Lei ha vinto tanto, ma ci si abitua a emozioni come queste?
“È stata una vittoria di famiglia. Non solo della famiglia che era in campo e in panchina, ma anche di quella allo Stadio. Questo è il nostro merito più grande. Questa empatia, questo senso di famiglia… Abbiamo fatto una gara straordinaria.
Magari altri possono interpretarla in un altro modo, ma secondo me, quando il tuo portiere fa due in parate in due partite di semifinale, contro una squadra di Premier League con tanta qualità, è perché abbiamo fatto qualcosa di buono.
Non voglio dire tanto, voglio solo dire che questi ragazzi sono straordinari e ovviamente si meritano questa finale. Però lunedì abbiamo una partita, ne abbiamo ancora tre per finire il campionato nel modo migliore possibile e dopo ci sarà la finale.
È sempre la vecchia storia: abbiamo fatto una traiettoria fantastica per arrivare lì, 14 partite di Conference League sono tante e lo abbiamo pagato anche con i punti persi in Serie A. Però adesso andiamo in finale e vogliamo vincere”.
Possiamo definire quella di stasera una fantastica battaglia di calcio?
“Certo. Noi rischiamo nel modo di pressare - siamo una squadra che rischia - però non abbiamo la capacità per farlo per novanta minuti. È impossibile principalmente contro una squadra che ha palla, che fa girare i giocatori. Dopo, abbiamo abbassato il blocco e abbiamo anche trasformato il 5-3-1-1, con la linea dei cinque a controllare molto bene, con uno sforzo incredibile dei giocatori a centrocampo.
Senza Miki, non era facile avere palla, perché le caratteristiche dei calciatori sono altre. Tanto lavoro da Zaniolo, da Tammy... Famiglia, è così che posso definire questa storia di arrivare finale”
Come Abraham ha aiutato la squadra? È un po’ il simbolo della disponibilità dei suoi giocatori?
“Tammy lo sa, mi rifiuto di parlare bene di lui. Può fare meglio e lui lo sa. È un grande giocatore con potenzialità per essere ancora meglio. E io faccio un po’ fatica ad accettare quelli che possono fare ancora meglio”.
Parlavo della disponibilità.
“La disponibilità deve averla in ogni partita, non solo quando giochiamo contro la Lazio o in una grande partita di una competizione europea. Voglio di più da Tammy. Però, sono d'accordo con te: lui e tutti gli altri, anche quelli in panchina, l’energia, la sofferenza, l'appoggio, l'empatia, la famiglia... Per me, è una famiglia.
E se mi dai la possibilità, un club come mi sta nel cuore e un allenatore che è amico mio: grande Real, grande Carletto, adesso vinciamo la finale”.
Confermo di aver preso visione della privacy policy.
© 2018/2024 Soccer S.r.l. – P.IVA 09305501000 - tutti i diritti riservati. I nomi AS Roma, i loghi e le immagini sono marchi registrati o non registrati di Soccer S.r.l. Tutti gli altri marchi possono essere di proprietà dei rispettivi titolari.