Kevin Strootman è tornato a giocare a calcio lo scorso venerdì.
Era una partita della Primavera, certo, ma questo non deve distoglierci da quello che ha significato. La cosa importante, infatti, non è contro chi ha giocato Strootman, bensì il fatto che lui abbia giocato.
Strootman era lì, in campo. Ha corso, lottato, ha anche trasformato un rigore. Non si è risparmiato quando si è trattato di rincorrere il pallone o caricare il peso sulla gamba, o ancora di usare il fisico per conquistare il possesso della sfera. Luciano Spalletti ha sottolineato in conferenza stampa come si sia goduto il ritorno in campo del giocatore olandese e la sua voglia di fare, voglia che non tutti forse mostrerebbero durante un incontro disputato con la squadra Primavera.
Per Strootman i guai fisici sono iniziati sin dalla primavera di due anni fa, quando si infortunò per la prima volta al ginocchio destro. Kevin sentì una fitta durante una gara amichevole disputata con la nazionale dell’Olanda contro la Francia e pochi giorni dopo, in Napoli-Roma, Strootman si lesionò il legamento crociato. Passarono circa otto mesi prima di rivederlo nuovamente in azione. In una gara con la Fiorentina, però, l’olandese sentì di nuovo che qualcosa non andava con il ginocchio e scoprì di lì a poco che le condizioni della cartilagine erano peggiori di quanto ci si poteva aspettare. Questo comportò una nuova operazione e l’inizio di un nuovo, lungo, percorso di riabilitazione.
Per ritornare alla forma di due anni fa, certo ci vorrà del tempo; per il momento, basteranno il morale alto e la voglia di fare dell’olandese della Roma.
Strootman si era fatto amare nel suo primo periodo in maglia giallorossa per l’estrema facilità con cui era riuscito a trasformare il centrocampo. Assieme ai compagni di reparto De Rossi e Pjanic, il giocatore olandese si trovava alla perfezione nella mediana romanista. Il suo incessante lavoro e la sua capacità di braccare gli avversari facevano sì che Strootman fosse parte integrante dei movimenti e del pressing della squadra; le sue tempestive incursioni in area e la sua abilità con la palla tra i piedi gli consentivano di fornire assist (riguardatevi la punizione per il primo gol di Totti contro la Lazio nel derby del 2-2 del gennaio 2015) o di realizzare anche bellissimi gol (come quello realizzato contro il Napoli in Coppa Italia con un siluro dalla distanza).
Non c’è probabilmente momento più emblematico del primo dicembre 2013 per descrivere quello che Strootman può dare alla causa giallorossa. La Roma, dopo aver infilato dieci vittorie consecutive all’inizio della stagione, coglie tre pareggi di fila che consentono alla Juventus di recuperare terreno. La partita contro l’Atalanta a Bergamo è ostica e sembra trascinarsi inesorabile verso il fischio finale, con i giallorossi, sotto di un gol, che cercano ripetutamente di pervenire al pareggio. I minuti passano e la Roma di Garcia sembra andare incontro alla prima sconfitta stagionale in campionato.
Siamo al minuto 89 e Ljajic si porta la palla verso la linea di fondo all’interno dell’area di rigore avversaria e riesce a servire un passaggio secco e insidioso verso il centro. Strootman, ben piazzato nella parte alta dell’area di rigore, fa un passo indietro per liberarsi del diretto avversario e trovare il pallone, torcendo il piede per incocciare di prima e depositare comodamente la sfera in fondo alla rete. Strootman osserva la traiettoria del pallone e attende che questo gonfi la rete prima di cominciare a correre urlando, pazzo di gioia, verso i suoi compagni.
È proprio quella sua abilità di farsi trovare nel posto giusto al momento giusto, di riuscire a strappare un punto nel finale di una partita che sembrava ormai andata nonostante le molte occasioni da gol, è quella grinta, quella voglia di sacrificarsi, quella capacità di essere sempre dove la squadra ha più bisogno di lui, che tanti benefici portava alla Roma quando Strootman era in campo.
E di questo la Roma potrà beneficiare di nuovo.
Ma, questo è certo, bisognerà dare tempo al tempo.
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