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La conferenza stampa di Luciano Spalletti alla vigilia di Roma-Real Madrid

La conferenza stampa di Luciano Spalletti alla vigilia di Roma-Real Madrid

Ecco le parole del tecnico Luciano Spalletti, nella conferenza stampa alla vigilia di Roma-Real Madrid, sfida di andata degli ottavi di finale di Champions League

Daniele De Rossi è recuperato?

“Daniele si è allenato bene ieri e spero che sviluppi lo stesso allenamento anche oggi, in quel caso sarà convocato”.

Lei è famoso per aver utilizzato il falso 9, anche quando la Roma ha eliminato il Real Madrid. Si avvarrà anche domani di questa strategia?

“Quando si fa il ruolo dell’allenatore si hanno a disposizione più tattiche da adottare e naturalmente dobbiamo fare attenzione a quelle che sono le qualità dei calciatori, usare quelli forti e fare attenzione a utilizzare quelli che formano una squadra forte. Io ho entrambe le possibilità: giocare con un attacco più mobile o giocare con uno più fisico. Mi prendo le ultime ore per poterci pensare e domani valuteremo quale sarà la soluzione migliore”.

C’è un favorito per questa sfida e vede delle analogie rispetto al turno del 2008 quando la Roma eliminò il Real Madrid che ai tempi era il favorito?

“Per me non ci sono favoriti, c’è il 50 % di possibilità di passare il turno. Ci sono delle differenze perché quella Roma lì era rodata e aveva un gioco ormai riconosciuto dai calciatori a disposizione. Aveva un sistema provato, che aveva prodotto dei risultati. Attualmente noi stiamo lavorando e abbiamo imboccato una strada utile a esaltare le qualità del nostro gruppo e della nostra squadra. Ovviamente servono conferme e questa è la partita più adatta per capire se siamo o meno sulla strada giusta. Sono molto fiducioso nei miei calciatori perché li ho visti molto attenti in questo periodo e in continua crescita”.

Ritiene importante che Dzeko giochi per proseguire il processo di crescita?

“Sono importanti tutti i calciatori a diposizione: per una partita del genere servirà l’apporto di tutti. Il Real Madrid è una squadra che è rimasta la stessa da tempo, rispetto alla vittoria della Champions League con Ancellotti sono cambiati pochi calciatori e serve disponibilità totale da parte dei miei ragazzi. Per un allenatore ci sarà solo la difficoltà di fare le scelte giuste: bisogna mettere in campo il miglior undici per poter sfruttare il 50% di possibilità che abbiamo per vincere questa partita”.

In Spagna in questo momento si sta criticando Cristiano Ronaldo: lei che ne pensa?

“Immagino cosa avrebbero detto gli spagnoli se avessero avuto a che fare con in il nostro ultimo periodo. Ronaldo è uno dei calciatori più forti al mondo per quello che fa vedere in campo. Quando si parla di un campione vero, oltre alla qualità si tiene conto anche della continuità. Lui può fare sempre la differenza, è un calciatore moderno, ha forza, fisicità, velocità, fa gol. Ma non andrò a fare gabbie, come ho letto in questi giorni. Non dirò a tre dei miei calciatori che devono marcare Cristiano Ronaldo, non vado a dire loro che valgono un terzo di Cristiano Ronaldo, altrimenti me ne servirebbero 33 per giocare contro una rosa di quel livello. Devo dire a chi gioca nella sua zona che ha la possibilità di essere allo stesso livello di Cristiano Ronaldo”.

Quali differenze trova tra questo Real Madrid e quello di otto anni fa?

“Il Real di adesso mi sembra una squadra che riparte meglio di quello di quel tempo là. Quella era una squadra che ti avvolgeva con il gioco e che ti schiacciava nella loro metà campo, giocando più palla sui piedi. Erano più stritolanti sotto l’aspetto del gioco. Questo, invece, è più cattivo in determinati momenti e ribalta l’azione con una velocità impressionante. È il dettaglio che mi ha impressionato di più. Quella che si crede che sia una difficoltà, nel non vederli pressare molto e nello stare di più nella loro metà campo, è in realtà un’arma: quelli che stanno a metà campo poi sono quelli che vanno a ribaltare l’azione per concluderla”.

Per Ronaldo è Florenzi l’uomo giusto per poterlo arginare?

“Può essere anche lui, insieme ad altri. Il fatto che lo abbia spostato alcune volte, vuol dire che ci sono altri calciatori che possono sviluppare quello che chiediamo in quel ruolo lì. È chiaro che se poi il dirimpettaio è Ronaldo, il calciatore che gioca in quella zona deve avere la velocità tra le sue qualità. Florenzi sa fare tutto, ma è diverso rispetto ai tuttologi che spesso hanno qualche lato negativo. Ale sa giocare da tutte le parti e poi capiremo bene qual è il settore in cui lui spinge al massimo. Sono convinto che non ci sarà tanta differenza rispetto a un ruolo o un altro, soprattutto se manterremo un atteggiamento di spingere, far gol, andare a vincere le partite”.

La conferenza stampa di Luciano Spalletti alla vigilia di Roma-Real Madrid

Domani ci sarà un grande pubblico allo Stadio Olimpico: ritiene di avere dei meriti su questo ritorno?

“Il merito è sempre della squadra. In questo periodo i ragazzi hanno fatto il loro dovere. Verso fuori emerge la vera intenzione dei ragazzi e il pubblico penso che abbia capito che siamo qui per fare le cose seriamente. Noi non abbiamo giocato sicuramente un calcio spettacolare, ma ci abbiamo messo tutto quello che abbiamo dentro e attraverso questo atteggiamento siamo migliorati molto. Noi abbiamo bisogno del nostro pubblico: non c’è cosa più brutta giocare le partite in uno stadio come l’Olimpico senza tifosi, soprattutto grazie a quello a cui la Curva Sud ci aveva abituato. Il cantante senza pubblico canta peggio e i ragazzi giocheranno meglio di tante altre partite, perché i nostri sostenitori ci daranno un sostegno importantissimo”.

Quali sono le condizioni Francesco Totti? C’è possibilità di vederlo in campo?

“Francesco ha avuto problemi prima della trasferta di Carpi per il riacutizzarsi di un dolore vecchio. Poi si è allenato sempre con il gruppo. E se lo farà anche oggi sarà a disposizione ed è chiaro che essendo a disposizione è una cosa possibile che possa essere utilizzato, non vedo perché no. Dipende sempre dalla partita e dalla sua condizione. Inoltre dovremo tenere conto dei fattori che dovranno dare un contributo alla squadra di vincere la partita. Poi sento parlare di esperienza, se devo basarmi sull’esperienza vinciamo noi: pensiamo a De Sanctis, Maicon, Keita. Dobbiamo vincere la partita, servono forza, corsa e disponibilità a sacrificarsi. Quelli che potranno mettere queste qualità sono i calciatori che mi stanno a cuore. Per me non sono tutti uguali: ho più disponibilità rispetto a quelli che hanno queste caratteristiche. Io non alleno nient’altro che il tentativo di fare risultato della Roma”.

Che ricordi le ha lasciato Zidane in Italia?

“Ricordi bellissimi, un campione vero. Ogni qual volta ci ho giocato contro, dava subito l’impressione della sua personalità, dell’estro, della forza mentale. Sono convinto che come io da allenatore ho imparato moltissimo dai campioni, lui sarà sicuramente nelle condizioni di trasferire il suo dono ai calciatori. Ha un vantaggio in più, quello che è successo anche a me: quando ho iniziato conoscevo già quel gruppo. E a lui anche daranno una mano importante nel passare questo nuovo ruolo che sta interpretando. Riuscirà sicuramente a diventare un grande allenatore. Per lui è stato e sarà più facile di uno come me che non ha le sue qualità naturali”.

Questa squadra viene da sconfitte cocenti come quelle contro il Bayern dello scorso anno e del Barcellona quest’anno…

“Anche io in precedenza ho subito delle sconfitte importanti, ma accanto ci sono anche delle vittorie altrettanto importanti e se si vanno a elencare tutte, si vede che sono tante. Questo diventa dipendente da quello che tu instauri nel rapporto come ricerca giornaliera. La squadra deve avere solo una strada. Abbiamo parlato di nuovo stile Roma, perché non vogliamo più sentir dire che qui non si sa lavorare: qui si lavora e bene, perché è un ambiente ideale soprattutto per il calcio. Possiamo dire “The Roma Way” dato che la nostra proprietà è internazionale. Noi dobbiamo percorrerla e andare a ricercare le partite, mettendo tutte le nostre qualità che abbiamo dentro, tirarle fuori è fondamentale. Sono convinto che la squadra abbia delle potenzialità, non sono stato contento della partita di Torino. Mentre alcuni ci hanno fatto i complimenti, io dico che non abbiamo provato a vincere la partita. Non sono contento quando la mia squadra non prova a fare le cose. Se non fai le cose diventa tutto più difficile e bisogna accettare quello che viene fuori e avere il coraggio di sudare. Non ci pentiremo dei cattivi risultati, ma di quando non siamo stati noi stessi e non abbiamo provato a tirar fuori il nostro carattere e il nostro sentimento per la Roma”.

Fu una sorpresa il passaggio del turno del 2008. Come valuterebbe quello di quest’anno?

“Nel 2008 è stata una sorpresa e quest’anno sarebbe ancora una sorpresa più grande. A noi piace fare sorprese, perché giochiamo per poter dare impulsi forti. Il pubblico ha bisogno di questi contraccolpi. Per quello che abbiamo vissuto ultimamente qui se ne ha bisogno ancora di più. Siamo però sulla strada giusta e vedo la possibilità nei miei calciatori di poter fare un ulteriore balzo in avanti, rispetto a quello che abbiamo fatto ultimamente, non mi meraviglierei se la Roma si battesse fino all’ultimo minuto della doppia sfida per passare il turno e non mi meraviglierei se a passare fossimo noi”.

Che differenza c’è con la Champions di otto anni fa?

“Il livellamento c’è stato e verso l’alto. Quello che si vede ora è un calcio di buona qualità, sia quello italiano, sia quello internazionale. In generale penso che non ci siano più quelle squadre contro cui si dà per scontato che una debba vincere. Ci sono squadre che attraversano momenti difficili, soprattutto quando giochi in un campionato come il nostro con grandi pressioni. In generale sono convinto che il livellamento sia verso l’alto, sia nel calcio europeo che in quello italiano”.