Serie A, Domenica, 15 DIC, 18:00 CET
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Vergine: "Una vittoria espressione della nostra filosofia"


Vincenzo Vergine è stato intervistato dai media ufficiali del Club al termine della finale di Primavera Tim Cup, vinta contro la Fiorentina.

Il responsabile del settore giovanile della Roma ha commentato il successo nella competizione nazionale (la sesta coppa nella storia della Società).

Ecco le sue parole.


Partiamo dalle sue emozioni: dal suo primo trofeo con la Roma.

“Le mie emozioni sono emozioni ovviamente forti, però diciamo che dopo tanti anni, quello che a me interessa, ed è quello che ho visto, è che i ragazzi facciano quello step che noi chiediamo per cercare di avvicinarsi al calcio dei grandi.

Ovviamente, sapevamo che di fronte avevamo una grande squadra, che aveva vinto questa coppa in sequenza negli ultimi anni. E per potergliela strappare di mano abbiamo affrontato una partita dura, difficile. I ragazzi hanno messo cuore, anima, ovviamente con tanti errori, tipici di questa età, nella gestione di tante situazioni, situazioni che poi il mister analizzerà.

La cosa che più di tutte mi rimane nella testa è il fatto che ci tenevano proprio tanto ad alzare questo trofeo. Perché era un momento in cui avevano bisogno di certezze. Quindi sono questi quegli step che noi osserviamo. E con orgoglio, con soddisfazione, diciamo che c'è tanto da migliorare però su questi aspetti siamo sulla buona strada”.

Questa squadra ha proposto giocatori del 2005, tipo Misitano. Dall’altra parte tanti 2003. Questo è anche il modo di vincere della Roma?

“Sì, noi abbiamo la nostra linea, la nostra strada. Quando sono arrivato l’abbiamo tracciata con Tiago Pinto, in condivisione con l’allenatore della prima squadra: ovvero, prendere il calciatore e attorno a lui fare un progetto che abbracci tutte le aree per perfezionare le lacune e cercare di avvicinarlo quanto più possibile al mondo dei grandi.

Non a caso il CIS, che è un organo internazionale esterno, ha detto che la Roma è la società la prima in Italia in assoluto per minutaggio fatto effettuare ai ragazzi che provengono dal vivaio in prima squadra. Questo è possibile se c'è una strategia, se c’è una filosofia, una connessione con la prima squadra, con il suo direttore, Tiago Pinto, il suo allenatore José Mourinho, il sottoscritto che è a capo del settore giovanile.

Solo attraverso questa connessione costante e continua si può creare questa magia. E ovviamente determinati momenti ci servono per dare a tutti questi ragazzi l'entusiasmo che serve. Ma, come ho detto prima a Cherubini e a Faticanti, che si festeggi fino a mezzanotte perché nella prossima partita affronteremo la Juventus e bisogna continuare così.

Inoltre, ci tengo in modo particolare ad un’altra cosa: voglio dedicare questo trofeo ai nostri proprietari, alla famiglia Friedkin. Perché da subito loro hanno voluto investire nel nostro vivaio, seguendo la tradizione della Roma, ma mettendo dentro anche ulteriori risorse. E non ci fanno mancare nulla per quello che a noi serve come facility, però anche come strumenti di lavoro. Quindi lo voglio dedicare perché se lo meritano, perché è una proprietà attenta che ci segue e vuol sapere esattamente il progetto a medio lungo termine. È giusto che questo trofeo sia nelle loro mani”.

Lo ha detto già a Faticanti e Cherubini: c’è ancora da giocare in questa stagione.

“Esatto. In questa stagione ci sono ancora tante partite da giocare, è ancora tutto aperto, il campionato è molto complesso e difficile. Dove tra essere sesti e primi il divario è minimo. Bastano due o tre partite in cui inciampi e rischi.

Anche questo fa parte di quello step che noi chiediamo, quella continuità di rendimento che ne deve fare di tutti questi prospetti dei calciatori che poi li possiamo vedere nel calcio le grandi quanto prima”.