Oggi, Amedeo Amadei avrebbe compiuto 100 anni. Uno dei più grandi centravanti della Roma era nato il 26 luglio 1921 a Frascati. In giallorosso ha segnato 111 gol, conquistando lo Scudetto 1941-42. Fino al 13 dicembre 2020 ha occupato il 3° posto della classifica dei marcatori romanisti. Quel giorno è stato agganciato, per venire poi superato, da Edin Dzeko.
La stella di Amadei iniziò a brillare nel firmamento giallorosso nell’aprile del 1937. Esattamente il giorno 11 il tecnico Luigi Barbesino lo fece scendere in campo in un’amichevole contro il Cagliari e da quel momento non mancò più di fornire al ragazzo occasioni per mettersi in luce, fino all’esordio in Serie A. L'evento si verificò il 2 maggio 1937 contro la Fiorentina, a 15 anni, nove mesi e 7 giorni, quando venne schierato all’ala destra.
Amadei è stato un autentico genio del calcio e come tutti i geni aveva bisogno di trovare l’ispirazione. Quando questo avveniva (a dire il vero quasi sempre) diventava immarcabile per qualunque difesa. Basta pensare, ad esempio, alla finale di Coppa Italia del 1941. In cinque minuti, dal 14’ al 19’, "il Fornaretto" violò per tre volte la rete della squadra di Valentino Mazzola e Loik.
La prima rete la siglò in scivolata, la seconda raccogliendo al volo un lancio di Krieziu, la terza la firmò con una botta imprendibile dai quindici metri, il tutto senza che la difesa avversaria avesse potuto abbozzare una benché minima reazione.
Le sue armi migliori erano la spaventosa velocità (giunto davanti a un avversario gli bastava toccare la palla a sinistra e aggirare l’ostacolo dal lato opposto) e il tiro violentissimo. Sul serio: la scarpa destra doveva essere rinforzata e nonostante questo accorgimento le bordate di Amedeo la costringevano a una vita decisamente più breve rispetto alla scarpa gemella.
Vinto lo scudetto nel 1942, Amadei divenne a tutti gli effetti il simbolo della Roma, ereditando da Guido Masetti i gradi di capitano. Questo ruolo di simbolo gli rimase cucito addosso e nonostante il suo trasferimento all’Inter e in seguito al Napoli, il legame e l’identificazione tra il centravanti e la Lupa rimase sempre saldissimo.
Un episodio straordinario per raccontare la chimica che rimase tra Amadei e i romanisti si registrò durante il derby del 17 ottobre 1948. "Il Fornaretto" si era ormai trasferito in nerazzurro ma in quell’occasione, libero dagli impegni con la sua nuova squadra (che il giorno precedente aveva giocato contro il Milan), era accorso allo stadio Flaminio per assistere al match.
Quando dopo pochi minuti dal fischio d’inizio l’arbitro Camiolo decretò un calcio di punizione dal limite in favore della Roma dagli spalti si alzò un coro da brividi: “Amadei!! Amadei!!”. Renato Sacerdoti all’inizio degli anni cinquanta provò a riportarlo alla Roma senza fortuna, ma Amedeo rimase un punto di riferimento imprescindibile della passione giallorossa per tutta la vita.
Leggi la lettera aperta scritta a Dzeko da Maria Grazia Amadei
"Lasciare che Amadei stoppasse palla a centrocampo voleva dire gol"
- Guido Masetti
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