Giampiero Galeazzi non è stato solo un grande giornalista sportivo. È stato anche un tifoso della Lazio. Eppure, Galeazzi ha sempre indossato i panni del cronista super partes, ritrovandosi spesso a raccontare l'epica romanista.
Ecco 5 partite della Roma che ce lo faranno ricordare per sempre.
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Quinta giornata del girone di ritorno, la Roma è lanciata verso lo Scudetto 1982-83. Quella domenica, i giallorossi dilagano con il Napoli: 5-2, doppietta di Di Bartolomei, gol di Nela, Ancelotti e Pruzzo. Roma a +5 sul Verona secondo.
Dopo la partita, Galeazzi intervista Liedholm. "Quest'anno si salva la Roma?", domanda in maniera ironica il giornalista. E il Barone, serafico, replica: "Mi sembra già salva. Speriamo di tenere questa marcia. La nostra percentuale sale adesso dal 15% al 30%".
La percentuale di cui parla "Liddas" è quella di cucirsi sul petto il tricolore. E naturalmente quel 30% è un paradosso, come si affretta a chiarire lo stesso Galeazzi nel servizio di 90° Minuto. Perché, come ammette subito dopo lo stesso Giampiero, "quest'anno la Roma non può perdere il campionato". La Roma di Liedholm. Raccontata egregiamente da Galeazzi.
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"Capitano, l'equipaggio chiede: andremo in porto o no?", domanda Galeazzi, prima del 2-0 sull'Avellino alla terzultima di campionato 1982-83. Il Capitano è Agostino Di Bartolomei e la nave è la Roma. "In porto sicuramente. Vediamo di arrivarci col vessillo". Col vessillo. Con lo Scudetto.
Memorabile.
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L'8 maggio 1983, la Roma conquista a Marassi con il Genoa il secondo Scudetto della sua Storia. Al fischio finale, Galeazzi è a due passi da Liedholm, per l'evidente tentativo di un'intervista flash. Tutto vano. Tutto inutile. Il Barone viene portato in trionfo, mentre alle sue spalle si ode l'invito di Giampietro a qualche romanista comprensibilmente eccitato: "Bono, bono!...".
Ma alla fine il leggendario giornalista Rai riesce comunque nell'impresa di fare una domanda: "Mister, cerco di salvarla dai suoi tifosi, questo non è amore, è incredibile"... E Liedholm riesce a malapena ad accennare un "sono contento per loro". Poi è festa grande. Immensa.
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Uno dei gol più belli di Roberto Pruzzo. Una rovesciata in casa della Juve nella stagione 1983-84. Un 2-2 acciuffato in extremis con un'acrobazia indimenticabile. A fine partita, Galeazzi rapisce il Bomber per una battuta volante: "Senti, prima della gara mi avevi detto 'mi sono fatto la barba, oggi mi devi intervistare'. Hai mantenuto la promessa".
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"Se lo chiedevate a me, vi dicevo che Maradona gioca. E bene come sempre". A parlare è il nostro straordinario Presidente Dino Viola, in un simpatico e originale siperietto con Galeazzi e con il "Pibe de Oro", che va in scena prima di un fortunato Napoli-Roma, stagione 1987-88. Fortunato, nel senso che i giallorossi riescono a imporsi per 2-1 al San Paolo - gol di Oddi e Giannini - contro i campioni d'Italia.
Giampiero Galeazzi era laziale. Eppure una volta - era la stagione 1989-90 - a precisa domanda dell'Ingegner Viola, "abiurò" la fede biancoceleste: "Galeazzi, lei è laziale? No, no, presidente".
Probabilmente, era vero. Perché l'etica con la quale svolgeva il proprio lavoro, e la passione che ci metteva, lo hanno reso unico, universale e familiare per i tifosi di qualunque bandiera.
Ciao, Giampiero.
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