanti si diffuse la notizia della sconfitta al Ferraris della Roma contro la Sampdoria (2-0).

Foschi si sentì male, venne portato in ospedale ma non ci fu niente da fare. Morì poco dopo. Il riconoscimento lo fece il nipote prediletto Vittorio Zingarelli. A Roma dove non era nato ma che aveva scoperto a 9 anni e dove è adesso per sempre. Sepolto al Verano romano tra i romani.

E dove oggi c’era Riccardo Zingarelli insieme ai tifosi della Roma a rendere omaggio a chi ci fa essere romanista. Basta. Il ricordo di Italo Foschi oggi che ricorre l’anniversario della sua nascita è qui, vale più di qualsiasi nota biografica: nella sua vita, nella sua gente che lo mantiene in vita. Leggete i pezzi di Massimo Izzi o di Luca Pelosi su Italo Foschi (che lunedì sono andati al Roma Club Monte Mario a raccontare per un’ora la storia di questo signore, la nostra storia), leggete non è tempo perso ma ritrovato.

Ma alla fine di tutto, anche della lezione di Luca e Massimo, alla fine della storia c’è quel colpo al cuore. Capite quale consistenza e quale poesia dà questa cosa alla Roma? Alla Roma, cioè a noi, ai suoi tifosi.

Dovremmo iscriverlo nel nostro dna, nei nostri nomi e cognomi romanisti: noi siamo quelli di Testaccio, quelli che hanno i colori, il simbolo e il nome di Roma… Aggiungiamo per favore alla lista (come un mantra, come una filastrocca, come un dovere e non una distrazione) anche che noi tifiamo una squadra il cui fondatore è morto quando ha saputo che era stata sconfitta.

È una genealogica così umana, così romanista, così immediatamente romanista. C’è così tanta Roma. C’è un ciclo di vita, c’è la nascita e la morte. Ci siamo noi. Che poi noi siamo quelli di Testaccio perché Italo Foschi ha voluto Campo Testaccio, e siamo quelli che tifano una squadra con i colori, il simbolo e il nome di Roma perché Italo Foschi è esattamente l’uomo che ha voluto tutto questo.

Lui l’ha battezzata col nome che ha sempre avuto, lui ha messo in forma il sentimento che c’è sempre stato: Roma aspettava la Roma: lui ce l’ha data. L’ha immaginata e l’ha creata. Ha detto no al progetto della Lazio-Fortitudo, ha detto sì a Roma dandole la Roma. Altro che (l’adorabile, per altro) canzoncina sul Feye no. Sì.

Oggi a Roma, nel giorno della nascita del suo fondatore, è successa una cosa che succede da un po’ di anni ma che nessuno sa: tifosi della Roma sono andati sulla tomba del loro papà. Sono anni che si fa, prima in qualche unità, l’anno scorso un po’ di più, oggi quasi un centinaio di persone si sono presentate e hanno portato 27 rose giallo rosse (per favore non chiedete il perché del numero) e due sigarette a papà Italo (le sigarette perché si diceva fumasse talmente senza soluzione di continuità che gli bastava accendere la prima della giornata per accendere tutte le altre).

C’era la Roma, il Club con la presenza di un direttore di dipartimento, Francesco Pastorella (Community Department) e di tutto lo staff dell'Archivio storico, c’erano i Roma Club, c’erano i rappresentanti della Curva Sud, c'era una donna incinta tifosa della Roma, c’era cioè la Roma a dare un bacio, un eterno riposo per chi ci crede e un applauso al marmo e al cielo a chi ci ha dato ‘sta cosa meravigliosa, questa grande e meravigliosa cosa che è la Roma.

C’era Riccardo Zingarelli pronipote di Italo Foschi, figlio di Vittorio Zingarelli a cui toccò il riconoscimento quell’ultimo giorno prima della primavera del 1949 e che ogni anno non smette di riconoscere il padre negli occhi dei tifosi.

Anche di Mario Iosa, il figlio di Fausto. Mario ha portato tutti alla tomba del papà che è praticamente dietro a quella di Foschi e che fossero così vicino lo ha scoperto oggi. Fausto Iosa è chi ha inventato il tifo organizzato a Roma, il padre dei Roma Club e soprattutto del Commando Ultrà, della Curva Sud in generale. Mario non lo sapeva che suo padre fosse sepolto così vicino al papà della Roma e di tutti noi. Non lo sapeva nessuno. E se c’è un modo aristocratico e popolare, se c’è un modo di non fare retorica su questo sentimento infinito che è la Roma, è questa cosa qua che è successa oggi.

Credo che il termine famiglia dica poco. La Roma è qualcosa di più. La Roma per Italo Foschi è stata la risposta che ha dato a tutte le domande. Forse la Roma è la risposta di tanti di noi a tante domande.

Da romanisti, però, tenetevene sempre una da fare, soprattutto a chi non ha minimamente idea di cosa sia questo sentimento: ma voi lo sapevate che il fondatore della Roma è morto quando ha saputo che la Roma ha perso? E ditegli pure che accanto c’è chi in eterno gli fa un coro.

Tonino Cagnucci

Siamo quelli che tifano una squadra con i colori, il simbolo e il nome di Roma perché Italo Foschi è esattamente l’uomo che ha voluto tutto questo

- Tonino Cagnucci