Non è successo spessissimo dal 1929, di affermarsi su rivali con determinate modalità. Difensori, centrocampisti, trequartisti e attaccanti rapidi. Persino autogol a favore, sotto la curva Nord. Basta vincerla, auspicherebbe qualsiasi tifoso. Ed è così.
Comunque, raramente s’è conquistata la posta piena con un affondo risolutivo di un centravanti, fissando il risultato sul minimo scarto.
È capitato 7 volte tra campionato e coppe (in 19 casi di vittoria per 1-0 complessivi), in oltre 93 anni di storia. E in due di queste l’unico protagonista del tabellino dei marcatori è stato Pierino Prati.
Lui, l’uomo di Cinisello Balsamo, scomparso da poco all’età di 73 anni, è l’unico a esserci riuscito in una doppia occasione. Roma 1, Lazio 0, gol del bomber. Del numero 9. L’ex Milan lo fece nell’arco della stessa stagione, in Coppa Italia e in Serie A.
Il 22 settembre 1974 lascia il timbro sulla stracittadina, incastonata nel girone eliminatorio della competizione nazionale. È il primo confronto tra le formazioni dopo il tricolore conquistato dagli avversari nell’anno precedente. Nonostante lo scudetto sul petto, la squadra di Maestrelli soccombe. Merito dell’attaccante ex Milan, bravo a sfruttare in elevazione un preciso cross di Giorgio Morini.
Vince la Roma, Chinaglia non digerisce il ko e a fine gara sfiora la zuffa con lo stesso Morini. “È un’altra squadra rispetto a dodici mesi fa, la ragnatela del tecnico svedese funziona e imbriglia gli avversari”, scrivono i giornali a proposito del gruppo giallorosso allenato da Liedholm. E si vede anche in campionato a distanza di qualche mese.
Il 23 marzo 1975 i biancocelesti cadono ancora sotto il colpo vincente di Prati. Pierino, nella ripresa, sfrutta un traversone dalla destra di Franco Peccenini e insacca di piatto a superare Pulici. È una rete determinante. Con questo successo la Roma sorpassa la Lazio in classifica e si ferma al terzo posto, chiudendo il torneo sul podio. Un’impresa vera e proprio per il momento storico del club, che poi verrà raccontato anche in un libro celebrativo qualche tempo dopo.
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Roma 1, Lazio 0, gol del bomber, del numero 9. In principio fu Rodolfo Volk. Non era numero 9 sulla distinta, all’epoca non esistevano cifre stampate sulle maglie, ma lui era bomber a prescindere. Il primo grande interprete del gol della storia romanista. “Io non penso, io tiro”, era il suo mantra. Tira in porta anche contro la Lazio, l’8 dicembre 1929, allo stadio della Rondinella. È il primo derby ufficiale della storia. Il numero 1. Vince la Roma, indirizzando per sempre il destino del confronto locale.
Vince la Roma anche nel 1943, da campione d’Italia in carica. Il 7 marzo decide uno dei volti del primo titolo nazionale romanista. Amedeo Amadei, stavolta con il numero impresso sulla schiena. Roma 1, Lazio 0 gol del bomber. Del numero 9.
È capitato anche a calciatori meno noti e celebrati. È il caso di Fabio Enzo, il 23 ottobre 1966. Uno che in tre stagioni tra la metà degli Anni 60 e l’inizio dei 70 collezionò 42 presenze e 10 realizzazioni. Con il gol nella stracittadina menzionata, permette alla Roma di tornare al successo con la Lazio dopo sei anni. Un’incornata suggerita da un’invenzione di Joaquin Peirò. Il giorno dopo Enzo viene così celebrato da Antonio Ghirelli sul Corriere dello Sport: “Il centravanti è un ragazzo estroso, bizzarro, possente, onnipresente, insuperabile nel gioco alto, piuttosto pericoloso nel tiro”. Inzuccata decisiva.
Come quella di Rudi Voeller del 18 marzo 1990 allo stadio Flaminio. Con la Roma da calendario in trasferta, il tedesco – imbeccato da Giannini – sfrutta una smanacciata indecisa di Orsi in uscita e beffa l’estremo difensore con un colpo di testa a porta sguarnita. La giocata manda in visibilio i circa duemila romanisti nel settore riservato.
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Il caso più recente è del 16 aprile 2003, in Coppa Italia. Nel ritorno della semifinale – dopo il 2-1 giallorosso dell’andata – la formazione di Capello si aggiudica il pass per la finale grazie a un guizzo di Montella. Minuto 11 della ripresa, cross in area di Candela, colpo di testa di Samuel, Marchegiani litiga con il pallone, non trattiene, la tiene lì, quasi sulla linea di porta irrompe l’aeroplanino che insacca. Tutto nell’arco di tre secondi netti.
Roma 1, Lazio 0 gol del bomber. Del numero 9.
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