Nuovo appuntamento con la rubrica sulla storia dei numeri di maglia dei giocatori della Roma. In questa puntata approfondimento sulla 8, scelta da Gonzalo Villar per la stagione 2021-22 come annunciato da lui stesso attraverso il profilo Instagram del club giallorosso
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Ecco i 12 proprietari a partire dal 1995-96, prima stagione con la numerazione fissa.
Centrocampista con caratteristiche fisiche e tecniche, espressione del settore giovanile giallorosso. Tre stagioni in prima squadra, dal 1994 al 1997: 85 presenze e 3 gol.
Arrivato alla Roma a parametro zero dal Bologna, doveva rappresentare una valida alternativa sulla mediana, sfruttando le sue caratteristiche di mezzala di qualità. Una sola stagione in giallorosso.
Preso da Franco Sensi dallo Spartak Mosca per compiere il salto di qualità a centrocampo, preferito al ceco Patrik Berger del Liverpool, in giallorosso non riuscì a trovare la continuità ideale, pur mostrando lampi di classe purissima. Entra nel gol di Francesco Totti del derby del 1999, Roma-Lazio 3-1, con una gran giocata.
Il colpo di mercato della sessione internale della stagione 1999-00. Acquistato dal Perugia dove in parziale contropartita andarono anche Alenitchev e Manuele Blasi.
Dal fantasista russo, Nakata ereditò anche la numero 8 e diventò uno degli uomini simbolo dello scudetto 2000-01. Inizialmente Capello aspirò a trasformarlo in un regista di centrocampo, poi lo preferì come prima alternativa di Francesco Totti. E che alternativa.
Alla Roma sbarcò nell’estate del 1999 dopo una lunga trattativa per portarlo in giallorosso dal Santos. Nelle prime due stagioni romaniste giocò con la 5, nella terza e ultima passò al numero 8.
E con questa maglia risultò decisivo in un paio di partite del campionato 2001-02. A Parma, per esempio, su calcio di punizione. Dove nel settore ospiti spuntò anche uno striscione in cui si esaltavano le sue doti balistiche: “Assunçao, ma come fao?”.
Soprannominato “Duracell” per la sua inesauribile capacità di correre e correre al servizio della squadra, nella Roma nella prima annata – 2001-02 – ha vestito la 5, poi con la cessione di Assunçao al Betis Siviglia optò per la numero 8, che tenne per due stagioni. Centrocampista di quantità, nel 2003-04 Capello lo schierò da quinto a sinistra sulla fascia.
Dei diversi proprietari della maglia numero 8, l’unico difensore della lista. Arrivato nel 2004 insieme a Philippe Mexes per non far rimpiangere la partenza di Walter Samuel, la sua prima stagione romanista fu complicata, come del resto quella di tutta la squadra.
Il suo rendimento non al top fu condizionato dalla partecipazione alle Olimpiadi del 2004. Si riprese poi dal 2006 al 2008, indossando però la maglia 21.
Tra i calciatori più talentuosi usciti dal settore giovanile di Trigoria. Più o meno della stessa generazione di Daniele De Rossi, c’era chi giurava che fosse addirittura più forte e completo di DDR.
Per via di alcuni problemi fisici non riuscì mai ad imporsi completamente, ma alcune sue prestazioni riempirono gli occhi. Su tutte, nella magica notte di Madrid del 2008.
Problemi fisici e di condizione non gli hanno mai permesso di essere l’Imperatore che tutto il mondò ammirò anni prima con l’Inter. Da attaccante, scelse la maglia numero 8 sperando di lasciare un segno nella storia della Roma. Purtroppo la sua permanenza nella Capitale si esaurì rapidamente.
Il fiore all’occhiello della campagna acquisti 2011-12. Talento purissimo argentino arrivato dal River Plate, che la Roma riuscì a strappare ad un’agguerrita concorrenza sul mercato. All’esordio assoluto con il Palermo andò in gol con un numero pazzesco, in due stagioni giallorosse alternò giocate da top player a periodi più opachi.
La sua storia è legata a quella di Lamela. Non solo perché quando l’argentino fu ceduto, Ljajic ne ereditò il numero. Ma il suo acquisto servì a sostituire l’ex River Plate.
L’inizio del serbo fu subito di livello. Gol al debutto contro il Verona, poi tra i marcatori anche del derby poche settimane dopo. La continuità di rendimento fu il suo problema principale perché le doti tecniche non si discutevano.
Ingaggiato nel mercato di gennaio del 2016, debuttò il giorno dopo l’annuncio ufficiale del suo acquisto a Sassuolo. Spalletti lo schierò falso nove e il fantasista argentino – proveniente dal Genoa – sfoderò una prestazione di qualità superiore, fornendo anche l’assist vincente a El Shaarawy per il definitivo 2-0.
È entrato nella storia della Roma anche per un altro motivo. Nel giorno dell’addio al calcio di Francesco Totti, il 28 maggio 2017, segna la rete della vittoria in Roma-Genoa 3-2. Un gol che permette alla Roma di mantenere il secondo posto ai danni del Napoli e accedere direttamente in Champions League.
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