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Festa: "Roma mi accolse nel migliore dei modi, ci misi poco ad ambientarmi bene"


Cagliari è casa, la mamma. Roma è stata un’amante appassionata, anche se solo per una stagione. Gianluca Festa è cagliaritano, ma nella Capitale visse un anno a cento all’ora

Dal punto di vista sportivo, sia chiaro. E non per le sue prestazioni, quelle furono convincenti, tanto che Franco Sensi cercò in tutti i modi di confermarlo. “Io sarei rimasto volentieri, ma avevo promesso al presidente dell’Inter, Ernesto Pellegrini, che sarei tornato a Milano. Così feci, mantenendo la parola”.

Fu una stagione vissuta sulle montagne russe, quella romanista con Festa. La discesa ripida verso un epilogo che sembrava inesorabile (la retrocessione), poi il gol di Giannini a Foggia e la ripida risalita, quasi a sfiorare la qualificazione in Coppa UEFA se il Parma avesse vinto la Coppa delle Coppe contro l’Arsenal.

Storie della stagione 1993-94, quasi trent’anni fa. Gianluca era un difensore centrale forte fisicamente e con una buona tecnica di base. “A Roma mi volle Mazzone, che mi conobbe a Cagliari”.

Che ricordi porta di quell’annata?

“Tante cose belle. Roma mi accolse nel migliore dei modi. È la città che più mi ricorda Cagliari per modi di fare, per atteggiamenti. Romani e cagliaritani sono abbastanza simili per caratteristiche, così io ci misi poco per ambientarmi nel migliore dei modi. Arrivai nel mercato di ottobre e giocai praticamente subito. La prima partita fu a Genova contro la Sampdoria. La vincemmo”.

1-0, gol di Balbo in mezza rovesciata.

“Esatto. Sbloccammo il risultato quasi a fine primo tempo. Poi nel secondo tenemmo il campo e portammo via la vittoria. All’epoca si assegnavano ancora due punti a vittoria”.

A proposito di Sampdoria, lei giocò anche la sfida di Coppa Italia dell’Olimpico in cui la Roma fu eliminata ai rigori, ma fu la prima partita da titolare di Francesco Totti.

“Non ricordavo questo particolare. Francesco all’epoca non aveva ancora 18 anni. Finimmo ai rigori, è vero, io andai dal dischetto e segnai. Peccato che non bastò per la vittoria. Ce lo saremmo meritato il passaggio del turno, scendemmo in campo con tanti giovani”.

Una rete, l’unica della sua esperienza romanista in 23 presenze complessive, la realizzò a Parma. E quella volta fu una vittoria.

“2-0 in trasferta, l’altra la segnò Balbo”.

Un bolide in diagonale che finì sotto al sette.

“Impressionante. Abel era alla prima stagione nella Roma. Proprio come me”.

Perché quella stagione fu così complicata?

“Probabilmente perché era una Roma in costruzione. Sensi rilevò inizialmente la società con Mezzaroma, poi si mise in proprio e iniziò a formare la squadra, la società. Pure Mazzone era al debutto a livelli così grandi”.

Anche oggi con Mourinho il Club sta cercando di avviare una nuova fase, nonostante qualche difficoltà nelle ultime gare.

“Quando prendi un allenatore di questo spessore, di questo livello, è giusto che venga assecondato e che porti avanti le sue idee fino in fondo. Già ora a gennaio le cose si stanno muovendo, con i due nuovi giocatori che sono arrivati dal mercato. Ora parlerà il campo”.

A iniziare da Roma-Cagliari di domenica. Momenti diversi per le due squadre.

“L’inizio del nuovo anno è stato poco fortunato per la Roma, mentre il Cagliari ha ottenuto due vittorie e si sta tirando fuori dalla zona pericolosa in cui era finito. L’allenatore e i dirigenti hanno avuto il coraggio di mettere da parte giocatori non più motivati, dando spazio a giovani in rampa di lancio. E adesso i risultati li vediamo. Prevedo una bella partita, sono sicuro”.

Lei, invece? Fino a pochi giorni fa è stato l’allenatore dell’Apollon Smyrnis in massima divisione greca.

“Sì, sono tornato a Cagliari cinque giorni fa, appena negativizzato dal Covid. È stata un’esperienza piacevole, anche se poi è terminata in anticipo. C’è stato qualche problema, soprattutto con il virus che ci ha decimato la squadra. Abbiamo avuto 12 giocatori fuori, tutti contagiati. Io per un periodo ho dovuto guidare la squadra da casa".

"Ma, nonostante questo, con una formazione di giovani abbiamo pareggiato una gara molto complicata contro l’Olympiacos. Quando sono arrivato avevamo zero punti, siamo riusciti a farne 8”.

A che livello è il campionato in Grecia?

“Diciamo che le squadre più conosciute, Olympiacos, Paok e Panathinaikos sono di un livello nettamente superiore alle altre. Facendo un paragone con l’Italia, i club appena menzionati valgono formazioni di metà classifica in Serie A. Tutte le altre, invece, sono più del livello dei club di Serie B. C’è troppa distanza. Ma pure a livello economico".

"Un club come quello in cui ho lavorato io paga un allenatore al massimo 100mila euro… Stiamo proprio su un altro piano rispetto al calcio italiano. Però su un aspetto si può fare una similitudine: il calore del tifo. Anche se con il Covid gli stadi sono sempre più vuoti. Ovunque”.

Eppure, i tifosi della Roma pure in questo periodo – finché è stato possibile – hanno fatto registrare partite da 40mila spettatori, anche in gare in mezzo alla settimana contro – ad esempio – lo Spezia.

“Come già detto, i tifosi della Roma sono caldi e ricordano molto quelli del Cagliari. Poi quest’anno c’è stato pure il fattore Mourinho che ha senza dubbio gasato l’ambiente”.

Più in generale, il calcio italiano come le sembra?

“Tatticamente la Serie A resta sempre un campionato all'avanguardia. Anche se alcuni tecnici esagerano un po’ in questo senso. Io ho preso il patentino UEFA A in Inghilterra, poi ho fatto il master qui a Coverciano. In Inghilterra, su 8 ore di lezione, 6 sono in campo e 2 in aula. In Italia, 6 sono in aula e 2 in campo. La proporzione è questa. È stata un’esperienza interessante".

"Ho conosciuto il calcio inglese anche da calciatore, devo dire che stanno un passo avanti. Gli stadi sono sempre piani. In questo momento la Premier è il primo campionato d'Europa, c'è poco da dire”.