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Venturi scrive a Pellegrini: "Sei un emblema della Roma"


Riceviamo e pubblichiamo da Arcadio Venturi, capitano della Roma di mille battaglie, in giallorosso tra il 1948 e il 1957 con 290 partite.

Riceviamo e pubblichiamo da Arcadio Venturi, capitano della Roma di mille battaglie, in giallorosso tra il 1948 e il 1957 con 290 partite e membro della Hall of Fame del Club.

Grazie alla presenza dal primo minuto in Roma-Feyenoord, Lorenzo Pellegrini lo ha eguagliato per numero di gare da capitano: 101.


Caro Lorenzo,

chi scrive è Arcadio Venturi, ho vestito la maglia della Roma per nove anni, giocando quasi 300 partite.

Mi volevo congratulare con te. Prima di tutto perché sei un giocatore forte e un uomo responsabile di questa Roma. A prescindere dalle prestazioni sul terreno di gioco. A prescindere da un risultato sportivo. Sei un emblema di questo Club e lo hai dimostrato più volte con il tuo atteggiamento.

Hai superato le 100 partite con la fascia al braccio, arrivando a 101 mi hanno detto che hai eguagliato il mio numero.

Per questo mi fa piacere poterti stringere idealmente la mano, da capitano a capitano. Sono felice che gente come te, Agostino Di Bartolomei, Giuseppe Giannini, Francesco Totti e Daniele De Rossi abbiano avuto questo privilegio. Di poter rappresentare la squadra da romani e romanisti.

Quando giocavo io – ed era davvero un altro calcio – probabilmente non erano nati nemmeno i tuoi genitori, ma la Roma è sempre stata questa cosa qui. Sentimento e senso di appartenenza. Anche per il sottoscritto, nonostante sia nato a Vignola, un paesino dell’Emilia-Romagna.

La Roma l'ho subito sentita mia, dal primo momento. Soprattutto quando nel 1951 retrocedemmo in Serie B, l’unica stagione vissuta dalla Roma in quel campionato. La voglia del sottoscritto, insieme a quella dei miei compagni di squadra, era quella di riportare immediatamente la Roma dove le competeva. In Serie A.

Ci riuscimmo, ci riuscimmo subito. Vincemmo il campionato di Serie B e ricordo che in quella giornata di Verona, dove ci fu la certezza del nostro primato, esultammo tutti come se fosse una grande vittoria. E lo era, per noi. Perché non era facile, né scontato reagire immediatamente.

Poi, con il tempo, sono diventato capitano. Ricordo che quando mi affidarono i gradi di leader della squadra, cercai immediatamente di mettermi a servizio del gruppo e di portare sempre avanti la Roma. Non contava il singolo, contava la squadra. Sempre e comunque. 

Tu, Lorenzo, hai avuto la fortuna di alzare una coppa europea da capitano in quella notte magica di Tirana. Ti auguro di provare di nuovo quella magica sensazione. Se vinci tu, vince la Roma. Se vince la Roma, vinciamo tutti noi che la amiamo. Perché chi gioca per la Roma, poi non può che diventare romanista a vita.

Complimenti per tutto, Lorenzo, e sempre forza Roma! 

Arcadio Venturi


Ad Arcadio Venturi è dedicata una delle puntate del podcast Hall of Fame.