Serie A, Domenica, 15 DIC, 18:00 CET
Stadio Giuseppe Sinigaglia
Como
Roma
Como
Roma
IT
Home Notizie

La prima volta di Angelica allo Stadio: così nasce una tifosa romanista


Lorenzo ha portato per la prima volta la sua "Angie" allo Stadio a "fare coraggio" alla Roma il 10 aprile, contro la Salernitana

Lorenzo ha portato per la prima volta la sua "Angie" allo Stadio a "fare coraggio" alla Roma il 10 aprile, contro la Salernitana. E poi ha pubblicato un tweet, con la foto di Angelica rivolta verso la Sud.

Noi lo abbiamo intervistato. E lo abbiamo fatto perché un giorno, quando sarà grande, la sua "Angie" possa ringraziare il papà d'averla fatta romanista.


Dopo avere visto le reazioni al tweet, cosa hai provato? Credi che molti tifosi si siano ritrovati in quello che hai raccontato?

"La prima reazione è stata di stupore. Ho postato il tweet la sera della partita e la mattina dopo sono stato inondato dalle notifiche. Sono rimasto esterrefatto. Probabilmente molti tifosi si sono ritrovati, o hanno rivissuto in quello scatto (la foto l’ha fatta mia moglie) la loro prima volta.

Io volevo semplicemente condividere una gioia grande che ho vissuto da papà, e non da bambino. E in particolare, la volevo condividere con coloro che come me tifano Roma. Un po’ come si fa con i parenti alle feste. Inoltre, volevo ringraziare la Roma e lo Stadio che mi hanno permesso di viverla per cui ho inserito l’hashtag #Grazie".

Questo contenuto è fornito da una terza parte. A causa delle tue scelte riguardo la policy dei cookie sul nostro sito, questo contenuto esterno non può essere visualizzato.
Se vuoi vederlo modifica le tue impostazioni sui cookie premendo uno dei due tasti seguenti.

Quanti anni ha tua figlia Angelica? Ti ha chiesto lei di andare allo Stadio?

"Ha da poco compiuto 6 anni: è del febbraio 2016, è nata nello stesso ospedale di Una Dzeko, a poche ore di distanza. Così ha una scusa in più per sfoggiare sulla maglia un numero - il 16 - molto caro a tutti noi (era il numero di Daniele De Rossi, ndr).

Mi chiedeva già da un po’ di andare allo Stadio. Non essendo più abbonato, come lo sono stato per tanti anni prima che lei nascesse, prediligo le sfide europee a quelle di campionato, e quando la sera esco per andare allo Stadio, lei mi chiede sempre: 'E io?'. Così qualche mese fa, prima di uscire per andare a vedere la Roma contro il CSKA Sofia, le ho detto: 'Quando farà di nuovo caldo e avrai compiuto 6 anni, ti ci porterò'. Me lo ha fatto promettere.

Ne ho parlato con mio fratello, che ha un figlio di 28 giorni più piccolo di Angelica, e li abbiamo portati insieme. Dapprima pensavamo avrebbero giocato alle 15. Quando l’orario è stato spostato, ormai i biglietti erano stati acquistati e la promessa andava mantenuta. La parola è una".

Che domande ti ha rivolto alla vigilia della partita?

"Angelica è un vulcano, non si spegne mai: ti fa sanguinare le orecchie. Nei giorni precedenti mi chiedeva se le potessi prendere una sciarpa, come quella che indosso sempre allo Stadio.

Poi, se le insegnassi a fischiare forte, perché la mamma le ha raccontato che mi trasformo un po’ quando seguo la partita (niente di che, sia chiaro...). Infine, mi ha domandato come fosse lo stadio, cosa dovesse fare e se potesse “fare coraggio” alla Roma insieme a me: lei non dice 'fare il tifo', ma 'fare coraggio'".

Credi che l’esordio all’Olimpico e le emozioni provate con la Salernitana abbiano reso eterna la fede di Angelica nella Roma?

"Quando sono entrato allo Stadio, lei era già sulle gradinate con mamma, zio e cugini. Stava risuonando l’inno, accompagnato dalla consueta sciarpata. Appena mi sono seduto accanto a lei, con due occhi pieni di gioia mi ha detto 'papà, abbiamo cantato la canzone della notte con le sciarpe!'".

Cioè?

"Fin da piccolissima, la sera le canto delle canzoni per farla addormentare. L'ultima è 'Roma Roma Roma'. Così, prima di Roma-Salernitana, lei ha sfoggiato la sua sciarpa nuova e ha intonato l’inno.

Non so dire se per lei sarà per sempre così: all’uscita era contenta e da due giorni a questa parte non si separa dalla sua sciarpa. Spero che possa appassionarsi e possa andare per sempre fiera della squadra della sua città. E che possa regalarle dei giorni lieti e la consoli nei giorni in cui si sentirà forse un po’ sola".

Cosa ricordi invece del tuo esordio allo Stadio per sostenere la Roma?

"Mio padre non era della Roma. Per fortuna non era anti-romanista, che già è tanto: è stato un papà meraviglioso, ma non abbiamo mai avuto un giorno come quello vissuto da me e Angelica allo Stadio. Anche se una volta venne a vedere la Roma con me: Roma-Parma 2-2, campionato 97/98.

Quel giorno il Capitano (Totti, ndr) segnò un gol strepitoso, e uscendo papà mi disse: 'Mannaggia, mi sa che questo è forte, forte'. La Roma l’avevo scoperta da bambino alla tv, guardando 90° minuto: portava il nome e i colori della mia città, e grazie a mia madre mi appassionai. Cominciai a fare gli album Panini e a leggere qualsiasi libro o rivista parlasse di lei. Della Roma.

Non potendo andare con papà, mi recavo di rado allo Stadio, con chi capitava e nel settore che capitava: amici di scuola, colleghi di mio padre, parenti vari. Ogni occasione era buona.

La prima partita in assoluto che ricordo fu contro la Fiorentina nel 1985. L’allenatore era Eriksson. La Roma vinse 2-1 con doppietta di Toninho Cerezo. Il vecchio Olimpico era un regno magico, animato da molti personaggi. E io li guardavo rapito. C’erano i tamburi in Curva Sud. Ne ho un ricordo caro. Proprio come avviene con i luoghi d’infanzia".

C’è un messaggio particolare che vuoi rivolgere alle mamme e ai papà che stanno pensando di portare per la prima volta i loro figli all’Olimpico?

"Non credo che spetti a me: fare il genitore è un mestiere complicato in cui si cerca di fare il meglio sapendo che probabilmente non basterà. Immagino che ogni genitore sappia come far scoprire lo Stadio al proprio bimbo.

La Roma è una parte di me, è un tratto del mio essere. Nel tempo, Angelica mi ha chiesto di parlargliene, si è interessata ed è così, naturalmente, che siamo arrivati al suo 'esordio'. Ho scelto una partita vera, ma non contro una rivale storica, in uno Stadio pieno, colorato ma non 'cattivo', perché volevo che avesse un impatto gioioso e giocoso, adatto alla sua età.

E poi alla fine credo che un etto di esempio valga un quintale di parole e di raccomandazioni. Specialmente con i bambini. Questa, però, è solo la mia scelta. Senza che sia da esempio per nessuno.

Forza Roma".

Sempre.