Quella finta funzionava perché Marco Delvecchio aveva già la palla sul piede preferito, il sinistro, quindi in teoria era nelle migliori condizioni per tirare in porta. Invece lui rientrava e i difensori ci cascavano, tagliati fuori da quel cambio di direzione improvviso che negli anni è diventato la firma dell’ex attaccante della Roma.
Partendo da quell’inganno di fondo, Delvecchio ha perfezionato una giocata che spesso gli consentiva comunque di andare al tiro con il suo piede “forte”. Quindi di rientrare con il sinistro sul sinistro.
"Una cosa che mi ha sempre divertito è la finta a rientrare: la faceva sempre, gli avversari lo sapevano, ma non riuscivano comunque a fermarlo. Alessandro Nesta, in questo senso, ne sa qualcosa", ha raccontato Francesco Antonioli ad asroma.com in questo articolo.
Per raccontare lo stile di gioco di "Super Marco”, nel giorno in cui compie 47 anni, dobbiamo partire per forza da qui.
Roma-Lazio 2-0 (27-10-2001)
Delvecchio sapeva eseguire molto bene quella finta che poteva sembrare semplice, ma che richiedeva scelta di tempo, forza fisica e capacità tecniche. Soprattutto era bravissimo a mettersi nelle condizioni di poterla tentare perché sapeva attaccare la profondità con tempismo perfetto, puntando il confine ideale tra la fascia e il mezzo spazio di sinistra (il corridoio intermedio che divide la fascia dalla zona centrale) quando un compagno di squadra poteva giocare la palla con scarsa pressione. Sapeva insomma trovare l’uno contro uno con facilità.
Un esempio concreto è questo gol segnato nel derby del 27 ottobre 2001, la rete del momentaneo 1-0.
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La Roma recupera palla sulla propria trequarti dopo un tentativo di attacco della Lazio. Emerson alza la testa e vede che Delvecchio ha puntato il lato destro della difesa avversaria: Negro è avanzatissimo, Stam è fuori posizione ed è Nesta a doversi staccare per andare sull'attaccante della Roma. Il lancio è perfetto, ma il controllo di petto a seguire di Delvecchio vale mezzo gol perché gli fa guadagnare un vantaggio prezioso sul laziale. I due entrano in area spalla a spalla, a tutta velocità, e Nesta, in leggero ritardo, tenta di riprendere posizione trattenendo l'avversario per la maglia. Ma quando il romanista all'improvviso cambia direzione, e riesce a spostarsi il pallone verso l'interno con un tocco di sinistro, Nesta è costretto a inchiodare e scivola, facendosi scavalcare. A quel punto, Peruzzi tenta un'uscita bassa alla disperata, ma Delvecchio anticipa il suo intervento calciando con il destro e fa gol.
Roma-Napoli 4-1 (20 aprile 1996)
Il giorno della sua prima tripletta romanista. Delvecchio segnò la sua seconda rete, la terza della Roma quel giorno, a conclusione di una bella combinazione con Thern.
Il centrocampista, dalla linea laterale sinistra, lancia l'attaccante in profondità con un tocco morbido di esterno destro: Delvecchio è velocissimo nel primo cambio di direzione per assecondare l’effetto della traiettoria e si lascia alle spalle Colonnese; poi tocca la palla con il sinistro, entra in area e manda a vuoto il tentativo di chiusura di Pari fintando il tiro. Il pallone gli resta un po' indietro così lo accarezza con il destro per spostarlo ancora sul piede preferito: ci sarebbe Totti libero al centro dell'area ma Delvecchio decide di calciare in porta dall'altezza del dischetto del rigore. Il suo è un sinistro debole ma efficace, che batte Taglialatela.
Finta e tiro con lo stesso piede. Come l'11 aprile 1999, nel 3-1 alla Lazio, superando Mihajlovic: "Totti (e chi, se no?) pesca Delvecchio: Mihajlovic incespica, Nesta non ci arriva, il sinistro, ciclonico, si abbatte su Marchegiani, polverizzandone l'accenno di parata", scrisse nella sua cronaca su La Stampa Roberto Beccantini. O come un anno e mezzo più tardi in Coppa Uefa in casa dell'ND Gorica.
Roma-Lazio 2-2 (29 aprile 2001)
Nella stagione del terzo scudetto, il 2000-01, Delvecchio si ritagliò un ruolo di primo piano grazie alla sua disponibilità al sacrificio: largo a sinistra, nel tridente, era l'elemento che dava equilibrio alla squadra trasformando il 3-4-1-2 di base in un 4-4-2 asimmetrico. Largo sulla fascia poteva anche sfruttare meglio le sue doti fisiche, qualità che da bambino gli avevano consentito di praticare l'atletica leggera con buoni risultati.
Segnò poco in quel campionato (tre volte), ma contribuì alla causa con prestazioni di grande sacrificio e assist pesanti.
Come quello per Batistuta per il gol del momentaneo 1-0 nel derby di ritorno.
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In apertura di secondo tempo, Delvecchio vince un duello con Pancaro nella trequarti difensiva della Roma, resiste a un tentativo di fallo del laziale e va in fuga lato sinistro della metà campo avversaria a gran velocità; il numero 24 rallenta, temporeggia con un doppio passo per tenere a bada il recupero di Pancaro, intanto guarda al centro e vede il movimento di Batistuta che va sul primo palo in anticipo su Mihajlovic. L’argentino è solo contro il difensore perché l’altro centrale, Nesta, si è staccato per andare a raddoppiare su Delvecchio: “Bati” sente che la palla arriverà sicuramente lì e che il compagno non potrà dare al cross una gran forza a causa della distanza e dell’allungo di una cinquantina di metri. E infatti il lancio del numero 24 della Roma va a finire all’altezza del vertice destro dell'area piccola, dove Batistuta con un tocco capolavoro al volo può prolungare sul secondo palo.
Calcolo esatto e gol pazzesco.
Roma-Udinese 2-1 (6 aprile 1996)
Delvecchio ha sempre lavorato molto per la squadra e questa sua disponibilità gli ha spesso tolto lucidità davanti alla porta. Ha ricevuto critiche per le occasioni mancate, ma ha risposto con personalità e con gol pesanti. Va detto che in una delle poche stagioni nelle quali ha potuto giocare stabilmente come punta centrale, nel 1998-99, Delvecchio ha chiuso il campionato con 18 reti (senza rigori), primo marcatore italiano della Serie A. Su 83 gol segnati complessivamente nelle 300 partite disputate con la Roma 20 sono stati realizzati di testa e solo uno da fuori area: è la seconda rete che segnò a Udine nella vittoria per 2-0 del 28 novembre 1999.
Delvecchio è stato anche capace di fare centro con colpi spettacolari, in acrobazia. Ricordate la splendida girata al volo a Torino in Juventus-Roma 2-1 del 27 febbraio 2000? Probabilmente però il gol più bello della sua carriera è la rovesciata all'Udinese del 6 aprile 1996.
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C'è un calcio d'angolo dalla bandierina tra Tribuna Tevere e Distinti Sud: dopo una rapida combinazione con Carboni, Totti entra in area da sinistra e il suo tentativo di cross viene respinto; la palla torna a Carboni che colpisce di piatto sinistro e mette poco fuori dell’area piccola, dove nel frattempo Delvecchio si è liberato della marcatura di Calori. La palla è lenta, spiove sul secondo palo, e difficilmente sfruttabile con un colpo di testa visto che i giocatori non hanno la possibilità di arrivare in corsa. Delvecchio così tenta la strada più difficile, ma quella che gli consente di dare più forza alla conclusione: si mette spalle alla porta e si coordina per una spettacolare rovesciata con la quale riesce a calciare di sinistro e a mettere la palla alla destra di Gregori.
A gol come questo, alle reti nei derby e a tante altre cose belle che ci ha regalato resteremo per sempre legati. Tanti auguri, Marco Delvecchio.
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