Sono il quarto figlio nato e cresciuto in una famiglia romana e romanista. Sono cresciuto a Garbatella, rione dove si respira romanità e romanismo e quel senso di famiglia e di genuinità tipico di noi che abbiamo la Roma in fondo al cuore. Ho quattro nipoti, figli delle mie sorelle più grandi. La madre di Damiano, Silvia, ha 12 anni più di me e suo figlio, 11 anni, è un pezzo del mio cuore. Se lei ha fatto da mamma per me, mi viene naturale essere un secondo padre per Damiano.
Sono abbonato in Curva Sud e non esiste un settore dove si respiri maggiormente quella romanità, quella familiarità giallorossa, come la Curva. Per questo avevo deciso che, per l'11esimo compleanno di mio nipote, gli avrei fatto un regalo speciale: un nuovo battesimo. In Sud. Mio nipote, cuore giallorosso ovviamente come tutti i miei nipoti e i miei cognati (in famiglia siamo molto schierati), non aveva mai vissuto una partita in Curva.
Il 2 marzo, giorno del suo compleanno, il regalo è stato speciale: un biglietto giallorosso. Destinazione? Roma-Vitesse. Damiano mi ha abbracciato forte: "Daje zio, andiamo in Curva!".
Così, giovedì 17 marzo ho staccato da lavoro e ho attraversato tutta Roma per andarlo a prendere. Damiano si è fatto trovare sotto casa, sorridente e ovviamente con la sciarpa giallorossa al collo. Non era l'unico ad aspettarmi sotto casa: anche il fratellino più piccolo di Damiano era lì, speranzoso di venire anche lui all'Olimpico. Beh, è ancora presto, ma sarà il prossimo battesimo che farò!
Andare all'Olimpico, per me e per la mia famiglia, è un rito e i riti, si sa, vanno celebrati bene. Quindi, mano nella mano, con la sciarpa al collo e il cuore pieno di gioia, prima di varcare l'ingresso della Sud ci siamo fermati per assaggiare un panino con la porchetta. Poi ci siamo messi in fila e siamo entrati insieme.
Fino a quel momento Damiano mi chiedeva, con una certa insistenza mista ad entusiasmo: "Zio, ma come si vede la partita in Curva?".
Domande svanite una volta salite quelle scalette. Quelle che ti portano nel cuore della curva. Nel cuore del tifo. Ed è qui dentro che la "trasformazione" di Damiano è avvenuta: "Zio, aiutami con i cori!".
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Damiano voleva cantare, come canta ogni tifoso giallorosso, più preoccupato di sapere se il suo cuore e il suo tifo avrebbero potuto effettivamente spingere la squadra verso la vittoria e, in questo caso, verso un passaggio del turno non scontato. È stata una partita da "Roma": piena di sofferenza e di gioia, alla fine. Mio nipote non poteva ancora sapere che tifare Roma significa essere preparati/temprati alla sofferenza, alla dedizione, alla passione.
Durante la partita, Damiano era visibilmente preoccupato: "Zio, ma i calciatori lo sanno che, se giochiamo così, usciamo dalla Coppa?". E io, un po' perchè di partite ne ho viste tante (e sofferte altrettante) e un po' per consolarlo, gli riptetevo: "Abbi fiducia! La Roma la devi sostenere anche quando gioca male. E poi... magari all'ultimo segniamo...".
E poi il gol! Atteso/inaspettato/sofferto/esultato insieme. Damiano era colmo di gioia. Ci siamo abbracciati a lungo.
Andando via, saltellando mi ha detto: "Andare allo stadio è bello! Canti e parli con gli altri tifosi, zio!". E una volta arrivati alla macchina, mi ha confessato: "Lo sai che quando mi hai detto che dovevamo crederci ho iniziato a pregare? Ho detto le preghierine per far pareggiare la Roma".
Damiano ha amato il senso di appartenenza che si respira in Sud.
Una volta arrivati sotto casa, ha esclamato: "Mi sa che a papà chiederò di farmi l'abbonamento!". Detto, fatto. Nei giorni seguenti, ha domandato ai genitori: "Il prossimo anno, posso fare l'abbonamento con zio Dario?".
Il sogno di Damiano è quello di tornare lì in Curva. A gioire per l'AS Roma. Come non comprenderlo?
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