Ecco cosa ci ha detto il giornalista friulano.
Come giudica questa Udinese, ora che il mercato è chiuso: più forte dell’anno scorso?
“Ovviamente sarà il tempo a rispondere alle aspettative di società e tifosi, ma dovendo fare un paragone tra la rosa attuale e quella che nella seconda parte della scorsa stagione che raccolse punti e buone prestazioni, allora accordo la mia preferenza a quella Udinese che poteva contare su Pablo Marì al centro della difesa e Nahuel Molina sulla fascia destra.
Tuttavia, va sottolineato che due big come Deulofeu e Becao, inizialmente posti sul mercato, sono rimasti, al pari di quell'Udogie per cui Conte ha fatto spendere 26 milioni al 'suo' Tottenham.
Avere in squadra un esterno con la progressione da Premier sulla fascia è un lusso che possono permettersi poche provinciali. Inoltre c'è un talento come Samardzic, al suo secondo anno, in attesa di esplodere, e una serie di buoni giocatori, come Lovric, e conferme assolute come Pereyra e Silvestri. Starà quindi al tecnico trovare la ricetta giusta con gli 'ingredienti' a disposizione”.
E qual è invece il suo giudizio su Sottil?
“Conosce la società Udinese per averci giocato e sa cosa richiede la proprietà. Logico pensare che per lui sia la prima grande opportunità di affermarsi come allenatore in serie A, dopo la gavetta nelle serie inferiori. A Udine un tecnico ha richieste precise: salvezza e valorizzazione del patrimonio giocatori.
Tutto il resto è un optional. Va detto che in carriera Sottil ha sempre giocato con la difesa a quattro, mentre all'Udinese il 'mantra' è la difesa a tre. Per Sottil è una difficoltà ipotetica in più che potrebbe tuttavia rivelarsi un ulteriore plauso, in caso di successo”.
Ci racconta l’Udinese di Sottil: modulo, stile di gioco e giocatori chiave.
“Il 3-5-2 è lo spartito di base usato, e può far volare una squadra sugli esterni o tarpare le ali a seconda della loro personalità.
Premesso questo, contano i principi di gioco e quelli fin qui adottati sono essenzialmente due, ovvero la ricerca della verticalità immediata per mettere gli attaccanti nel più breve tempo in condizione di puntare la porta, e una fase difensiva particolarmente aggressiva.
Fin qui la didattica in spiccioli, poi però conta l'interpretazione della squadra e il suo grado di preparazione che è in crescendo come si è accorta la Fiorentina che l'Udinese ha sfidato 'a quattro' in fase di possesso, sorprendendo Italiano.
L'Udinese di Milano e che ha vinto a Monza ha concesso troppo e sbagliato molto, quella con la Viola invece ha limato questi estremi trovando compattezza tra i reparti e quindi gli equilibri ricercati attraverso la continuità di prestazione richiesta dal tecnico.
I giocatori chiave? Sono tutti quelli che ragionano velocemente e agiscono di conseguenza. Tra i singoli scelgo Pereyra per la capacità di lettura delle situazioni di gioco e la personalità palla al piede. Udogie per le accelerazioni e Beto per la fisicità e la ritrovata fiducia con due gol di fila dopo 4 mesi d'infortunio”.
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Dove pensa che potrà arrivare la squadra?
“L'Udinese si conoscerà col tempo, e strada facendo capirà le proprie potenzialità, ma tendendo a giocare sull'avversario in ripartenza, e dunque a non imporre il proprio gioco, è destinata a gareggiare sulla fisicità e l'atletismo, di cui è particolarmente dotata. Manca più di qualcosa sul piano tecnico, e sulla carte potrebbe essere preclusa dalla concorrenza per l'Europa”.
Cosa temete di più della Roma?
“L'essere Roma, l'entusiasmo e il modo di sudare quella maglia, che uno specialista come Mourinho sa esigere. L'arrivo di Dybala è una promessa di crescita, ma il vero step dovrà essere il consolidamento della mentalità sulla quale si sta lavorando dalla scorda stagione, in cui la rosa mi sembrava un po' corta. Ora c'è profondità e quindi scelta”.
Qual è il suo pronostico?
“Non sul risultato ma sul canovaccio: Roma a fare la partita e Udinese aggressiva in mediana. Chi vincerà i duelli sulle fasce avrà la meglio”.
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