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E pure a Natale si chiede: "Ma 'sta Roma?"


“Senti ‘npo’, Tizia’, ma ‘sta Roma?”, domanda di rito per rompere il ghiaccio e introdurre l’argomento AS Roma. Come se a un cronista parlamentare venisse chiesto: “Ma ‘sto Renzi?”. Che domanda è? Per sapere che? Vabbe’, il modo migliore per liquidare il quesito è rispondere diplomaticamente: “La Roma è forte, ve ne accorgerete presto”.

Frase a effetto, che fa sempre un certo effetto. Non basta, però. Arriva la replica immediata: “Te che ce lavori, che se dice a Trigoria?”. E pure qui rientriamo nel campionario dei grandi classici delle domande per chi è conoscitore del genere. A chi è dipendente del “Bernardini”, almeno una volta sarà capitato. Sicuro. “Eh, che se dice? Speriamo bene e di migliorare i risultati”. Pure se la Roma è prima, fa niente. È il modo più facile per uscirne indenni e il prima possibile. Ma raramente te la cavi: “Ho capito, Tizia’, ma dicce che aria tira…”, incalza lo zio più vicino al tuo posto. La risposta ideale sarebbe questa: “Mah, ti dirò, il clima di Trigoria è pressoché lo stesso che c’è a Roma. Certo, lì dove lavoro io è aperta campagna, quindi la sera d’inverno fa più freddo e c’è umidità”.

Però no, nun se pò fa’. E allora ci si fa più seri: “Vedi zio, c’è stato un momento particolare, i risultati non arrivavano, ora però con l’anno nuovo le cose magari cambiano. Abbiamo vinto col Genoa, la vetta è vicina”. Pure in questo caso non è sufficiente. “Ma tu che vedi i giocatori, gli allenamenti, je devi di’ de core…”. “No, vedi zio, cnon guardo gli allenamenti: non è il mio ruolo. Capisci?”. “Beh, sì, in effetti c’hai ragione. Senti, invece chi piamo a gennaio? Dacce qualche anticipazione di mercato…”. “Guarda, piacerebbe saperlo pure a me, ma non lo so davvero…”.

È poi il turno del parente meno informato: “Ma tu lavori proprio a Trigoria? Dove stanno i campi? Cioè, tu coi giocatori ce parli?. “Non è che ci parlo direttamente. Loro si allenano e vanno in campo, io faccio un lavoro diverso, in un’altra zona del centro sportivo, però se capita qualche saluto e nulla più”. “Ah, ma che davvero? Allora salutame er capitano la prossima volta che lo vedi”. Ok, sarà fatto in fondo la “famija è sacra”.