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Rizzitelli: "Mourinho sa come affrontare partite come queste"


Ruggiero Rizzitelli è tornato ancora una volta sotto la Sud con la sciarpa, commovendosi e urlando a più non posso verso la sua gente.

Prima di Roma-Bologna, “Rizzigo’” si è preso l’ennesimo attestato d’amore davanti i tifosi della Roma. Era un beniamino da calciatore, amato e osannato con un coro solo per lui: “Oh Rizzitelli, Rizzi-Rizzi-Rizzitelli gol”. Lo è anche oggi, nonostante siano passati circa 30 anni.

Non ha mai dimenticato o abbandonato il romanismo, lo dimostra ogni volta che può in un intervento pubblico in tv o quando è sugli spalti a sostenere la sua Roma. Una volta, durante un’intervista, versò lacrime sincere riguardando la foto della finale di Coppa Italia persa con il Torino.

Anche se ora è tornato a Cesena, sta vivendo l’attesa per Roma-Leicester come un romanista qualsiasi. Con ansia e trepidazione. Lui, che una semifinale europea l’ha vinta, lasciando il segno con un gol. Quel Roma-Broendby 2-1 del 1991, che è anche l’ultima volta in cui la Roma ha ottenuto l’accesso a una finale di coppa europea.

Sarà allo stadio giovedì sera?

“No, giovedì la vedrò da casa mia a Cesena. Sicuramente mi agiterò tanto davanti la tv…”.

Domenica, invece, che sensazioni ha provato sotto quel settore?

“Da brividi. Sono cose che purtroppo non puoi raccontare, le devi vivere. È indescrivibile. Ma c’è una cosa che mi stupisce e mi lascia senza parole…”.

Quale?

“Il fatto di trovarmi davanti a tanti ragazzi, che probabilmente il mio nome l’avranno sentito solo dai loro genitori o visto in qualche video su YouTube. Loro 30 anni fa non c’erano o erano appena nati. Sentirsi amato così, da generazioni trasversali, è meraviglioso”.

Si è pure scattato un selfie, tipo Totti.

“Ho immortalato il momento…”.

La partita di giovedì di Conference le fa tornare indietro un po’ i ricordi al 1991, Roma-Broendby?

“Beh, pure stavolta ci si gioca tutto all’Olimpico. Come se fosse una finale secca. Le possibilità di qualificazione sono pari per entrambe le squadre, la Roma in più potrà contare sul fattore di uno stadio esaurito tutto per lei. E non è poco”.

Uno stadio così pieno e passionale cosa può trasmettere nella testa dei giocatori durante la partita?

“Non sempre è facile gestire tante emozioni quando si è in campo. Io conto sull’enorme esperienza del nostro allenatore, che ha vinto ovunque e sa cosa fare in momenti come questi. Tipo come gestire l’emozione, l’adrenalina".

"Mourinho è il top player, saprà trasmettere alla sua squadra le giuste motivazioni. Ma già ha inciso tanto, basta vedere le partite e l’atteggiamento ogni partita”.

A cosa fa riferimento, in particolare?

“Beh, al fatto che la squadra non molli mai un centimetro fino al novantesimo e oltre. Ha recuperato e vinto diverse partite a tempo scaduto, proprio per questa caratteristica di restare sul pezzo fino alla fine. Non è un caso".

"Lo spirito giusto c’è. In altri anni andava a finire male dopo un episodio negativo, un gol subito. Quest’anno le reazioni ci sono state sempre, anche in partite magari perse, ma dove la voglia non è mai mancata”.

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Tornando a quel Roma-Broendby, lei qualche anno fa dichiarò che provò a suonare la carica con i suoi compagni dopo aver commesso un intervento a metà campo su un avversario, per scuotere.

“Sì, esattamente. Vedevo qualche nostro giocatore in campo non propriamente sulla testa alla partita. Magari si pensava di aver già vinto, ma non era così. I danesi erano forti, non a caso poi un anno dopo gran parte di quella squadra avrebbe vinto l’Europeo. Commisi un brutto intervento a centrocampo e urlai verso la mia squadra".

"Ci dovevamo svegliare. La cosa funzionò, tanto che poco dopo io segnai il gol dell’1-0 e poi arrivò il successo quasi al novantesimo, dopo aver prodotto tantissime palle gol. Meritavamo anche prima il vantaggio, ma loro in porta avevano quel mostro di Schmeichel”.

E la Roma stavolta si trova come portiere avversario il figlio di Schmeichel, Kasper.

“Storia incredibile, questa. È davvero il bello della vita. Però mi auguro che l’epilogo in campo sia lo stesso del 1991”.

Avendo visto la gara di andata, a cosa deve fare attenzione la squadra per portare a casa il risultato?

“Sarà importante non concedere loro spazi. Affrontarli a testa alta sì, ma con tutta la cautela del mondo. Ce la dobbiamo giocare alla pari. Essere cinici, quando avremo l’occasione per concludere verso porta".

"Entrambe le squadre sono costrette a vincere per andare in finale, bisognerà fare attenzione. La Roma gioca questa coppa da agosto, ha fatto sacrifici, deve ricordarsele certe cose”.

Parole simili le ha pronunciate anche Mourinho nella conferenza stampa prima della gara di andata.

“Come ho già detto, lui è José Mourinho. Sa come si fa”.