Daniele De Rossi è intervenuto in conferenza stampa a due giorni dalla sfida che vedrà l’Italia impegnata contro l’Irlanda, nell’ultima partita del Gruppo E. Gli azzurri sono già qualificati aritmeticamente come primi agli ottavi di finale, ma per il centrocampista giallorosso il match sarà comunque importante per chiudere il girone a punteggio pieno.
Domani sarà una partita praticamente inutile: siete già con la testa agli ottavi di lunedì prossimo?
“Parlare di una partita inutile è brutto: sarà così, magari, per le nostre sorti agli ottavi perché arriveremo primi sicuramente, ma è molto importante sotto tutti i punti di vista. Non penseremo a chi incontreremo agli ottavi, ci butteremo un occhio ma dobbiamo pensare a questa. L’importante è finire il girone con nove punti: a prescindere da chi scenda in campo. Sarà anche importante per chi non ha giocato spesso finora: è importante che si sentano partecipi tutti quanti e abbiano le loro soddisfazioni in prima persona”.
Spesso vi dicono che avete poco talento: vi siete stancati di questa etichetta?
“Bisogna avere il giusto equilibrio nel giudicare positivamente o negativamente una squadra. Non abbiamo l’individualità che ruba l’occhio, come Hazard o Ibrahimovic, stelle a livello internazionale, ma abbiamo altre caratteristiche o altre qualità che altre squadre più blasonate non hanno. L’Italia ha una grossa compattezza e un grosso gruppo che si è creato, anche a livello di qualità di ricambi. Spesso e volentieri le squadre hanno le stelle ma il balzo tra le stelle e chi subentra sempre alto. Forse non è stata troppo negativo il fatto che non avessimo tutte le luci puntate su di noi…”.
Sorpreso del successo della Raggi a Roma?
“Sorpreso non più di tanto, era nell’aria. Un grande in bocca al lupo a lei e al suo staff. È Roma e abbiamo bisogno di una ventata di ottimismo, di un cambio radicale. Le macerie che ci sono rimaste alle spalle sono pesanti da smaltire, ma faccio un in bocca al lupo a lei e a chi lavorerà con lei. Roma ha bisogno di una risalita rapida, perché ha vissuto momenti di difficoltà: vivendo al centro storico me ne sono reso conto ancora di più”.
“La prima donna Sindaco a Roma? Non dovrebbero mai esserci differenze tra uomo e donna. Qui c’è stato un grande cambiamento, ma io non sono un politico e non ho le competenze per poter dare consigli. Io mi limito a fare il tifoso a prescindere dallo schieramento: devo sperare che vinca la squadra del Sindaco eletto perché la città ne avrà benefici. Non possiamo sperare altro, non è una partita di calcio: ora bisogna essere collaborativi. Noi che siamo gli spettatori possiamo solo sperare che il suo compito sia più facile possibile e fruttuoso per i romani”.
Già senti la nostalgia di Conte?
“Quando poco fa ho parlato delle nostre qualità mi stavo anche spostando sul tasto Conte, però poi in questi casi rischi di sembrare ruffiano. Conte significa equilibrio, organizzazione, qualcosa che in campo pesa quasi di più di un giocatore bravo nell’uno contro uno, nelle rovesciate o nei gol. Questo è un vantaggio che abbiamo rispetto alle altre nazionali. È molto presente come figura e non ci interessa il suo futuro. Se fosse rimasto tanti anni in Nazionale mi avrebbe sorpreso, è un animale da campo. Perché io non mi sento una stella? Quando parlo di stelle parlo di giocatori che fanno innamorare i tifosi, come era Pirlo. Io sono un giocatore che ha fatto la sua carriera sia qui sia a Roma ma le stelle sono altre e anche il palmares parla chiaro”.
Dopo una lunga preparazione con Conte capisci la forza che vi dà?
“Già a Coverciano si vedevano i frutti e si sentiva la stanchezza che avremmo piano piano smaltito e i frutti si stanno raccogliendo ora. Nei secondi tempi abbiamo sempre corso molto, c’è sempre molta aggressività. Nel secondo tempo contro la Svezia abbiamo mantenuto un livello di resistenza molto alto. Perché vengo sostituito? Non lo so, è una scelta dell’allenatore”.
Spesso si sono sentite critiche su De Rossi nel corso della stagione, invece con l’Italia sembra tutto cambiato.
“Certe critiche forse le facevi te, io ero infortunato: mi sono infortunato tre volte in questa stagione. Quest’anno c’è stato un periodo in cui non ho giocato. Un allenatore che va a preparare un Europeo è spaventato a convocare un giocatore che si è stirato tre volte. Forse il cambio di valutazione da parte dei media è dato dai risultati e dalle belle prestazioni che stiamo facendo. Ho passato periodi in cui ho giocato molto peggio rispetto alle mie prestazioni di questa stagione cn la Roma. Sono sempre stato in linea con l’andamento della squadra. Quando la squadra vince senza di me a Roma si tende a dire “è fatta ce lo siamo tolti di torno” e non è corretto secondo me, non perché sia io, se parlassimo di un altro giocatore direi lo stesso. Qui vengo valutato rispetto a prestazioni interessanti, ma con la Roma penso di averne fatte anche di migliori”.
Vi spaventano le motivazioni dell’Irlanda?
“Il fatto che loro hanno tutte le motivazioni del mondo e noi meno potrebbe essere un problema. Gli Irlandesi sono noti come una squadra che dà tutto. Ci abbiamo giocato nel 2012, erano ultimi a zero punti, ma diedero tutto per 90 minuti mettendoci in difficoltà e i tifosi hanno seguito la partita come se fosse la finale dell’Europeo cantando per tutto il tempo The Fields of Athenry. Nel prossimo incontro daranno tutto quello che potranno, ma noi non faremo regali e ci faremo trovare pronti”.
Ti senti il quarto difensore?
“Il nostro è il reparto di difesa migliore del mondo, contando anche Gigi Buggon. Sono i più complementari nel panorama calcistico, il migliore che ci sia nel panorama calcistico mondiale. Presi uno per uno sono eccezionali, hanno una mentalità trascinante per noi giocatori, sono sempre tra i più carismatici. Io faccio il mio ruolo da mediano davanti alla difesa, non sono un Pirlo o un Iniesta anche se mi marcano a uomo 90 minuti come se fossi uno di loro, forse mi hanno scambiato per qualcun altro (ride, ndr). So di avere delle doti tattiche difensive e cerco di far arrivare meno palloni possibili a una difesa che saprebbe cavarsela anche da sola. MI sento il quarto difensore aggiunto, un attaccante aggiunto quando c’è da attaccare. Se si difende bene vuol dire sempre che c’è stato un buon lavoro di squadra”.
Qual è il tuo rapporto con Roma e con la Roma?
“È ottimo, non c’è malinconia: io sto benissimo, l’età mi ha aiutato a saper valutare le parole. A volte ci sono incompetenti tra le persone che giudicano, non riconoscerebbero un pallone di calcio da una noce di cocco. Non c’è sempre la capacità di saper valutare una partita, un’annata, un infortunio. So che queste mie parole non mi aiuteranno nei prossimi giudizi che riceverò. A volte però bisogna pensarci due volte prima di sparare un giudizio su allenatore, su un giocatore, su un infortunio, su un’annata: dietro il nostro mestiere c’è un lavoro di ore e ore”.
Roy Keane si è detto molto sorpreso dal vostro stile di gioco, rispetto a grandi Nazionali come Spagna e Germania.
“Siamo passati da una grande sfiducia nei confronti di questa Nazionale a mire molto alte. Vanno bene, non vogliamo scaricare le responsabilità ma siamo molto realisti. Un Roy Keane che ha fatto dell’abnegazione una delle sue armi migliori si rispecchia più in una squadra come la nostra, magari gli esteti lo faranno più con la Spagna. Bisogna vincere, però, per essere ricordati. Lo stesso Leicester, se non avesse vinto, ce lo saremmo dimenticato dopo due anni”.
Confermo di aver preso visione della privacy policy.
© 2018/2024 Soccer S.r.l. – P.IVA 09305501000 - tutti i diritti riservati. I nomi AS Roma, i loghi e le immagini sono marchi registrati o non registrati di Soccer S.r.l. Tutti gli altri marchi possono essere di proprietà dei rispettivi titolari.