Imprenditore, presidente di una società arrivata fino in Serie A nel 2010 (il Cesena), dirigente di un club in Portogallo e oggi titolare di un’agenzia di calciatori sempre in terra lusitana, nella bella e suggestiva cornice di Porto. “È come gestire una squadra, ma senza lo stress del risultato”. Conosce molto bene il calcio portoghese, sia a livello di massima serie, sia a livello giovanile, e alla Roma è legato anche un “dolce ricordo”.
Partiamo dal “dolce ricordo”?
“Volentieri”.
Da presidente del Cesena conquistò il primo punto in Serie A proprio contro la Roma, all’Olimpico.
“È stato uno dei momenti più belli della mia esperienza alla guida del Cesena. Quella notte a Roma inizia due anni prima. Da due promozioni consecutive conquistate sul campo. Dalla Lega Pro alla B e dalla B alla Serie A. Stagioni esaltanti, che culminarono con il grande salto. Mancavamo in A da 20 anni”.
Trovaste sul vostro cammino subito la Roma di Ranieri, che aveva sfiorato lo scudetto l’anno prima.
“Era la prima giornata di campionato, di sabato sera. Eravamo tutti molto tesi ed emozionati. Il sottoscritto, il mister Ficcadenti, molti giocatori che erano al debutto assoluto in Serie A. Parlo di gente come Giaccherini, Nagatomo, Parolo. Nessuno di loro aveva mai conosciuto il calcio a questi livelli. Ci affidammo alla gioventù e all’esperienza del nostro portiere, Francesco Antonioli, che con la Roma fu campione d’Italia nel 2001. Lui all’epoca aveva 41 anni e tanta esperienza alle spalle. Feci un rapido discorso ai giocatori prima della partita, dissi loro che avevo le loro stesse emozioni e apprensioni”.
Poi cosa successe?
“Iniziammo a giocare con umiltà, cercando di difenderci e fare la nostra partita. Con il passare dei minuti il risultato non si sbloccava, la cosa diede a noi sempre più maggiore consapevolezza e convinzione di poter fare una piccola impresa. Nel secondo tempo sfiorammo anche il gol in un paio di occasioni, la gara era aperta. Fino ad arrivare agli ultimi minuti, in cui Antonioli salvò letteralmente il risultato. Finì 0-0, per noi quello rappresentò un grande risultato. Un punto di partenza, in tutti i sensi, tanto che poi a fine campionato ci salvammo. Ho anche altri due momenti in testa legati a quella serata”.
Quali?
“Il capitano della Roma, Totti, che mi diede un buffetto sul petto salutandomi alla sua maniera: “Ciao preside’”. E il giorno dopo all’Hotel Mancini, la domenica mattina, fare colazione con la Gazzetta dello Sport, leggendo le cronache lusinghiere sul mio Cesena, che aveva fermato in casa una delle squadre accreditate al titolo. Non era un sogno, ma la realtà”.
La vita, poi, l’ha portata in Portogallo a intraprendere nuove sfide professionali.
“Sì, nel 2013 mi fu proposto di entrare come azionista in un club di Serie A portoghese. Accettai. A me piace muovermi, viaggiare, conoscere realtà nuove, mettermi in discussione. Si presentava come un calcio apparentemente povero, poteva sembrare facile come sfida, invece si rivelò molto più complicato. Ma è stato un grande insegnamento per la mia vita. In Portogallo il calcio è pensato in modo diverso rispetto al sistema italiano”.
Ovvero?
“La semplicità applicata alla concretezza. Le risorse economiche sono inferiori rispetto all’Italia, così tanti club lavorano su più livelli. Sullo scouting, puntando su giovani interessanti. Sulla bravura di dirigenti e allenatori. Il tutto per raggiungere buoni risultati a livello continentale. Si può citare un esempio recente”.
Prego.
“Il preliminare di Europa League tra Rio Ave e Milan all’inizio della stagione. La squadra portoghese fu eliminata dopo una serie interminabile di rigori, sfiorando il successo in più di un’occasione durante il match. Per poco non eliminò il Milan. Parliamo di due realtà molto distanti dal punto di vista economico. Nemmeno paragonabili. In Portogallo ci sono tanti talenti che potrebbero giocare a buoni livelli in Italia”.
La Roma parla molto portoghese con Fonseca allenatore e Tiago Pinto general manager.
“Fonseca lo conosco abbastanza bene. Ci andai un paio di volte a cena ai tempi del Pacos de Ferreira, prima che andasse in Ucraina allo Shakhtar. Già all’epoca lo proposi a qualche dirigente in Italia. Mi è sempre piaciuto come allenatore, sia dal punto di vista tecnico, sia umano. E di Pinto si parla bene ovunque. Lui non l’ho mai incrociato, ma è un bene che dirigenti di questo spessore si confrontino con il calcio italiano, anche per innalzare il livello generale del movimento. È bello vedere queste aperture. In generale, gli allenatori portoghesi, ma anche i dirigenti hanno una mentalità molto più aperta nell’accettare sfide all’estero.”.
Del Braga – prossimo avversario della Roma in Europa League – cosa può dire?
“È una squadra che conosco bene. Gioca con un sistema speculare a quello della Roma, il 3-4-2-1. L’allenatore è preparato ed esperto. Negli ultimi tempi hanno perso due giocatori importanti come Carmo in difesa e Paulinho in attacco, uno per infortunio e l'altro perché ceduto allo Sporting Lisbona nel mercato invernale, però hanno Galeno, Orta, Rodrigo Gomes, calciatori temibili. È una squadra da affrontare con intelligenza. È chiaro che se la Roma fa la Roma, passa il turno. Ma non deve abbassare il livello della prestazione, altrimenti il tutto si complica”.
Particolare anche il loro stadio, “L’estadio Municipal de Braga”, incastonato tra le rocce.
“È uno degli importanti più particolari che ho visto. Situato dentro una montagna, senza le curve. Con due grandi gradinate centrali. Fa un effetto particolare, entrandoci dentro. Ci accedi attraverso grandi ascensori. L’acustica è particolare. Quando è pieno ti crea un livello di rimbombo impressionate, che può incidere nel match. Non a caso il Braga in casa ha fatto grandi risultati. Ecco, il fatto che non ci sia il pubblico sugli spalti può essere un elemento in meno per loro”.
"Ricordo quando Totti mi salutò all'Olimpico, alla sua maniera: "Ciao, preside'""
- Igor Campedelli
Confermo di aver preso visione della privacy policy.
© 2018/2024 Soccer S.r.l. – P.IVA 09305501000 - tutti i diritti riservati. I nomi AS Roma, i loghi e le immagini sono marchi registrati o non registrati di Soccer S.r.l. Tutti gli altri marchi possono essere di proprietà dei rispettivi titolari.