Serie A, Domenica, 15 DIC, 18:00 CET
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Click: Tutto è successo troppo in fretta


In questo caso, in questa sera di gennaio del 2014, l’importanza supplementare deriva dal fatto che si tratta di una partita ad eliminazione diretta, dentro o fuori dalla Coppa Italia.

Nell’istante racchiuso in questa foto siamo ancora sullo zero a zero, ed è l’ultimo momento nel quale questa condizione rimane vera, perché da quello immediatamente successivo la palla sarà dentro, la Roma sarà in vantaggio, e ci resterà fino al fischio finale, eliminando la Juventus.

Questo però i tifosi ancora non lo sanno, stanno ancora fremendo e aspettando qualcosa che sblocchi la partita: la cosa che non succede spesso è che nonostante la palla che li farà felici si sia già staccata dal piede che l’ha colpita, ancora nessuno di loro sta accennando una qualche forma di esultanza. Né in tribuna né a bordo campo si vedono facce deformate, braccia alzate, corpi mossi, e tutto quel repertorio di speranza pronta a esplodere che siamo abituati a vedere in background delle foto che ritraggono la fine di un’azione di gol.

Qui non ce n’è traccia: non hanno avuto il tempo.

La stessa impreparazione all’evento che per i tifosi è anticamera di una sorpresa dolce, in questo caso è simmetrica e amara nel secondo livello di questa foto, quello che ritrae i difensori avversari: Peluso e Bonucci non sono riusciti a seguire l’azione come avrebbero voluto e dovuto, la palla è già arrivata, il tempo per l’intervento è già passato, e possono solo osservare e sperare.

Continuando ad avvicinarci, eccoci arrivare al livello più importante di questa foto, con i protagonisti di quello che è diventato un duello. Storari è l’unica tra le persone ritratte ad aver capito che qualcosa sta succedendo, non a caso ai portieri vengono richiesti riflessi superiori alla media. Purtroppo per lui, fortunatamente per noi, il senso di allarme che traspare dal suo volto e il movimento del corpo che qui possiamo indovinare dal piede staccato da terra non saranno comunque sufficienti, perché tutto è successo troppo in fretta.

“Tutto è successo troppo in fretta” a ripensarci, potrebbe essere un racconto efficace di ciò che accadeva quando Gervinho riceveva palla in quegli anni. A volte era troppo per gli avversari che o non riuscivano a leggere le sue intenzioni o semplicemente non riuscivano a stargli dietro, altre era troppo anche per lui, che non riusciva a sincronizzarsi con la sua stessa rapidità. In ogni caso la sua frenesia era in grado di innescare nello stadio un effetto sonoro di meraviglia tutto suo, gli spalti si accendevano di una frequenza peculiare e trascinata verso le tonalità alte dall’entusiasmo dei più piccoli. Non ho sentito questo suono allo stadio per qualche anno, l’ho ricominciato a percepire qualche mese fa, quando abbiamo scoperto un giocatore diverso, ma che in comune con Gervinho ha la capacità di prodursi in strappi improvvisi sulla fascia: Nicolò Zaniolo.

Tornando alla foto e al suo protagonista, se isolassimo la silhouette di Gervinho in questo scatto e chiedessimo di indovinare da quale contesto sia stata estratta, come le interrogazioni con le cartine mute che ci mettevano in crisi a scuola, dubito che il calcio sarebbe tra le prime risposte. In questa spaccata che ha appena fatto il suo dovere (intercettare la traiettoria del pallone nell’unico modo possibile) c’è poco del calcio e molto più delle arti marziali o della danza, equamente rappresentate anche solo dall’assurda posizione delle mani: il gesto della destra potrebbe appartenere a Nureyev, quello della sinistra a Bruce Lee. È stato proprio questo situarsi continuamente sul confine di cosa fosse calcistico e cosa no a rendere speciale Gervinho, questo gol, e questa partita.

L’ultimo livello ci restituisce la schiena sfocata di Kevin Strootman che ormai è fuori dal campo, perché per trasformare una proiezione offensiva in un vero pericolo ha dovuto utilizzare il campo fino all’ultimo centimetro e cogliere il momento nel quale la palla non era ancora uscita. Il nostro numero 6 è immortalato mentre combatte l’inerzia della corsa che ha prodotto l’assist, mentre contemporaneamente frena per non schiantarsi sui cartelloni e torce il busto e volge lo sguardo per vedere come sta andando a finire questa storia.

Finirà bene e ci farà stare bene, un po’ più del solito.

Perché per un romanista la partita contro la Juve è e sarà sempre una partita importante.

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