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La conferenza di Spalletti in vista della Juventus

La conferenza di Spalletti in vista della Juventus

Luciano Spalletti ha parlato ai media alla vigilia della sfida contro la Juventus. Ecco il testo integrale con le parole del tecnico giallorosso

Che sistema di gioco ha in mente di adottare?

“Secondo nel calcio totale ed europeo che viviamo ora la squadra deve essere pronta anche a cambiare atteggiamento in campo. Ci sono dei movimenti più facili che diventano naturali sul terreno di gioco campo e quello che effettivamente crea distacco è la differenza tra la difesa a quattro e la difesa a tre. L’altra settimana c’era poco tempo e un’infarinatura è stata comunque data e quelli bravi come la Juve insegnano che bisogna essere bravi a cambiare vestito. Questa settimana, invece, c’era più tempo e ci abbiamo lavorato un po’ di più”.

Come sta la squadra mentalmente?

“La testa è la stessa: vedo disponibilità e voglia di reazione da parte dei ragazzi. Nella partita contro il Verona serviva più una reazione nervosa, che c’è stata anche se non siamo stati fortunati. Ora si guarda più al lungo termine, tra obiettivi e metodi di lavoro: questo passaggio sarà più faticoso del primo perché impegna i ragazzi nella loro qualità di professionisti, di uomini che portano sulle spalle la responsabilità di un club che ha il nome di una città Roma”.

Come si approccia a questo match?

“Loro sono molto bravi e lo sono stati soprattutto in questa stagione. Per quel che riguarda noi, se coltiviamo l’idea di poter vincere, probabilmente ci possiamo riuscire. Se invece giochiamo con l’idea di non farcela, non possiamo prendere i tre punti. Il nostro approccio è lo stesso: avere delle potenzialità, qualità e ricavare degli spazi in cui poterci inserire. Le intenzioni della Roma sono quelle di fare la partita e di giocarsela contro una squadra che sta attraversando un grande momento e che ha fatto vedere di essere grande: non si ribaltano queste situazioni se non è forte anche il secondo team e cioè tutti quelli che ci stanno intorno, in primis la società”.

Qual è la differenza tra Roma e Juve? Solo la testa?

“Loro si sono sempre contraddistinti per questa abilità di trasferire nella testa di giocatori cosa vuol dire indossare quei colori e andare in giro con il loro nome. Questo è quello che dobbiamo saper fare anche noi, per poter avere confronti a qualsiasi livello. E ci stiamo lavorando, vedo una crescita per quanto riguarda la responsabilità dei ragazzi e il loro carattere. Uno vive nello spogliatoio di una squadra come una nostra porta in giro nel mondo sulla maglia il nome di Roma”.

Riproporrà l’idea di Nainggolan trequartista?

“Io cerco di trovare gli equilibri di squadra e con il Verona in quel senso non siamo stati bravi e dovevamo tenere la gara più sotto controllo. Abbiamo prestato il fianco ai nostri avversari e ci hanno fatto gol. Nainggolan è uno che ha queste possibilità di inserimento e di recupero, sa saltare addosso all’avversario e ha la caratteristica di sapersi andare a ritagliare lo spazio in un vasto territorio perché è uno che copre bene il campo e va lasciato un po’ più libero da interpretare. Gli viene chiesto di fare il suo ruolo: essere un centrocampista a tutto campo. E i numeri dicono che ha fatto anche gol, oltre ad aver avuto due o tre occasioni per finalizzare”.

Come sarà il mercato della Roma?

“Bisogna sapersi inserire in certe trattative e noi dobbiamo essere bravi a sostituire eventuali partenze, per tentare di migliorare la nostra situazione attuale. C’è bisogno di un po’ di tempo per completare le situazioni già ben avviate dal nostro direttore Sabatini. Gervino? Ci ho parlato, il ragazzo è un po’ turbato da quelle che possono essere altre proposte. Lo riteniamo un giocatore importante per noi, ma a mio avviso è altrettanto importante che lui voglia mettere corpo, anima e cuore a nostra disposizione. Se non va così, le cose parziali non le voglio e si va oltre, andando a cercare chi ha queste caratteristiche. El Sahaarawy? Di lui ho un ricordo positivo: ha tecnica, qualità, corsa e sa far gol. Poi si è un po’ perso, ma dare meno rispetto alle qualità che si hanno è una cosa che può succedere a tutti. Ho avuto la possibilità di parlarci e mi ha dato dei segnali che mi sono piaciuti. Se vuole rimanere nel giro della Nazionale e ridare la sua immagine che aveva dato al mondo, deve far bene. Perotti? È una situazione che può avere degli sviluppi”.

Buffon ha detto che è la settimana giusta per far fuori la Roma per la lotta: questa è davvero l’ultima chiamata?

“Lui ha fatto un discorso intelligente, da campione. E noi la pensiamo come lui: è l’occasione giusta per poter rientrare nella corsa a raggiungimento di obiettivi importanti”.

Castan ha bisogno di andare a giocare fuori?

“Assoluto rispetto per il calciatore e l’uomo Castan, che qui conoscete bene. Lui vive un momento sicuramente difficile e per cui lo dobbiamo lasciare tranquillo. Penso che avere una continuità, per poter prendere confidenza con il calcio giocato, sia il decorso giusto per lui. Valuteremo e parleremo con il giocatore. È uno di quei calciatori con cui si può parlare di tutto: cercheremo di fare il possibile per il suo bene. La Roma viene dopo: faremo prima quello che è giusto fare per l’uomo pe per il calciatore Castan”.

La difesa a tre è per mettersi a specchio contro la Juve o è la scelta ideale per gli uomini che ha?

“Il fatto che lo scrivano tutti è perché l’ho provata: siamo controllati direttamente, non ci son più le sentinelle che c’erano prima che riportano quello che vogliono, ma ci sono le immagini che vanno in televisione. È vero, ci ho lavorato di più. La Roma sa già fare la linea a quattro e abbiamo dedicato più tempo agli aspetti legati alla linea a tre. A Digne e Florenzi, se dietro si mette un altro difensore, puoi concedergli quei dieci metri in più senza scoprire troppo il reparto arretrato. Specchio o non specchio, dobbiamo esser belli: bisogna trovare la soluzione a quello che è il nostro gioco e a quello che è il sistema tattico degli avversari, per poter far tutto. Quindi è possibile che si parta con la difesa a tre”.

Come sta Totti? Sta studiando un modo per poterlo far coesistere con Dzeko?

“Francesco ha subito un grande infortunio e probabilmente nella piccola parte di partita che ha rifatto contro il Milan era limitato a causa del periodo di inattività. In questa settimana ha fatto tutto e, anche se ora il recupero è più difficile rispetto a quando aveva un’altra età, è a disposizione. Il fatto di poter coesistere con Edin è possibile, soprattutto nelle modalità che abbiamo provato in questa settimana”.

Se vedremo Perotti ed El Shaarawi saranno quelli i giocatori che voleva Spalletti?

“Sì, bisogna sempre valutare il mercato che si ha. Non è come quello di fine stagione. In questo momento c’è una cerchia ristretta di nomi e serve sempre la disponibilità dell’altra società. Non dobbiamo poi far confusione, quando si cerca di portare dentro un giocatore in una situazione che non gli calza in generale è più facile mettere confusione, piuttosto che dare un contributo positivo. Dobbiamo far prima un lavoro su quelli che abbiamo e poi serve un completamento. Con Walter io sono in linea perché ho un bel rapporto con lui, come l’ho sempre avuto: quando mi richiede un parere e dal punto mi vista mio c’è collaborazione e dal punto di vista suo è uguale”.

In dieci giorni si riescono a trasmettere i dettami tattici di una difesa a tre?

“Questo lo dirà il campo. Vedendo la scorsa partita non è che a quattro abbiamo fatto benissimo, si poteva far meglio. Non si riesce in poco tempo a completare il discorso di trasformazione, ma la sostanza ci si può mettere. Parliamo di giocatori di livello. Rudiger, per esempio, in nazionale ha giocato già con la difesa a tre. Gli si chiederà più qualità sul possesso palla e vedremo di inserirci qualcuno che in quella posizione sa fare tutte e due le cose. Diventano importanti le qualità dei calciatori che si utilizzano in questi contesti”.

Rudiger come sta?

“Sta bene, è un giocatore fisico e irruento, ha la copertura degli spazi, l’impatto fisico, il colpo di testa: in partite come queste sono caratteristiche importanti, loro ti vengono addosso quando il ritmo si alza e avere un fisico che regge botta può aiutarci”.

La Roma ha difficoltà a servire un numero 9 come Dzeko?

“Lui non deve fare fatica, ha tutte le qualità per essere il nostro numero 9. Ha tutto e basta aspettare il momento in cui si sbloccherà: la tranquillità arriverà quando vedrà il frutto del suo lavoro. Deve fare gol e sentire senta la fiducia di chi gli sta attorno. A Roma è difficile trasferire la fiducia a chi non porta il risultato del suo lavoro, qui siamo assetati di risultati e vogliamo andare subito all’obiettivo. In questo caso, però, serve fiducia e bisogna trasferirgliela. Parliamo di un gran calciatore. Io non gli trovo punti deboli, è l’attaccante che qualsiasi allenatore vorrebbe nella sua squadra, ci puoi far tutto: è tecnico, veloce per la mole fisica che ha, prende palla di testa. Bisogna aspettare un attimo e lui verrà”.