La Roma è stata la sua prima squadra in Italia. Il Bologna, l'ultima. Quella che si gioca il 4 gennaio è una partita nel segno di Sinisa.
Ex calciatore giallorosso, abituato a vivere fuori dagli schemi, Mihajlovic non era certamente un tifoso romanista. Anzi: è stato un nostro potente avversario.
Tra Sinisa e la Roma, però, ci sono stati diversi punti di contatto.
Mihajlovic approda in Italia nell'estate del 1992. A portarlo in Serie A dalla Stella Rossa di Belgrado, tra non poche difficoltà legate alla guerra nella ex Jugoslavia, è la Roma.
Ad accoglierlo è il connazionale Vujadin Boskov. "Fu come un padre per me", ripeterà più volte Sinisa nel corso della sua vita.
L'esordio è scintillante. Celebre in patria per i suoi calci di punizione, Mihajlovic dà sfoggio della sua abilità alla prima occasione utile, il 26 agosto 1992, andando in gol nell'andata del secondo turno di Coppa Italia con il Taranto. E nella gara di ritorno, il 2 settembre, replica: altra prodezza balistica.
Sembra una favola.
Qualcosa però va storto e la carriera di Sinisa imbocca un'altra direzione. Il 29 novembre 1992, un infortunio ad Amedeo Carboni costringe Boskov ad arretrare Mihajlovic: da centrocampista a terzino. Lui che un giorno Eriksson trasfomerà in libero.
Sinisa segna ancora: due gol in Coppa Italia con la Fiorentina, uno in Coppa UEFA con il Borussia Dortmund. E uno in campionato. Con il Brescia.
È il 28 marzo 1993.
Stadio Rigamonti. Dopo un inizio in penombra, Mihaijlovic illumina la scena. Discesa sulla fascia sinistra, cross pennellato per la testa di Caniggia e la Roma al 22' passa in vantaggio. Quattro minuti dopo, una punizione a giro di Sinisa regala il raddoppio.
Ma il vero capolavoro si compie dietro le quinte. "Portiamo questo ragazzino con noi, è bravo, se ci va bene lo facciamo esordire", aveva detto Mihaijlovic a Boskov, prima della trasferta.
"Vincevamo 2-0, mancavano 15 minuti alla fine. Mi avvicinai alla panchina e chiesi al mister di metterlo dentro".
Il ragazzino era Francesco Totti.
"Totti è stato con Prosinecki il calciatore più forte con cui abbia giocato. Baggio, Del Piero, Mancini, Zola… Totti era più completo di ognuno di loro. Ha fatto 250 gol e più di 1000 assist. Guardando chi ha vinto il pallone d'Oro, fa effetto che non sia mai stato assegnato a lui".
Mihaijlovic ha incoronato Francesco ne "La partita della vita" (Solferino Editore, 2020), autobiografia scritta assieme al vicedirettore della Gazzetta dello Sport, Andrea Di Caro.
Il rapporto tra Totti e Sinisa è stato governato da un'amicizia profonda. E da una stima reciproca. "Quando ha avuto problemi con la Roma, all'epoca di Carlos Bianchi, volevo portarlo alla Samp", racconta Mihajlovic nel libro. "Quando stava per smettere, gli ho proposto di venire al Torino e di fare il mio secondo. Ma non voleva staccarsi dalla Roma...".
Sinisa era legato anche a un'altra leggenda della Roma: De Rossi. A rivelarlo è stato proprio Daniele subito dopo la morte di Mihajlovic.
"In queste ore ho perso un grande amico. Non ho mai giocato con Sinisa, ma ci siamo spesso frequentati. Ci eravamo sentiti la scorsa settimana e dopo la sconfitta con il Modena (con la sua Spal, ndr) mi aveva inviato un messaggio di incoraggiamento. Pensava a me, nonostante i suoi tanti problemi".
"L’anno scorso ho seguito alcuni suoi allenamenti e ci si vedeva spesso a Roma o a pranzo a Maccarese. Incontri mai banali, in cui emergevano aspetti contrastanti del suo carattere, spigolosità e un cuore enorme, ma uscivi sempre con qualcosa".
"Un messaggio mi ha particolarmente colpito: persona in un mondo di personaggi. Questo è Sinisa"
- Daniele De Rossi
La Roma è stata la prima squadra di Sinisa e il Bologna, l'ultima. Ma c'è anche un'altra sorprendente coincidenza: la Roma è stata la prima avversaria di Mihajlovic allenatore. Era l'8 novembre 2008. Gol di Totti, poi una sfortunata autorete di Cicinho gelò i romanisti al Dall'Ara.
La Roma fu il primo test. Fu il primo banco di prova su cui si cimentò il Sinisa maestro di calcio.
Mihajlovic ha vestito altre maglie, si è allontanato dalla Roma, ha allenato altre squadre. E della Roma è stato un fiero avversario. Ci ha lasciato però in eredità la testimonianza di un grande giocatore, e di un tecnico duro però leale. Mai sopra le righe.
Eppure, il ricordo più bello sarà per sempre un altro. Quello di un uomo che ha lottato strenuamente contro la malattia. Prendendola a calci con il suo sinistro e di petto con il suo coraggio.
Questo Roma-Bologna si gioca nel suo segno. Nel segno di Sinisa.
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