La scena è interpretata da Ricky Memphis e Claudio Amendola, sullo sfondo del Parco degli Acquedotti dell’Appio Claudio. I due – appena licenziati da antennisti e in una situazione economica generale complicata del paese – rompono gli indugi e discutono sulla possibilità di andare a Milano – in via Monte Napoleone – a rapinare una gioielleria per un “colpo” da venti miliardi di lire.
Il calcio, ad un certo punto, entra nel discorso. Memphis, “Enzo”, è timoroso. E tra i motivi delle sue perplessità c’è pure la destinazione lombarda. A suo avviso, Milano è sinonimo di sconfitta. Non cita direttamente la Roma, ma il riferimento è eloquente. Ed è difficile dargli torto.
La pellicola è del 1994, perfettamente incastonata nel periodo “nero” di cui si andrà a raccontare. Altro che luci a San Siro, buio pesto. Negli Anni 90, ma anche qualche pezzetto prima e qualche pezzo poi nei Duemila, la Roma non vinceva mai al Meazza. Sia contro il Milan, sia contro l’Inter. Nel caso dei confronti contro la squadra rossonera, si registrò un digiuno di successi di 21 partite sul terreno milanista. O pareggi o sconfitte. 8 pari e 13 ko il computo nel dettaglio.
Dal 1989 al 2006. Dal maledetto 4 giugno ’89 di Antonio De Falchi al 14 maggio 2006. E mettiamoci pure che l’ultima vittoria ottenuta sul campo era arrivata nel 1986, 1-0 Roma con gol di Pruzzo. Il 13 dicembre 1987 il risultato fu di 3-0, ma a tavolino in seguito al petardo lanciato a Franco Tancredi dagli spalti. In ogni caso, dal 1989, 17 anni senza raccogliere mai la posta piena.
Nonostante la Roma si sia presentata anche in stagioni gloriose. Vedi quelle agli inizi degli Anni 2000. Nel 2000-2001, ad esempio, con la rosa che qualche mese dopo si sarebbe laureata campione d’Italia e il Milan di Zaccheroni si sarebbe posizionato al sesto posto ottenendo un posto in Coppa UEFA. Alla fine del torneo, la Roma di Capello totalizzerà 75 punti cucendosi lo scudetto sul petto. Il Milan 49. 26 lunghezze di differenza. Eppure, nel confronto Milan-Roma di quel campionato, la Roma perse 3-2 sotto i colpi di Leonardo e Shevchenko (doppietta). A nulla servì la doppia marcatura di Totti, se non a rendere meno amaro il passivo. Un ko, peraltro, che suscitò anche polemiche nelle ore successive alla partita. Alcuni giocatori giallorossi si fermarono nel capoluogo per un post gara in discoteca. La cosa fu resa pubblica da alcuni organi di informazione e in città si scatenarono polemiche. Tuttavia, le chiacchiere non scalfirono la squadra.
Il tecnico friulano riconoscerà successivamente che proprio quella partita persa di Milano con il Milan fu determinante per arrivare al titolo: “Perdemmo, è vero, ma giocammo con grande personalità. Con il piglio della Roma di Falcao e di Bruno Conti. E per dimostrare personalità in una cornice del genere, in uno stadio che mette in difficoltà qualsiasi avversario, significa che eravamo forti. Lo dissi ai ragazzi subito dopo la fine, negli spogliatoi che avremmo vinto lo scudetto. E così fu”.
Ancora più eclatante il caso del torneo successivo, 2001-2002. A tre partite dalla fine, la Roma è ancora in lotta per il vertice, il Milan in cerca di un posto Champions. Sulla panchina del “Diavolo” è presente Carlo Ancelotti, subentrato pochi mesi prima a stagione in corso a Fatih Terim. I padroni di casa godono del sostegno della Scala del Calcio, ma in campo i valori tecnici sono sbilanciati. La Roma è più forte, il Milan sembra soccombere e cadere da un momento all’altro. In due momenti della ripresa, addirittura, sostituisce Roque Junior e Shevchenko con Sarr e Kutuzov. Eppure, il risultato non si sblocca. Le occasioni migliori capitano sui piedi di Cafu e Montella. Niente. 0-0 finale. Se la Roma avesse vinto quella partita a Milano, non si sarebbe mai parlato della precedente Venezia-Roma 2-2 e di quell’occasione persa. Perché il campionato lo avrebbe vinto lo stesso.
Altri episodi in ordine sparso. L’unico gol di Stefano Nava in Italia a livelli professionistici (1993). La sola rete milanista di Pietro Vierchowod (1997). La marcatura di Christian Ziege viziata da un evidente fallo di mano (1998). Il colpo di fascia di capelli, non proprio di testa, di José Mari pochi giorni dopo aver ufficializzato il suo acquisto dall’Atletico Madrid (2000).
È stato così fino all’11 novembre 2006, fino a quando Totti non sparigliò con una doppietta, contribuendo al 2-1 finale (e pure qui, l’1-1 lo segnò Brocchi…). Lì la storia è cambiata.
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Da allora, su altri 12 tentativi di campionato, la Roma ne ha vinti 6, pareggiati 2 e persi 4, l’ultimo per 2-1 nella scorsa stagione con il gol di Patrick Cutrone arrivato nel recupero.
Resta comunque un dato: il 50% di vittorie giallorosse, un andamento che per chi è cresciuto negli Anni 90 pareva impensabile.
L’ultima affermazione è datata primo ottobre 2017, Milan-Roma 0-2 (Dzeko, Florenzi). Di fatto, ad oggi, l’ultima vittoria ottenuta al Meazza. Contando pure le sfide con l’Inter.
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